
I teenagers e la ricerca dell’identità perduta
L’identità personale: ovvero? Potremmo definirla come l’insieme delle caratteristiche che connotano il comportamento, le attitudini, le scelte che una persona compie e che la rendono diversa da tutte le altre. Secondo il principio d’identità di Aristotele, noi siamo noi stessi e diversi da ogni altro, quindi unici.
D’altra parte, non nasciamo con un’identità ben precisa, piuttosto la costruiamo facendo esperienza. Dalle persone con cui stiamo a contatto veniamo a conoscenza di caratteristiche, aspetti e peculiarità, per poi assimilarli e acquisirli. Dunque la nostra personalità, che è condizionata dalle interazioni sociali, non possiamo definirla acquisita una volta per sempre. Varia nei contesti in cui ci troviamo; varia rispetto alle relazioni di cui ci nutriamo. Ad esempio, un adolescente non si presenta allo stesso modo in due contesti diversi come la scuola e le amicizie. O un professore cambierà il suo atteggiamento a seconda che sia a scuola o con i suoi affetti.
Sin dall’infanzia siamo modellati dalla nostra famiglia, i nostri primi ricordi e sensazioni si creano proprio in questo contesto. Le prime persone a cui stiamo vicini hanno già un vissuto, dei pensieri e dei principi e, automaticamente, vanno a dare un apporto determinante alla formazione della nostra individualità. A mano a mano che cresciamo in un ambiente scolastico questo ci porta a stare a contatto sempre con più persone, soprattutto della nostra età; e, secondo me, l’esigenza di capire la propria identità inizia proprio quando ci interfacciamo con nostri coetanei.
Poi c’è l’adolescenza. Dopo l’infanzia siamo soggetti ad una serie di cambiamenti rapidi. Quindi tra la prima età e l’età adulta è normale avere una crisi d’identità o, appunto, una crisi adolescenziale in cui si espandono i dubbi e le paure, ma anche l’ansia, la bassa autostima e il timore del confronto con i propri coetanei. Questo perché non è facile comprendere chi siamo o come vorremmo essere; ma già avvertire la necessità di trovare lo stile di musica che più ci piace o che tipo di scuola voler frequentare va a costituire il nostro essere.
Ogni teenager percepisce l’esigenza di sentirsi parte di un gruppo, pertanto ogni scelta è inevitabilmente condizionata dalle amicizie.
Ma non solo. Il primo mezzo di comunicazione di massa che ha esercitato un’influenza su vasta scalea è stata la televisione, ma per noi ragazzi delle nuove generazioni la parte più preponderante la fanno i social. I media come Instagram, Tik Tok o Twitter non fanno altro che trasmettere canoni di bellezza e stile che cercano di condizionare la nostra identità, rendendoci tutti simili e sovrapponibili. come se il conformismo, e non l’originalità, dovesse costituire il tratto distintivo di ognuno di noi.
Infatti, vedendo le foto o i video che pubblicano ragazzi come me, li trovo tutti bellissimi, ma allo stesso tempo tutti uguali. Uniformi. Persino piatti.
Eppure, nessuno mai ha davvero vestito i panni nostri e non si vede perché dovremmo adattarli sulla taglia altrui. Magari, da oggi, il mio motto e quello dei miei coetanei potrebbe essere: «Io sola sono me stessa ed è fantastico esserlo!». Dal canto suo, l’attrice, ballerina e cantante Judy Garland diceva: «Sii la versione originale di te stesso, non la brutta copia di qualcun altro».
La nostra identità, le nostre scelte, sono deviate dalla paura di non essere accettati dalla società. Una paura che in questa generazione è accentuata ancora di più dalla comunicazione digitale.
Quindi tendiamo a trasformare la personalità in omologazione e l’identità personale in conformità, perdendo l’unicità.