Papa Bergoglio al Sinodo di  Bari

Bagnarsi nella stessa acqua è come mangiare lo stesso pane. In occasione di una gita ad Otranto, sul Colle dei martiri, ho detto ai presenti che parlare della storia della terra d’Otranto è come parlare del 50 percento di essa perché il restante 50 sta  dall’altra parte del mare. Le linguette di terra con l’acqua che le bagna e separa sono come una clessidra temporale storica. Chiunque che sia partito di là ha continuato il suo viaggio e storia da questa parte e viceversa.
Per spiegare meglio il concetto cito: Enea e Virgilio, i Messapi gli Apuli, Pirro e i suoi elefanti, Pompeo e Cesare, Augusto, Traiano e Costantino. E ancora. Pietro e Paolo, san Francesco, Oronzo e Giusto, San Nicola, Skënderbeg, i turchi e il  martirio di Otranto, quindi la loro cacciata, l’Esodo del ‘91, e tutti i volontari delle missioni in Albania e nei Balcani dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi.
I temi che riguardano i Balcani rimangono caldi sia per la politica interna italiana che per quella internazionale, un po’ come risultato di  tutti i cambiamenti nell’Europa dell’est e la rottura degli equilibri in quelle zone: l’altro motivo è legato alla struttura dei Balcani  un  crogiuolo  di Popoli e di religioni nonché ultimamente crocevia e ponte obbligatorio di passaggio tra l’Asia e l’Europa occidentale, quindi il primo approdo, la Puglia.
Un fattore reale di destabilizzazione.

È importante scrivere oggi dell’Albania, dopo l’ultima iniziativa del Santo Padre, in aiuto dei terremotati, lo scorso fine anno. In quella luce, anche la conferenza episcopale pugliese non rimase indietro nel dare il suo contributo di solidarietà e vicinanza e questo ultimo evento parla chiaro dei legami sempre più stretti tra i due popoli e e di un’attenzione particolare sempre in crescita nei confronti della terra che è dall’altra parte del mare.
Il sinodo che si sta tenendo a Bari e la visita del Papa nella terra di s. Nicola, oggi, è di cruciale importanza per i prossimi sviluppi tra le due sponde e la rotta balcanica: il tema dell’emigrazione, vero ago della bilancia della politica interna ed estera, non poteva essere lasciato da parte, inserendo l’esempio dell’Albania e della sua convivenza religiosa come una lezione utile per tutti i paesi cattolici.
La presenza del Santo Padre si aggiunge al diario storico della terra di Puglia, dove nei momenti cruciali si è cercato sempre da parte della Chiesa di dare un messaggio forte con un’ampia risonanza tra tutti i paesi bagnati dagli stessi mari.
La presenza e la testimonianza di mons. Frendo, vescovo di Tirana e Durrazzo, sempre in prima linea nei rapporti e nel dialogo interreligioso dell’area, contribuisce anche alla crescita del prestigio e del ruolo della chiesa di Roma, come uno dei garanti più autorevoli nello sviluppo pacifico della crescita economica del territorio, dando così garanzia e stabilità anche agli interventi di investimento e di sviluppo messi in campo dalla Puglia e dall’Italia in generale.
L’importanza della Puglia per l’Albania credo che sarà una delle conclusioni che rinforzerà la strada intrapresa in tutto questo periodo di quasi 30 anni dopo la caduta del regime comunista, nell’instaurazione del credo religioso nei Balcani, ma specialmente in Albania dove il divieto di praticare la fede e la persecuzione dei credenti sono stati tra i più feroci.
Oggi l’Albania è diventata un esempio di civiltà e, senza enfatizzare, la si potrebbe proporre come un oggetto di studio nei tempi difficili che intercorrono.
Favorita per le condizioni territoriali e demografiche, la potremmo definire chiamando un vivaio in cui si è coltivato in “piccolo” la democrazia e la convivenza religiosa, resistendo alle pressioni e alle tentazioni di destabilizzazione.
Alla terra pugliese come a quella albanese gli esempi non mancano. Basti ricordare l’esempio di Giusto naufrago accolto da Oronzo eletti a Lecce e nei Comuni limitrofi come santi protettori; oppure citare l’accoglienza e la protezione che gli Albanesi riservarono agli Ebrei e anche agli Italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Esempi che ci mostrano come lo Spirito che caratterizza tutte e due le sponde ha radici profonde, e questa tendenza non è unilaterale.
Nei momenti che stiamo attraversando, nei quali l’intolleranza religiosa si fa sentire quasi in tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, inclusi quelli europei, vi sono popoli sono predestinati, promotori ed esempi di cultura dell’accoglienza, ma anche culla di convivenza. Esempi che vanno ad confermare lo spirito dei santi che abbelliscono i prospetti delle loro chiese.
Il sinodo di Bari, nel segno del sacrificio di Cristo credo contribuirà ad aggiungere un’altra pietra non nel muro, ma nel Ponte dell’ospitalità e accoglienza, un’altra pietra nel Ponte che parte da Puglia verso l’Albania e i popoli dei Balcani sempre nello spirito della collaborazione e rispetto religioso reciproco, confermando quella naturale ragione di essere di questa terra racchiusa nella bella e sintetica  frase di A. Perotti: “Se l’Italia è un braccio proteso verso i luoghi della prima luce, la Puglia ne è la mano, pronta ad accogliere e ad offrire”.


FontePhotocredits: Besnik Nazaj
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Sono Besnik Nazaj (Niko Albanese) e vengo dall'Albania, precisamente dall'Epiro. Ho visto per la prima volta Ostuni dal mare e mi definisco Sudista per scelta. Ho studiato Storia dell'Arte e Arti Figurative specializzandomi in materie dure. Sono laureato in Storia e Filosofia all'Accademia Militare di Tirana. Vivo, studio e creo descrivendo il territorio in tutte le tecniche e generi. Insomma, sono partito da dove parti Enea per attraversare lo Ionio, con la "piccola" differenza che Enea vide e girò per il Tirreno, io mi sono fermato qui. Il mio motto è: il mondo è paese e non ha confini.

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