Si intitola After Death il romanzo fantasy che la giovanissima Giada Marmo ha pubblicato, un capitolo per volta, sulla piattaforma online per ragazzi Wattpad. Un’evoluzione di coscienza, l’apolide rappresentazione della morte che esorcizza se stessa nella creatività di un mondo onirico

Ciao, Giada. Perché hai deciso di scrivere After Death?

Avevo bisogno di dare sfogo al mondo che c’è nella mia testa. L’idea di AD arriva nel novembre del 2019. Ero partita da un’idea completamente diversa: volevo scrivere un thriller. Poi mi sono resa conto che, per quanto il genere mi piacesse, non avrebbe soddisfatto a pieno la mia creatività. Dunque ho deciso di puntare sul fantasy. E quindi nel 2020 ho buttato giù il primo capitolo, che era completamente diverso da quello attuale. All’inizio avevo intenzione di pubblicare la storia, direttamente in modo cartaceo; mentre scrivevo poi ho pensato di pubblicare un capitolo a settimana, su un sito completamente gratuito, molto conosciuto tra i ragazzi: Wattpad. Quest’ultimo, è un sito per giovani scrittori, e non solo, dove chiunque può pubblicare gratuitamente la sua storia, che poi un giorno potrebbe diventare cartacea. Avrei potuto pubblicare AD tutto insieme, quindi tutti i capitoli sarebbero stati disponibili già dal primo momento; poi però, ho capito di voler creare una sorta di atmosfera di suspense. Quindi, troverete un nuovo capitolo di After Death, ogni settima su Wattpad; basterà cercare “After Death, Giada Marmo”.

Qual è l’idea che i giovani di oggi hanno della morte?

Penso che i giovani non dovrebbero avere un’idea della morte, anzi, dovrebbero averne paura, cosa che io provo in primis. Infatti AD è stato, ed è tuttora (sì, perché After Death è ancora in fase di scrittura), un modo per sconfiggere questa paura, immaginando un mondo fantastico, ispirandomi anche alle religioni e ai concetti che le persone hanno della morte. Infatti la stessa protagonista, Katerina, incontrerà personaggi tutti con una concezione diversa della morte.

Il limbo emozionale in cui si ritrova Katerina è conseguenza della solitudine che prova vivendo in una metropoli come New York?

No, in realtà è il contrario. Il limbo emozionale in cui si trova Katerina è conseguenza della solitudine e del senso di inadeguatezza che provava mentre si trovava in giro per il mondo. Non ha mai provato il piacere, in ventun anni della sua vita, di conoscere a memoria una città, di chiamare un posto “casa”. Non è mai riuscita ad affezionarsi a delle persone, per via dei suoi continui spostamenti. Quindi è sempre stata sola. Quando si è trasferita a New York, invece, si è sentita finalmente al suo posto. Ha capito di avere un’opportunità per ricominciare, o meglio, per recuperare.

Sarebbe corretto definire il tuo romanzo “onirico”?

Sì, certo. Katerina entrerà in una realtà fantastica… ammesso che lo sia. Si tratta dell’aldilà, un mondo, purtroppo o per fortuna, ancora inesplorato, sconosciuto all’uomo. Quindi chissà, magari esiste. Spero di scoprirlo il più tardi possibile. I luoghi, in cui AD è ambientato, non sono altro che la mia personale interpretazione dell’aldilà.

Progetti futuri?

Sicuramente finire di scrivere After Death, e magari scrivere anche un seguito e un seguito del seguito. Al momento frequento il Liceo Artistico di Andria. Ho scelto di studiare nell’ambito dell’arte, perché è il percorso che più si avvicina a quello che vorrei fare in futuro: lavorare nel mondo del cinema. E chissà, magari un giorno potrei ritrovarmi a scrivere un adattamento di After Death per il grande schermo; ma per il momento questi sono solo pensieri.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.