«Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo»
(Pablo Picasso)

Caro lettore, adorata lettrice,

in settimana ho incontrato una serie di studenti. Motivo: commentare le loro pagelle di primo quadrimestre. Ce n’erano diversi con numerose insufficienze e suppongo s’aspettassero che il preside facesse loro una ramanzina. Ma la scelta è stata diversa.

La scelta è stata quella di richiamare chi aveva un sacco di 9 e 10 e magari poi aveva un solo 7. Ho provato a spiegar loro che “sufficiente” non è solo “uguale a 6”. Sufficiente è ciò che basta ad ognuno a seconda delle sue necessità: e delle sue potenzialità.

Se sei Usain Bolt e ti alleni per correre i 100 metri, avrai bisogno del doppio o del triplo delle calorie che servono a chi conduce una vita sedentaria: ma questo ti permetterà di diventare l’uomo più veloce del mondo. Se, però, non ti nutri abbastanza, non solo fallirai la tua olimpiade: se non ti nutri abbastanza, semplicemente, muori.

Vale anche per il nutrimento dell’anima.

Caro lettore, adorata lettrice,

occorre che ognuno di noi impari a rispettare i bisogni della propria anima, termine con cui cerco di sintetizzare tutto ciò che mette in circolo intelligenza, cuore, volontà, memoria e Dio solo sa cos’altro…

Cosa intendo per “rispettare i bisogni dell’anima”? Facile. Se hai sete di bellezza, bevi. Se hai fame di pensiero, mangia. Se hai bisogno di amore, ama e, soprattutto, lasciati amare. Se hai perso la memoria, accogli i ricordi, perché forse nulla fa più male di ciò che si prova a nascondere nei meandri della coscienza e dell’inconscio.

E non pensare di poter vivere domani ciò che rimandi oggi. Perché non siamo affatto certi che avremo un domani. Non siamo certi che avremo tempo per vivere tutto ciò che fin qui non abbiamo avuto il coraggio di affrontare. Mark Twain: «Tra vent’anni sarai più infastidito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri».

Cosa ho detto a quei ragazzi al termine del nostro incontro? Ho consigliato loro di provare a dare solo il meglio di se stessi. Di non studiare per i loro genitori, per i prof, per paura di un castigo. Li ho esortati a studiare per essere solo il meglio di quello che sono. Perché uno può ingannare tutti, persino se stesso. Ma non può ingannare la propria pancia. E se hai fame, ma non ti nutri, muori. Di morte “naturale”: la chiamano inedia.

Da ragazzo ho amato molto i libri di Leo Buscaglia. Scrive: «I tuoi talenti sono il dono che Dio ti dà … Cosa fai dei tuoi talenti è il tuo dono a Dio».

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FontePhotocredits: pixabay.com, liberamente rivisitata da Myriam Acca
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...