Nuova apertura ad Andria: il Bar da Liborio … gestito male

Che ne dite se ci prendessimo un aperitivo al Bar da Liborio?

Sta per aprire proprio in città, ad Andria, e gira voce che sarà un bar molto, molto particolare. Pensate che il suo proprietario, Liborio, un tipo poco brillante, ma in realtà davvero spassoso, lo chiuderebbe su due piedi, prima ancora di inaugurarlo, se gli capitasse l’occasione della vita! Proprio sui generis questo barista, come i suoi clienti, amici di vecchia data: Pier, un bambinone scioperato e ludopatico, tradito dalla moglie, Carlo, fashionblogger con l’ossessione dello smartphone e dei social, sempre pronto a farsi un selfie, e Fill, un cantautore con doppia personalità (il vero attore non potrà essere presente in scena).

Una giornata uguale alle altre. Forse… Perché se si rompe la macchinetta del caffè, il dramma può aver inizio; e se si aggiunge anche una rapina, dove – udite, udite – il rapinatore è proprio Liborio, siamo alle soglie dell’assurdo. Pensate sia finita? La rapina non s’ha da fare perché irrompono due musicisti e insieme a tutti loro ne vivrete delle belle. Se deciderete di entrare in quel bar, infatti, preparatevi a vedere tutto e il contrario di tutto, a farvi coinvolgere direttamente in un gioco dove niente è come sembra e ogni cosa muterà forma sotto i vostri occhi, fino a perdervi nei nonsense creati dagli attori e a dubitare di voi stessi. Tutto vero e surreale, assurdo ma divertente. Non temete, però, perché a fine spettacolo gli attori vi offriranno il contatto di un bravo piscanalista, non si sa mai qualcuno possa averne bisogno.

Il Bar da Liborio (gestito male) sarà messo in scena dalla Compagnia del Caso domenica 28 aprile presso l’Auditorium Mons. Di Donna – Santissimo Sacramento. Due gli spettacoli, alle 18.30 e alle 20.30, per la regia dell’andriese Krizia Scamarcio con Gabriele Crisafulli, Damiano Venuto, Gianmarco Orlando, Antonio Previti, musiche di Giulio Ronzoni.

La piece, leggera e ironica, confonde e spiazza lo spettatore con scene legate da una labile e sottile traccia, apparentemente senza alcun significato, dove protagonisti sono personaggi tipici della nostra contemporaneità, sfaccendati che si arrabattano nella speranza di sfondare e di trovare un posto al sole, concentrati comicamente nei loro tic e rituali, ma forse ormai rassegnati ad una vita vuota e superficiale, perché a volte non basta un pizzico di fantasia a darle colore. Uno spaccato sociale vivo e fresco, che vuole non ironizzare su di una quotidianità ordinaria, ma rendere ordinaria l’assurdità per mostrare quanto assomigli a ciò che si ritiene normale e, quotidianamente, è accettata come tale.

La Compagnia del Caso nasce nel 2016 dall’idea di un gruppo di giovani attori e mestieranti che condividono la stessa idea di teatro: una “narrazione sempre viva” che trasforma la quotidianità contemporanea in spettacolo.  E la quotidianità non ha necessariamente bisogno di un palcoscenico tradizionale, perché teatro possono esserlo una strada, una piazza, un museo o il web, un modo di fare teatro sempre work in progress.

Alla regia Krizia – ops! Lucrezia (solo all’anagrafe) – Scamarcio, andriese doc, che ho incrociato sulla mia strada qualche tempo fa… devo dire che è passato un po’ di tempo, ma già allora, quando era seduta sui banchi del liceo, lasciava intuire che aveva stoffa; si è costruita un paio di ali e, piano piano, con determinazione e impegno, ha spiccato il volo. Dalla danza al teatro, al cinema, Krizia vanta ormai un curriculum di rispetto: ha recitato in Squadra antimafia, Il paradiso delle signore in Tv, The future is mine per la regia di Luca Brera, Mia Madre di Nanni Moretti al cinema, Il rospo di Francesco Giuffré a teatro, solo per citare alcuni dei suoi lavori. Le ho chiesto di raccontarci lo spettacolo.

Ciao Krizia, che tipo di bar è quello di Liborio?

“È un bar all’italiana: gestito male!”, citando il testo. È un bar dove le parole d’ordine sono schizofrenia e divertimento. Un luogo dove ogni cosa può essere tutto e niente e assumere tante sfaccettature a seconda di chi lo guarda.

Come è nata l’idea di questo spettacolo?

L’idea nasce da una necessità, ovvero dalla voglia di rappresentare sul palco una situazione attuale che faccia sorridere e ponga allo stesso tempo interrogativi sulla società odierna.

Quale messaggio tu e i ragazzi della Compagnia del Caso volete lasciare al pubblico?

Se da una parte vogliamo criticare ciò che è diventato il nostro paese e anche “rimproverarlo”, in un certo senso, per le porte che spesso ci chiude, dall’altra vogliamo dimostrare che non tutto è perduto e che ci si può sempre inventare qualcosa per raggiungere i propri obiettivi.

Lavori in questo spettacolo con i ragazzi della Compagnia del Caso: quanto è importante essere una squadra e condividere la stessa idea di teatro?

Il gioco di squadra è tutto. Se anche una semplice vite di un complicatissimo orologio non funziona, tutto il meccanismo è compromesso. Stando insieme compiamo magie, quasi fossimo dei prestigiatori che incantano il pubblico.

Che effetto ti fa tornare nella tua città e proporre un tuo lavoro?

Sono elettrizzata e inquieta allo stesso tempo. È una gran responsabilità portare una propria opera in giro, a maggior ragione se si tratta di una commedia. Ci sono vari generi di comicità e non è detto che tutti apprezzino quella che proponiamo. Ma sono molto fiduciosa e so che nessuno verrà deluso.

Attrice, modella e oggi regista: quale di questi ruoli è più nelle tue corde?

Cimentarmi come regista è stato davvero emozionante. Era lo step che mi mancava per raggiungere la piena consapevolezza del mestiere dell’attore, che continua ad essere al primo posto sul podio dei miei ruoli. In cantiere c’è il progetto di portare un’altra opera nei teatri pugliesi, questa volta, però, anch’io sarò sul palco e non dietro le quinte.