
Londra. Due giovani donne fidanzate aggredite e picchiate perché si rifiutano di baciarsi
Il trenta maggio scorso, sull’autobus diretto a Candem, zona nord di Londra, due ragazze, Melania Geymonat e la sua fidanzata Chris, sono state aggredite da un gruppo di ragazzi tra i venti e trent’anni.
I “ragazzi” hanno chiesto con insistenza che le due ragazze si baciassero e simulassero scene di sesso.
Dinnanzi al rifiuto delle due donne, i cinque uomini hanno prima lanciato monetine, probabilmente delusi dal mancato spettacolo, e in seguito, vilmente picchiato le due ragazze.
Le prime testate giornalistiche a occuparsi della notizia sono state quelle legate al mondo gay: è una chiara ed evidente aggressione omofoba.
Lo è. Lo è? O è il prezzo che hanno pagato due coraggiose donne nel rifiutare di spettacolarizzare il loro amore?
Questo evento sconvolge, turba ma non sorprende.
Molte coppie lesbiche sanno esattamente cosa hanno vissuto e provato le due ragazze. Certo, con esito non sempre così nefasto.
È capitato. Capita. L’uomo che mentre ti tieni per mano con lei inizia a seguirti. L’uomo che mentre la saluti in aeroporto in lacrime per la sua partenza che vi porterà a vivere un amore a distanza chiede se può unirsi a voi. Quello che “ah sei fidanzata, chiamami quando vuoi, io ci sto”. Quello che mentre la baci, si avvicina mimando con le dita e la bocca un rapporto orale dietro di lei (ma non glielo dici, tenendoti la rabbia dentro per non farla salire pure a lei). Perché la coppia lesbica spesso è ancora questo, un oggetto sessuale in funzione dell’uomo. E non è un caso che la sezione dedicata al sesso tra donne sui siti porno sia pensata in funzione dell’uomo, e solo dell’uomo.
Allora si comprende bene che, sì, è una aggressione omofoba, ma alla radice c’è una visione strettamente sessuale della donna, della donna come oggetto per soddisfare desideri, fantasie di uomini.
Diventa necessario resettare tutto, iniziare ad avere nelle scuole programmi di educazione sessuale e forse, prima ancora, sentimentale (meglio se inclusivi).
Bisogna riconoscerlo: la radice che distorce e limita la libertà delle donne è il sistema patriarcale e misogino che ancora costituisce l’humus della nostra società.
Un cambiamento profondo e radicale non è auspicabile, è necessario.
Forse riusciremo a creare una società che si fondi sull’individuo e la tutela delle sue libertà, del suo potersi esprimere senza timori, sebbene le perplessità e le criticità siano ancora tante.
LOVE IS LOVE, ma per alcuni non è ancora love.
Buon mese del pride a tutti.