Si pensa che la trasmissione del virus sia iniziata con i pipistrelli e poi con i serpenti
Cerchiamo di chiarire alcuni aspetti di questa infezione virale che sta preoccupando in questi giorni, in particolare, anche noi italiani. Un coronavirus fa parte dei virus che causano malattie nei mammiferi e negli uccelli. Negli umani, i virus causano infezioni respiratorie, compreso il comune raffreddore, che sono usualmente lievi, anche se rare forme, come SARS, MERS e 2019-nCoV possono essere letali.
I sintomi variano nelle altre specie: nei polli causano una malattia respiratoria, mentre nelle mucche e nei suini causano la dissenteria. Non ci sono vaccini per prevenire o trattare le infezioni dovute al coronavirus negli esseri umani. I coronavirus fanno parte della sotto-famiglia degli Orthocoronavirinae, della famiglia dei Coronaviridae, dell’ordine dei Nidovirales. Essi sono virus avvolti con un filamento singolo a senso positivo di genoma RNA (il più grande per un virus di questo tipo, che varia approssimativamente dalle 26 alle 32 kilobasi) e un nucleocaspide di simmetria elicoidale. Il nome ‘’coronavirus’’ deriva dal termine latino “corona’’, che si riferisce alla caratteristica sembianza delle particelle del virus (virioni): essi hanno una frangia che ricorda una corona o una corona solare. I coronavirus sono stati scoperti negli anni ’60.
In primis si è pensato che la trasmissione dei coronavirus tra umani avvenga in seguito a stretti contatti, a causa delle goccioline generate da starnuti e tosse; questa trasmissione è dovuta anche alla contaminazione fecale e al tocco di qualcosa che sia stato contaminato, seguito dal posizionamento delle mani sulla bocca, naso o occhi.
Si crede che i coronavirus causino, come per una buona percentuale dei comuni raffreddori, negli adulti e nei bambini, sintomi significativi, come febbre, mal di gola e adenoidi gonfie, soprattutto in inverno e ad inizio estate.
Questi virus possono anche causare polmonite e bronchite.
Il Coronavirus ha una contagiosità che varia da 1,5 a 2 (è la basica riproduzione numerica che indica i contagi secondari, che un agente infettivo può produrre in una popolazione sana). Questo significa che ogni paziente può infettare da una persona a circa due e non è un valore particolarmente alto.
Come è noto il nuovo coronavirus (nCoV), di cui i media stanno ampiamente parlando, arriva dalla Cina ed è chiamato 2019-nCoV.
Il 31 dicembre 2019, le autorità cinesi hanno informato la World Health Organization che a Wuhan si sono susseguiti sei casi di polmonite, la causa dei quali è sconosciuta, poiché il virus non corrisponde a nessun altro conosciuto fino ad ora.L’epidemia dovuta al 2019-nCoV, partita da Wuhan e ha oggi superato il numero totale dei casi dell’epidemia dovuta a SARS, ma sembra avere una mortalità inferiore. Attualmente, la maggior parte dei casi accertati è stata riscontrata in Cina, ma l’Italia è il quarto Paese al mondo, primo in Europa, per contagi.
Lo scorso gennaio è stata realizzata la mappatura genetica del coronavirus, ma la sua origine è ancora dibattuta. I ricercatori dell’ospedale Jinyitan di Whuan escludono l’ipotesi che esso si sia diffuso nel mercato del pesce e degli animali vivi nella città della Cina orientale, così come riportato da un articolo pubblicato su Lancet. Secondo la loro ricostruzione, il primo paziente ammesso all’ospedale il giorno 1° Dicembre del 2019 non è mai andato al mercato. Si pensa che la trasmissione del virus sia iniziata con i pipistrelli e poi con i serpenti.
Alla luce della situazione odierna, potrebbe apparire auspicabile studiare gli anticorpi di coloro che sono guariti da esso. Un simile studio potrebbe servire per comprendere cosa abbia permesso loro di prevalere sul virus, seguendo in questo modo una strada vincente. Ma lasciamo che sia la scienza fare il suo corso.