“Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù”

(Rumi)

 

Belle le cose palindrome, figurarsi per una che si è ribattezzata AccA. Palindroma nel segno, palindroma traslitterata, palindroma in parola: palindroma sempre.

Un po’ come a Bari la rasce, che come la uè fasce.

E allora anche il giorno 22 a Bari (e ovunque) è palindromo, eppure è di più. Non solo non cambia aspetto se lo leggi al contrario, ma addirittura ha il dono di aver tolto gli zeri e quindi l’identità a quell’altro numero che è solo dannato: il 2020.

Sembra bella questa disamina, ma fa i conti senza l’oste e senza considerare il potere devastante del numero a quattro cifre.

Così, dal canto mio, prendo la storia satirica e reale a cui mi capita di assistere e preciso sin da subito che, rispetto alle storie contemporanee targate 2020, è certamente la meno peggio.

C’è uno che vive al nord. Avete presente la zona rossa appestata che dal sud guardano come fosse l’inferno? Bene, quella lì… fra l’altro che belle queste cose che per essere raccontate costringono a parlare di nord e sud come cose diverse!

Va bè, inezie, no? Questo che vive al nord è una specie di eremita: non ligio alle regole che vanno di moda in pandemia. Di più. Tre, quattro, cinque, quindici volte di più. Però ha un difetto: nonostante viva lì, mannaggia a lui, è pugliese!

E allora scende al sud con un po’ di anticipo: durante il viaggio qualcuno gli fa notare che la traversata è andata proprio bene a livello pratico e lui si incazza, sì, ho scritto esattamente “incazza”, perché solo così rende giustizia alla verità.

“Zitto! Devi stare zitto!!!! Il Karma sente! Va tutto malissimo, hai capito?”.

Quando parcheggiano sotto casa, l’unica donna che occupa l’abitacolo si accorge che proprio in quell’istante ha ricevuto in dono “le sue cose”, salgono e il riscaldamento non funziona, i condizionatori non partono, il frigorifero non si accende, il piatto del microonde non gira.

Il tizio alla fine però non è un bestemmiatore abusivo: è riuscito a tornare a casa, è felice lo stesso. Le cose rotte si aggiusteranno e per uno così ligio come lui adesso una sola cosa conta: andare tutti a fare un tampone preventivo perché non si sa mai. Gli avevano detto cento volte che non aveva senso considerata la vita rispettosissima che tutti loro (a contatti zero peraltro) conducevano, tenuto conto che stavano benissimo; ma la sua risposta qual era stata? La prenotazione di tamponi molecolari, niente roba rapida: voleva essere sicuro.

Nel frattempo arrivano le più belle notizie del mondo: conferme sulla vita professionale degli arrampicatori sociali che gli avevano fatto le scarpe lucidandole con il veleno delle migliore lingue biforcute si ricordino, conferma che chiunque avesse voluto ardentemente tornare a stare a casa sua era stato esaudito, richieste di centosettantasei ulteriori certificazioni da parte di chi godeva come un riccio a mettergli i bastoni fra le ruote da sempre, uscite brillanti da parte di chi non aveva mai alcun tipo di uscita, nemmeno opaca. Ah, una nota: era andato a farsi una doccia ed il phon si era bloccato mentre si asciugava i capelli.

Ancora una volta, va bè… arriveranno giorni migliori in queste FestedisantoNataletuttoattaccato ed inizieranno dal momento in cui arriveranno i risultati dei tamponi, fosse anche solo perché il nano del gruppo potrà finalmente andare a stare dalla nonna, posto che si bramano a vicenda da mesi.

Ecco, la mail dei risultati!! Tutti negativi… eccetto il nano.

Beh, che volete che sia? Provvedimento di isolamento domiciliare immediato per tutti, al sud, ed anche per i bambini che, all’altro capo del mondo, vanno a scuola con il nano. Natale salta per decine e decine di persone… così, praticamente aggratisse in un momento storico in cui di gratuito non c’è proprio niente. Anzi, il tizio deve pure sopportare l’eruzione vulcanica che ha dentro e tapparla con la parola che più al mondo detesta: GRAZIE. Deve dire grazie perché il nano sta bene.

Sapete qual è il problema? Che quel tizio il grazie lo odia, perché nel suo mondo il grazie non si dice: il grazie si fa.

E ora non ce la fa. Non riesce a fare grazie ed è costretto a dirlo, perché lo riconosce.

Chi dice grazie viene premiato. Chi fa grazie approda al giorno 22. Senza zeri, palindromo e degno del 2020.

Direi che il tizio deve prenderne atto e, come in tutte le sue cose, almeno per quanto mi ha raccontato, andràcome deve: non troverà sotto l’albero gli stinchi di scorta necessari a sostituire i suoi presi a calci e, guardandosi allo specchio, dirà:“Buon Natale Stupido Amico. StatteBun”, mentre qualcuno, in sottofondo, gli impone di ricordarsi che tutto questo è solo credito maturato con la vita. Forse deve andarsene ad aspettarlo nel campo di Rumi il risarcimento.

Ma sarà anche credito, intanto chi paga per il momento paga e questa volta il prezzo è molto, molto, molto più alto di quanto si riesca serenamente a sborsare.

Rotture potenti su dolori laceranti.

Come per Kafka: «E così, Milena, ci siamo del tutto separati e si direbbe che con tutte le nostre forze abbiamo in comune un solo desiderio: che tu sia qui e il tuo viso sia possibilmente vicino».

Solo che Kafka parlava con Milena, Tizio parla con Dio.


FontePhotocredits: Myriam Acca Massarelli
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.