L’omofobia sono i ragazzi in discoteca che ti circondano e iniziano a darsi gomitate quando la baci
“L’omofobia più difficile da combattere non è il ragazzino pestato in un angolo buio o schernito dai bulli, ma quella più piccola, che rimane latente nei gesti quotidiani. Quella che diventa normale, perdonabile, quasi ovvia.
L’omofobia è la tua migliore amica che ti ride in faccia imbarazzata quando fai coming out. L’omofobia è dover fare coming out. Quasi come se dovessi confessare qualcosa di losco e oscuro che prima o poi deve venire a galla.
E’ il parlare con gli sconosciuti della persona con cui stai senza definirne il sesso perché non si ha voglia dello stupore, delle classiche domande. Non perché siano per forza dettate da malizia o cattiveria, ma perché a volte non si ha proprio la voglia di essere al centro dell’attenzione.
E’ passare per quella che vuole farsi vedere quando invece ne parli apertamente.
L’omofobia è sentirsi allo zoo, dall’altra parte del recinto. E’ percepire gli sguardi dei passanti quando si è con lei e sapere che dovresti avere la forza di fregartene. Sono le risatine degli adolescenti e i commenti quando ormai sei lontana.
L’omofobia sono i ragazzi in discoteca che ti circondano e iniziano a darsi gomitate quando la baci. “Posso unirmi?” e quando rispondi di no quasi non capiscono il tuo sdegno. In fondo le lesbiche sono solo una categoria di film porno, perché te la prendi tanto? Lo sanno tutti che due ragazze che stanno insieme bramano soltanto la presenza di un pene.
L’omofobia è scegliere allora di andare nei locali gay, avere amici gay, sentirsi leggeri e non soggetti a tutto questo. E poi sentirsi dire che ti ghettizzi.
L’omofobia è tua madre che ti dice che forse è colpa sua perché non è stata abbastanza presente quando eri piccola. Oppure magari ti colpevolizza, perché stai con lei solo perché sei stata delusa dagli uomini…
L’omofobia è l’amica che non vuole sapere com’è stata la prima volta. Se fosse con un uomo magari si, vorrebbe i dettagli, così no. Così ti spiega che non puoi pensare davvero di essere gay fin quando non provi ad andare con un uomo. E omofobia è pensare che non abbia neanche tutti i torti. O che
“lo fai solo perché va di moda, perché sei un po’ alternativa. E’ una fase, sei giovane, è giusto che tu ti diverta e faccia le tue esperienze!” E te lo dice con quel fare da brava persona tollerante. Come se andare a figa fosse una cosa da “massì so’ ragazzi!”.
Sono dei ragazzi che per insultarsi si dicono “ma sei un frocio”, “culano”, “oh gay”, “ricchione”.
L’omofobia è quanto vorrei avere un amico gay per andare a fare shopping insieme!
E’ pensare che ogni lesbica abbia i capelli corti e ami il calcio, ogni gay la voce acuta e un isterismo innato, è pensare che ogni transessuale si prostituisca.
L’omofobia è chi fa l’uomo della coppia? Come se si dovesse capire chi sia la sottomessa, chi cucini e chi invece offra cena. Perché cioè, è l’uomo che paga. L’omofobia è non poter donare il sangue perché sei di sicuro una persona dalla sessualità promiscua. E’ il “non ho niente contro i gay, però. Però mi dà fastidio che si bacino in pubblico. Pumba, non davanti ai bambini! Però ho paura che poi la gente pensi che lo sia anche io. Però basta che non ci provi con me”. Ma chi ti vuole, scusa.
L’omofobia è cercare di rendere felice la persona che ami e sapere che i suoi genitori non le parlano perché sta con te. Meglio un assassino, un drogato. “Meglio troia che lesbica”. È tuo padre che non ti parla più nemmeno se a tavola gli chiedi se vuole l’insalata. È l’aria tesa in casa. Sono le chiavi della macchina sequestrate, perché pensano che magari se non la vedi “ti passa”. Ma che cosa? L’innamoramento per lei o proprio la gheitudine? E quindi poi l’omofobia diventa dire tutte le bugie perché non si ha più voglia di litigare. L’omofobia è il nascondersi, chissà cosa si penserà in giro. È quando sei in macchina con lei, per caso incroci sua mamma e lei, povera, terrorizzata ti dice “stai giù!”. È rischiare di lasciarsi perché non riesci più a conciliare la sua preoccupazione con la preoccupazione dei tuoi. E magari era la storia più bella della tua vita. E’ il non rispondere ogni volta che la nonna ti chiede del tuo fidanzatino. L’omofobia sono due giovani amanti che affittano una stanza di un hotel anche solo per baciarsi, perché a casa non si può.
L’omofobia è pensare a volte di essere davvero il problema. Iniziare a sentirsi a disagio anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Anche quando negli occhi degli altri non leggi l’omofobia. E’ rendersi conto di averla proprio nei tuoi, di occhi.
L’omofobia è pensare che basta, non se ne può davvero più, cambiamo argomento senza capire che è esattamente ciò che vorremmo tutti“.
Purtroppo l’essere umano ha il brutto vizio di schernire. Questo articolo con le dovute correzioni lo si può dedicare alle persone sovrappeso (alle quali in discoteca e al mare gli è quasi proibito l’accesso tanto è lo schernimento).
Lo si può dedicare ai poveri e anche a tutti coloro che quando sono in pubblico, mostrano diversità da ciò che per i più dovrebbe essere normalità.
Non mi piace ascoltare certe lamentele di genere. La vita è difficile e tutti vengono scherniti perché gli uomini spesso sono egoisti e superficiali.
La cultura “libertaria” della sinistra ha promosso sì tanto queste lamentele che se un omosessuale va su Marte oggi e viene schernito con qualche bisbiglio, prende a lamentarsi anziché lasciarsi affascinare dal pianeta e dalla gioia della vita.
Ah quindi secondo Lei una persona non dovrebbe lamentarsi per uno schernimento perché essere scherniti è condizione comune? E mi sta anche dicendo che le lamentele sono aumentate perché promosse e quindi autorizzate dalla sinistra? Ma soprattutto…. lamentele DI GENERE?
Grazie per il suo commento, Nunzio. Molto costruttivo, davvero.
Non ho detto questo Virginia. Rileggi il mio commento (non mi piace usare il “Lei”‘ su internet… sa di vecchio. Inoltre internet nasce da una cultura che non usa il “Lei”).
Non cercare di leggere ciò che vuoi vedere (o ciò che ti conviene), ma comprendi piuttosto il senso di ciò che ho scritto.
Ti saluto cordialmente.