“Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”

Riceviamo e pubblichiamo:

In un futuro non molto lontano vive una città i cui abitanti affrontano con gioiosa serenità le loro giornate. Sono felici e spensierati, generosi e dotati di un forte senso civico: sono innamorati della loro città e se ne prendono cura quotidianamente.

Camminando per le vie ti senti avvolto da un insolito silenzio. Eppure non è una città fantasma, al contrario, i suoi circa 100.000 abitanti sono persone molto attive. Pensate che amano allenarsi ogni mattina correndo fra i viali del parco “Villa Comunale” o esercitandosi con gli attrezzi della fornitissima palestra verde dotata anche di illuminazione autoalimentata. Alcuni portano con sé gli amici a quattro zampe per farli scorrazzare e giocare nell’ampia area di sgambamento, altrettanto ben attrezzata.

I meno “atletici” passeggiano beatamente all’ombra di grandi alberi, si dissetano alle fontanelle, giocano a bocce o a carte nelle aree dedicate, leggono il giornale o scambiano quattro chiacchiere seduti su comode panchine.

Capita spesso di incontrare anche un giovane che accompagna un gruppo di disabili, ragazzi svegli e in gamba che giocano spensierati nel campetto da calcio accanto alla palestra verde.

A un tratto, mentre passeggio, sento degli schiamazzi. Incuriosita mi avvicino: provengono da un parco giochi per bambini fornito delle più belle e moderne giostrine che avessi mai visto, mentre i più grandicelli giocano a campana o a “paparella” rappresentate su apposite piattaforme e i più scavezzacollo volteggiano su un’enorme pista da skateboard.

Dall’altro lato del viale, giunge una musica. Non mi lascio sfuggire l’occasione di andare a vedere: un gruppo musicale sta provando per il concerto della sera. Mi spiegano che lì, quasi ogni  sera, qualcuno si esibisce con canzoni, danze, cabaret o anche rappresentazioni teatrali e letture a voce alta. Nelle altre sere, quando non ci sono esibizioni dal vivo, si proiettano film, spesso seguiti da dibattiti a tema.

E se vedeste le sedie: tutte allineate con precisione, pulite e in ordine come se fossero appena uscite dal negozio! E non vedi una carta per terra, per non parlare di lattine e altri rifiuti simili. E i mozziconi di sigaretta? Niente. A parte il fatto che – mi spiegano – durante le rappresentazioni nessuno fuma, anche se all’aperto. Caspita, questi sì che sanno cos’è il rispetto!

Mi dico, vabbè, certo siamo nel centro, è normale che l’amministrazione ci tenga a fare bella figura. Così decido di prendere un autobus e spostarmi in un quartiere periferico. Chiedo informazioni a un tale che mi guarda con due enormi punti interrogativi negli occhi: “Quartiere periferico? Che significa?” domanda perplesso. Cerco di spiegargli cosa intendo e mi fa: “Ah, vuol dire il quartiere a nord o quello a nord-ovest, o a sud-ovest? Sa, qui non esistono quartieri… come ha detto che si chiamano? Ah, sì, periferici, perché tutti i cittadini, in qualsiasi quartiere abitino, si sentono parte integrante dell’intera comunità: non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B o C. Lei dove vuole andare?”.

Gli do qualche indicazione e dopo due minuti – come riporta il tabellone alla fermata – arriva l’autobus. Subito dopo ne arriva un altro diretto verso un’altra destinazione, subito dopo un altro ancora. Non ci posso credere! Salgo e guardo la piantina che mi ha consegnato l’autista: una rete capillare di trasporti urbani collega anche gli angoli più reconditi e consente di attraversare tutta la città in pochi minuti, vista la frequenza e puntualità.

In men che non si dica raggiungo un altro quartiere, e mi rendo conto che il traffico scorre liscio e pressoché silenzioso: tutti rispettano segnali stradali e semafori ed è davvero raro sentir suonare il clacson.

Accanto alla fermata dell’autobus c’è un piazzale per il parcheggio delle auto e una rastrelliera per biciclette, sia private che per il bikesharing, con un cartellone che riporta la piantina delle piste ciclabili. Accidenti, anche questa è una ragnatela fittissima!

Mi volto e vedo sfrecciare biciclette di ogni genere e forma, ma tutte con una specie di tablet sul manubrio. Fermo un ciclista e chiedo spiegazioni. “È un navigatore. Tu inserisci la destinazione e ti indica il percorso migliore da seguire. Se invece vuoi passeggiare senza meta, basta disattivarlo”. Fantastico!

