
Chi è ben ancorato alla terra, senza far finta che i pericoli non esistono e senza, d’altra parte, ingigantirli troppo, non crolla
È pomeriggio inoltrato. Sono al mare con il mio fidanzato e il sole sta tramontando. La spiaggia è posizionata in una rientranza rocciosa, per cui non godremo della vista del sole che si tuffa nel mare. A poca distanza c’è la torre di Torre Ovo (Torricella): la scogliera su cui si erge è un ottimo punto panoramico. Basta uno sguardo: andiamo lì, vogliamo vedere il tramonto.
Un segnale vicino la torre mi colpisce: Attenzione. Pericolo Di Crollo.
«Menomale che è lontana», penso. Poi rifletto: le cose belle non sono mai tranquille! Fa niente: per la bellezza questo ed altro. In effetti la vista è incomparabile: il mare si stende davanti ai nostri occhi, così calmo da ispirare serenità, così immenso da incutere timore. E il luccichio della luce è una carezza.
Non siamo soli, c’è un’altra coppia. C’è di più: lui si inginocchia, le porge un anello. Lei si porta le mani sul viso, stupita, commossa e felice. Si abbracciano: è fatta! Si accorgono di essere oggetto di contemplazione e si nascondono un po’. Allora approfitto per scattare la foto che vedete, perché già so che questa è una storia da raccontare ai miei amici di Odysseo, esperti di bellezza.
Paolo mi guarda furbo, della serie: «si si, arriverà pure per te!». Ridiamo, ci abbracciamo, restiamo in silenzio davanti al sole infuocato, increduli di essere stati resi partecipi di una manciata di miracoli in una manciata di attimi, un pomeriggio qualunque d’estate.
Al tramonto di un altro giorno l’amore ha avuto la meglio. Ma ci vuole esperienza, nulla s’improvvisa. E l’esperienza è l’unico antidoto al pericolo e al pericolo di crollo: i periti e i pericoli stanno sempre a contatto, se non altro per la comune derivazione etimologica dal latino periri e dal greco peirao, tentare, provare, fare esperienza.
Crolla un governo di chi è poco esperto di politica. E di umanità. E di molte, molte altre cose.
Crollano le certezze di chi aveva confidato nella protesta cieca, becera e violenta.
A Genova si è commemorato il crollo del ponte, costruito evidentemente con scarsa perizia.
E poi ci sono altre vicende, nelle quali chi è coinvolto avrebbe pure il diritto di crollare…eppure resta in piedi. Soffre, ma con dignità. Parla, ma non per autocelebrarsi. Si rende visibile, ma solo per regalare la luce ricevuta. Penso a Nadia Toffa: le è toccata la malattia e, dopo lo sgomento, ha scelto di farne un’esperienza, un motivo per affinare la perizia della vita in situazioni senza via d’uscita. E penso a tutti coloro i quali, ogni giorno, fanno la medesima scelta con i piccoli, grandi pericoli del quotidiano.
Chi è ben ancorato alla terra, senza far finta che i pericoli non esistono e senza, d’altra parte, ingigantirli troppo, non crolla. Crolla rovinosamente chi crede che la propria posizione sociale e professionale sia la caparra per stare al sicuro dai fisiologici rischi delle situazioni, per considerare ogni cosa buona un merito assoluto e ogni prova un teatrino per inscenare il bisogno di avere tutto da tutti. Come minimo, dopo quello che il crudele destino gli ha riservato!
E invece ha ragione Nadia: bisogna passare dal «perché proprio a me?» al «perché non a me?». È la scelta, umile e coraggiosa, di chi è disposto a non sentirsi già esperto e si rende disponibile a sperimentarsi e per questo è ben corazzato di fronte a tutto. Sia chiaro: soffre, lotta, piange, gioisce, esulta come gli altri. Eppure ha qualcosa in più. Sia per evitare il collasso totale sia, soprattutto, per affrontare ciò che accade.
Anche la coppia del tramonto ha vissuto e vivrà le sue crisi, e io non so se il ragazzo si è reso conto di aver iniziato ad edificare un sogno all’ombra del pericolo di crollo, ma per me resta un profeta. E di questi tempi ne abbiamo bisogno.