«C’è un solo tipo di shock peggiore rispetto all’imprevisto: il previsto per il quale ci si è rifiutati di prepararsi»
(Mary Renault)
Caro lettore, adorata lettrice,
magari sarò ancora un po’ assonnato, ma non temere: lo so che Pasqua è passata da una settimana…
Il fatto è che la notte di Pasqua sono andato a messa (sono un credente, mio malgrado…) e, quando già pensavo di farmi un pisolino durante l’omelia, ecco che il mio giovane parroco mi ha folgorato con le sue parole di esordio: «Pasqua è un imprevisto…».
Intendeva: non è previsto che ci sia una risurrezione, una nuova nascita, una ripartenza. Non è affatto previsto un nuovo inizio, nel nostro modo di vedere le cose con “sano realismo”, un modo che a me sembra cieco e ottuso.
Non è previsto, ad esempio, che la questione ecologica accenni ad una sua soluzione, con buona pace di Greta; o che l’ONU sia, per una volta, un organismo davvero democratico; che i Paesi più ricchi la smettano di affamare i Paesi in miseria mentre, per giunta, vendono loro le proprie armi.
Non è previsto che chi si arricchisce con traffici loschi possa decidere di smettere; non è previsto che logge massoniche, mafie, poteri occulti facciano spazio alla luce.
Neanche sul piano personale sono previste rinascite impreviste: le morti ci segnano, le lacerazioni ci attraversano, le ferite continuano a sanguinare… Siamo fragili, deboli, contraddittori, esposti a tutto, esposti alla morte, siamo come foglie d’autunno sui rami, scrive il poeta. Non è previsto che possiamo essere giovani in eterno, infallibili, immortali.
Quindi, perché mai dovrebbe essere prevista una qualsivoglia “pasqua”? Alt! Aspetta a brandire la penna rossa! La “p” minuscola non è un refuso. Sta lì ad indicare qualsiasi, sia pur laicissimo, passaggio dalla notte al giorno…
Dicevamo: ha ragione il mio giovane e saggio parroco. Che sia con l’iniziale minuscola o con la maiuscola, la P(p)pasqua non è prevista! Non lo è per i credenti, figuriamoci per chi non crede!
Non è prevista, eppure, accade. Ecco tutto.
Ti prego di non fraintendermi. Non ho alcuna intenzione di farti una predica o una lezione di catechismo, ancor meno di teologia. Ti sto solo dicendo che gli imprevisti, puntualmente, si verificano, sono reali, li possiamo toccare. Ed è così prevedibile che si ripetano che mi è già capitato di definirli “previsti imprevisti”.
Su, coraggio, fermati un attimo, almeno il tempo di un caffè, e prova a ricordare: quante volte hai assistito prima a morti e poi “risurrezioni” impreviste? Quante volte tu stesso ti sei visto risorgere, a tua totale insaputa e con sommo stupore? Sono sicuro che almeno una volta ti sarà capitato o che almeno una volta, guardando un risorto, avrai esclamato: «Ma come ha fatto quello lì o quella lì a…!».
Ecco, appunto. Ora lo sai. O meglio: ora lo hai ricordato. Esistono ripartenze che nessuno aveva messo in conto. Rinascite di chi era stato dato e certificato per morto. Scarti improvvisi. Risoluzioni che si appalesano da sole, inattese e non preparate. Inizi nuovi dopo stragi definitive. Non bisogna essere credenti per ammetterlo. Basta avere occhi per vedere ciò che ci succede sotto il naso. E che forse, troppo spesso, cancelliamo.
Buona P(p)asqua, allora! Che sia oggi, quella scorsa, o quella di domani!
E buon caffè…
La Pasqua è per me tutti i giorni che svegliandomi, ringrazio Dio, la Pasqua sono i miei figli, la Pasqua è mio marito, potrei proseguire ma chi combatte un tumore osseo 🤗
Pasqua è ogni singolo momento 🙏
Grazie, Nunzia…