Mi guardo intorno: anche qui, strade e marciapiedi pulitissimi, non una carta o un mozzicone per terra. Allora mi rendo conto che sono i cittadini stessi ad avere una grande coscienza civica, sono molto attenti nella raccolta differenziata dei rifiuti e rispettosissimi dell’ambiente: vivono e considerano tutti i luoghi come se fossero casa loro. E badate bene, non lo fanno per timore di multe o sanzioni – che in realtà non esistono per questo genere di “reati” – ma per Amore della loro città!

Imbocco la prima strada e scopro una bellissima biblioteca. Entro e vedo un gruppo di bambini seduti in cerchio che ascoltano rapiti una ragazza che racconta loro una storia. Nella sala accanto alcuni ragazzi studiano e nell’altra ancora lavorano insieme a un progetto. Guardo gli orari di apertura: dal lunedì al sabato, dalle  8:00 alle 22:00.

Mi chiedo come faccia il Comune a sostenere i costi. La bibliotecaria mi guarda comprensiva: “Sa, qui ci sono molti volontari che pur di tenere aperta la biblioteca sono disposti a sacrificare il sabato o le serate. Poi comunque un po’ ci finanziamo con il bar qui accanto che prepara ottimi spuntini per chi preferisce non tornare a casa durante la pausa pranzo. Perché sa, la biblioteca è completamente gratuita”. Poi mi spiega che in tutta la città ce ne sono altre, tutte collegate in rete e dotate di un servizio di fattorini che provvedono a recuperare da un’altra sede un volume eventualmente mancante.

Decido di fare un giro in bici per visitare un altro quartiere. Inserisco una moneta e parto accarezzata dalla leggera brezza profumata dagli alberi che costeggiano il viale. Mi accorgo che tutte le strade, anche i vicoletti, hanno un angolo verde e in ogni spiazzo, per quanto esiguo, c’è qualche giostrina per i più piccoli… Ma cos’è quell’edificio circondato da un magnifico giardino con alberi e piante fiorite? To’, guarda, c’è perfino una piccola serra, chissà cosa coltivano. Vado a dare un’occhiata.

È un ex carcere abbandonato e fatiscente trasformato in un centro culturale che accoglie artisti di ogni genere e provenienza. Oltre a esporre le proprie opere, offrono laboratori a coloro che vogliono cimentarsi nelle varie arti figurative. Accanto a questi vi sono poi botteghe artigiane in cui i “maestri” insegnano a lavorare il legno, i metalli, la terracotta e l’argilla, le signore lavorano e insegnano il cucito, la maglia o il ricamo, riscoprendo le attività tradizionali tipiche del luogo. Mi raccontano che nella serra coltivano le piantine che andranno ad abbellire i tanti angoli verdi della città, mentre dietro di essa, più protetto dalla strada, c’è un terreno dove si producono ortaggi e verdure utilizzati nel laboratorio di cucina che si trova sempre all’interno dell’edificio.

Riprendo la bici e mi fermo in un altro quartiere, più recente, direi quasi più moderno, attraversato da ampi viali alberati, ma tutti dotati di rallentatori in prossimità di strisce pedonali e semafori. Sento delle grida provenire da un vasto centro semicoperto, mi avvicino, parcheggio la bici e scopro che lì c’è un mercato, dove si vende di tutto, dagli alimentari agli abiti usati, dagli utensili da cucina alle attrezzature da giardino. E sento le voci festose che invitano con gentilezza a guardare e acquistare la merce esposta.

Un po’ più avanti, in un ampio piazzale, noto alcuni bambini che giocano: sono gli alunni della vicina scuola che fanno ricreazione, chi seduto sull’erba chi saltellando sui giochi da asfalto. Più in là, un’altra scolaresca è intenta a osservare un albero: stanno facendo lezione di scienze.

Riprendo la bici… anzi, no, sono un po’ stanca, meglio l’autobus. In pochi minuti sono dalla parte opposta della città. Questa è un po’ più “vecchiotta”, ma non meno attiva.

Un vasto parco, recuperato da terreni incolti ed edifici abbandonati, ospita un campo da basket, campi da bocce e centri di aggregazione: un gruppetto di anziani insegna ad alcuni disabili a giocare a carte, mentre un altro spiega a dei bambini il gioco delle bocce.

Mentre passeggio lungo le strade – anche qui pulitissime – leggo su un manifesto l’inaugurazione, in un altro quartiere, di un nuovo centro culturale dotato di auditorium, cinema-teatro, biblioteca, campi da gioco e spazi per laboratori ed esposizioni.

