Eros è figlio di povertà ed espediente, Agape è Dio di cui siamo tutti figli

L’amore passionale, nel mondo greco, definito Eros, porta dentro di sé le caratteristiche genetiche dei propri genitori. Nel Simposio di Platone è offerta la più alta descrizione filosofica di Eros. Al di là di ciò che si crede, nel suo discorso, Socrate mette in evidenza tutti i limiti di Eros, perché figlio di Penia (Povertà) e Poros (Espediente). La povertà per vivere ha bisogno di espedienti, per questo nel mito Penia si unisce a Poros, svenuto perché ubriaco. Socrate così definisce Eros, frutto dell’unione di Povertà con Espediente:

«In primo luogo, è povero sempre, ed è tutt’altro che bello e delicato, come credono i più. Invece, è duro e ispido, scalzo e senza casa, si sdraia sempre per terra senza coperta, e dorme all’aperto davanti alle porte o in mezzo alla strada, perché ha la natura della madre, sempre accompagnato con la povertà.
Per ciò che riceve dal padre, invece, egli è insidiatore dei belli e dei buoni, è coraggioso, audace, impetuoso, straordinario cacciatore, intento sempre a tramare intrighi, appassionato di temperanza, pieno di risorse, ricercatore di sapienza per tutta la vita, straordinario incantatore, preparatore di filtri, sofista. E per sua natura non è né mortale né immortale, ma in uno stesso giorno, talora fiorisce e vive quando riesce nei suoi espedienti, talora invece muore, ma poi torna in vita a causa della natura del padre. E ciò che si procura gli sfugge rapidamente di mano, sicché Eros non è mai né povero né ricco» (Platone, Il Simposio).

Il mito, ricco di metafore interessantissime, dà una spiegazione molto interessante all’amore umano. Questa visione di amore, grazie al cristianesimo, ha avuto un ulteriore sviluppo. Amore, filosoficamente, è desiderio del Bene attraverso la Bellezza, verso cui Amore si muove. Amore è consapevole di essere insufficiente a sé stesso, per questo genera il desiderio di ciò che non si possiede. L’amore, per il mondo greco, desidera vincere la morte, lasciando, attraverso l’istinto alla vita, l’aspirazione degli umani all’immortalità. Questa concezione di Amore, sostanzialmente platonica, nel cristianesimo trova un compimento ed un superamento alla propria povertà ed alla sua debolezza. Nel cristianesimo Dio stesso è Amore. Amore non è figlio della povertà, ma è la vita stessa di Dio che arricchisce i poveri. L’amore cristiano vince la morte, non attraverso l’istinto della procreazione, ma nella Risurrezione dell’Amato Figlio di Dio, nel dono della vita eterna. L’Amore cristiano assume un nuovo nome, non Eros, ma Agape. Se Eros è amore che innalza alla Bellezza, Agape è l’amore totale, gratuito ed incondizionato, pura oblativitá, Bene Sommo, vita stessa di Dio.

Fin qui la filosofia cristiana che incontra quella pagana. Uno splendido testo del 1936 di Anders Nygren, svedese e teologo luterano, ha come titolo “Eros e Agape”. In esso, si supera l’idea agostiniana dei due amori contrapposti (Eros, amore per il mondo, ed Agape, amore per Dio). Sarà papa Benedetto XVI a dirimere la questione, nell’enciclica Deus Caritas est, arrivando ad affermare, nello sbigottimento generale di molti, che «in realtà eros e agape — amore ascendente e amore discendente — non si lasciano mai separare completamente l’uno dall’altro. Quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano la giusta unità nell’unica realtà dell’amore, tanto più si realizza la vera natura dell’amore in genere. Anche se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente — fascinazione per la grande promessa di felicità — nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà “esserci per” l’altro. Così il momento dell’agape si inserisce in esso; altrimenti l’eros decade e perde anche la sua stessa natura. D’altra parte, l’uomo non può neanche vivere esclusivamente nell’amore oblativo, discendente. Non può sempre soltanto donare, deve anche ricevere. Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono» (Deus Caritas est, n.7).

Non vi è dunque opposizione, ma integrazione e completezza reciproca. Ciò che è autenticamente umano non è opposto a ciò che è divino. L’amore cristiano non toglie nulla all’umano, ma semplicemente lo sopraeleva donando pienezza. Ogni amore possa partecipare di quell’Amore che rende, al di sopra di ogni vanità, tutto eterno.

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Sacerdote della diocesi di Andria, attualmente sono fidei donum in Valle d’Aosta, ho conseguito la Licenza in Antropologia Teologica presso la Facoltà Teologica Pugliese “Regina Apuliae” di Molfetta. Autore di numerosi libri presso le Edizioni Sant’Antonio; collaboratore della Rivista Trimestrale di Teologia e Spiritualità “Jesus Caritas - Famiglia Carlo de Foucauld” e curatore della rubrica “Ripensare tra bellezza e verità” sul sito del mio paese d’origine: Canosaweb.it. Ogni martedì, pubblico sul mio canale youtube (https://www.youtube.com/channel/UCCgVJk1DCdYQhIeh9c6jmBQ) dei video-incontri di tipo culturale, spirituale e religioso, per riflettere ed interrogarsi sul senso della vita, sull'amicizia e la bontà.