Sabato 6 marzo, inaugurato il “Portico degli Albanesi” nel porto di Brindisi

Per creare una storia o “la” storia serve un luogo, le persone che lo abitano e i viaggiatori. Se i primi due elementi sono stabili, i viaggiatori sono quelli in movimento.

Un proverbio albanese dice: “Il monte con monte non s’incontra, l’uomo con l’uomo, sì!”.

Sabato scorso, quel luogo come trent’anni fa è qui a Brindisi!

Sul parterre della scalinata di Virgilio con le colonne finali della via Appia e alle spalle l’imboccatura del porto e il monumento del Marinaio si è svolta la cerimonia dei 30 anni dell’esodo degli Albanesi. Alla cerimonia partecipavano, oltre al sindaco Rossi, il primo ministro albanese Edi Rama, il governatore della regione Puglia Michele Emiliano, il presidente del consiglio regionale Loredana Capone, e l’ex sindaco di Brindisi nel ‘91, Giuseppe Marchionna.

Parte del programma della giornata era anche l’intitolazione del portico dell’Autorità Portuale di Brindisi  a “Portico degli Albanesi”, quindi la scoperta della targa in ricordo dell’esodo del ‘91.

Essere il luogo prescelto a entrare a far parte nella storia di un paese, oltre che a far di te un luogo privilegiato, ti rende diverso dagli altri luoghi comuni: proprio queste qualità e le persone che abitano Brindisi, insieme con gli Albanesi, hanno aggiunto un nuovo capitolo nel ricordo e al curriculum storico di questa città e del Popolo di Brindisi.

Quando parliamo di luoghi, è naturale che siano immobili e che si rigenerino nel tempo standosene sullo stesso posto, e questo bagaglio di appartenenza viene custodito, documentato, ricordato e ereditato. E allora proprio questa necessità quest’anno ha raccolto le persone per ricordare l’Esodo degli Albanesi,

Come ogni parola deve racchiudere in sé in maniera sintetica il concetto che si vuole esprimere, alla parola “Esodo”, o “Esodo degli Albanesi” corrisponde grandezza e magnificenza ma il suo termine corrispondente, Accoglienza, non è in grado di trasmettere lo stesso concetto e spiegare gli sforzi e il lavoro, e tutti i sentimenti e le aspirazioni umane di migliaia e migliaia di persone di ambo le parti.

Per quanto si possa parlare, le parole non bastano! Queste alcune delle parole usate: “città nella città”, “occupazione pacifica”, “la fina della via Appia è l’inizio” …ed ecco allora, oltre le parole, la necessità di un impegno fruttuoso e reale, e una cosa più grande, come sempre gli antichi ci vengono in aiuto, le Muse, il Museo, solo con l’arte si può dare spessore e senso alle dimensioni impercettibili umane e trasmettere sentimenti con la materia, con delle forme fisiche, simboliche e armoniche.

Come ho accennato in un mio precedente articolo di qualche anno fa (Il marzo di  Besnik) alla città di Brindisi e al popolo di Brindisi e della provincia ancora oggi non è arrivato un riconoscimento istituzionale, anche di rango europeo e mondiale, per i meriti di quell’evento e per il lavoro svolto per affrontarlo. Cito i personaggi dell’epoca a Brindisi: il sindaco Giuseppe Marchionna, il presidente della Provincia Cosimo Verola, il prefetto Antonio Barrel e il vescovo della diocesi Brindisi‐Ostuni, monsignor Settimio Todisco.
Lo scorso  6 marzo, alla presenza delle autorità e rappresentanti delle istituzioni locali e dei sindaci della provincia di Brindisi, nonché di molti citadini albanesi, si è scoperta la lastra commemorativa (luogo anche del mio arrivo qualche giorno prima) dell’evento storico sul Portico dell’Autorità Portuale si è conferita l’intitolazione “Portico degli Albanesi”.
Nel lontano ’91, il sindaco della città era un giovane di 38 anni (il sindaco più giovane), anni fa ha pubblicato una raccolta di documenti per documentare, oltre il suo ruolo in quel momento storico e i ruoli istituzionali ricoperti, la sua passione politica nel Diario dall’inferno di Brindisi. Il racconto dei giorni del grande esodo degli albanesi e il “destino mediterraneo” della Città.Lo abbiamo avvicinato per conto di Odysseo, invitandolo a dirci qualcosa sull’importanza e il prosieguo di questa via.

Sindaco Marchionne, eccoci qui sul porto trent’anni dopo: che cosa significa per l’Italia e per la città di Brindisi di oggi l’evento di 30 anni fa?

Un evento straordinario, assolutamente irripetibile che ha segnato profondamente la storia di questa città e penso che abbia segnato anche la storia del Popolo Albanese, a me piace pensare che la città di Brindisi rappresenti nell’immaginario popolare albanese il primo Approdo verso la Libertà, approdo verso una nuova Albania democratica, libera e europea, il sogno di una nuova vita che si avvera. Io penso che Brindisi per gli albanesi rappresenti questo e noi siamo orgogliosi di rappresentare questo per gli Albanesi.
Il presidente Rama ha detto che l’amicizia dei due Paesi è stata battezzato con l’acqua di questo mare che non ci divide ma ci unisce. Due sono stati gli esodi nella storia umana, quello degli Ebrei e quello degli Albanesi, avendo Brindisi un merito del genere, qual è il valore aggiunto per il territorio per quanto riguarda anche lo sviluppo del turismo oltre il dato storico?
Sì, chiaro, io in questo momento punterei più su quello storico perché quello del turismo è un patto di collaborazione, in questo momento il presidente Rama insieme al presidente Emiliano stanno tentando di definire le linee per uno sviluppo futuro. Per noi la cosa fondamentale e più importante è che l’Albania entri in Europa quanto prima possibile, speriamo nel 2022.

A proposito dell’Europa con le sue politiche per quanto riguarda i paesi del Sud Europa, quali sviluppi e quali memorie da recuperare e custodire?

Questo è il terreno sul quale ci dovremmo confrontare, sul quale dovremo continuare a lavorare come abbiamo fatto questi 30 anni, ma continuiamo ancora oltre.

Grazie, sindaco Marchionna, come ha detto il presidente Edi Rama, lei dovrebbe essere invitato dalle università italiane per spiegare agli studenti di non avere paura dalle barche … portano ricchezza. Peraltro, mi permetto di aggiungere, la Puglia ha già tutto: basta mettere insieme il meglio di questa terra, gli uomini e “i viaggiatori” e preparare quel biglietto da visita che ci rappresenti.