Il mio tour si conclude nel Centro storico della città, il suo Cuore pulsante, quello da cui tutto è partito. Sviluppatosi nei secoli intorno alla sua Cattedrale e punteggiato da locali caratteristici pronti a offrire con cordialità i prodotti della tradizione casereccia, come pure le ultime sperimentazioni della cucina internazionale mentre si ascolta un po’ di buona musica, il Centro storico ha dovuto affrontare svariate vicissitudini dovute alla mancanza di una regolamentazione precisa e adeguata di orari ed emissioni sonore. Grazie a un’amministrazione attenta e alla buona volontà di residenti ed esercenti, la questione si è risolta tenendo presenti le esigenze di tutti e oggi il Centro storico, rivalorizzato e ripopolato, è in gran fermento attirando non solo gli amanti della movida provenienti anche dalle città vicine, ma anche tanti turisti attratti dalle bellezze storiche, architettoniche e paesaggistiche, oltre che dalle bontà eno-gastronomiche.

Passeggiando per le vie della città, mi rendo anche conto che in ogni quartiere sono presenti tutti i servizi necessari alla cittadinanza: dalle scuole agli uffici demografici e postali, ormai sempre più digitalizzati, dagli sportelli bancari ai punti di primo soccorso.

Insomma, è proprio una bella città, dove tutti, nessuno escluso, si sentono a casa e sono partecipi e protagonista di una casa comune.

Mi dirigo verso la stazione dei pullman per tornare al mio Paese e al mio presente. D’un tratto mi spunta davanti un enorme murale dal titolo “Ritornerai?”. Mi guardo intorno per cercare spiegazioni e vedo sull’edificio di fronte un altro murale, altrettanto gigantesco, che rappresenta un gruppo di persone che si abbracciano sotto un enorme “SÌ”. È la risposta al primo ed è anche il bentornato a quanti, giovani e meno giovani, partiti alla ricerca di un futuro, rientrano per veder maturare nella loro città i frutti dei loro studi, del loro lavoro e dei tanti incontri fatti, delle relazioni intrecciate, delle esperienze vissute. Ed è così che sono nate e continuano a fiorire tante start-up nei settori più disparati, dall’agro-alimentare all’eno-gastronomico, dalle agenzie di accoglienza turistica agli studi di design e progettazione, dalle ebanisterie agli atelier di moda, tutti messi in rete da agenzie pubblicitarie e di marketing, altrettanto giovani e dinamiche, che consentono di esportare prodotti e know-how in tutto il mondo.

È davvero una bella città con cittadini meravigliosi, il suo nome è Andria, ed è lungimirante e appassionata del bello e della cultura come Federico II di Svevia, il grande imperatore che se ne era innamorato, che ha creduto in lei e ne ha favorito lo sviluppo e la crescita.

È una città che ha le sembianze di un’utopia. Ma siamo convinti che tra la realtà e l’utopia c’è il sogno, la volontà e l’impegno di tanti, magari di tutti i cittadini che desiderano realizzarla. Perché, per dirla con Ligabue, “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”.

Valeria Fucci

Andria Bene in Comune


Fontehttps://it.wikipedia.org/wiki/Andria#/media/File:Piazza_Duomo_Andria.jpg
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Chi siamo? Gente assetata di conoscenza. La nostra sete affonda le radici nella propria terra, ma stende il proprio orizzonte oltre le Colonne d’Ercole. Perché Odysseo? Perché siamo stanchi dei luoghi comuni, di chi si piange addosso, di chi dice che tanto non succede mai niente. Come? I nostri “marinai/autori” sono viaggiatori. Navigano in internet ed esplorano il mondo. Sono navigatori d’esperienza ed esperti navigatori. Non ci parlano degli USA, della Cina, dell’Europa che hanno imparato dai libri. Ci parlano dell’Europa, della Cina, degli USA in cui vivono. Ci portano la loro esperienza e la loro professionalità. Sono espressioni d’eccellenza del nostro territorio e lo interconnettono con il mondo. A chi ci rivolgiamo? Ci interessa tutto ciò che è scoperta. Ciò che ci parla dell’uomo e della sua terra. I nostri lettori sono persone curiose, proprio come noi. Pensano positivo e agiscono come pensano. Amano la loro terra, ma non la vivono come una prigione. Amano la loro terra, ma preferiscono quella di Nessuno, che l’Ulisse di Saba insegna a solcare…