Da qualche anno leggi libri ed articoli di Linda. Meravigliosi… per chi ama la bellezza in tutte le sue manifestazioni, naturali ed umane ed apprezza la diversità nelle svariate forme, biotiche ed abiotiche.

Sai che vive a Faenza, nulla di più, e tu oggi sei dai tuoi figli, ad Imola, splendida cittadina che ha dato i natali ad Andrea Costa, primo deputato socialista italiano, e a Giuseppina Cattani, grande figura di scienziata e di donna.

A cavalcioni di una scalcagnata bicicletta, percorrendo la trafficata via Emilia con gambe traballanti, raggiungi la città della ceramica. Chiedi informazioni a tabaccai, librai, edicolanti, baristi, passanti. Scuotimenti di testa e… “mi dispiace”. Interpelli il Comune e Legambiente, finalmente le nubi si dileguano e…

…alle16 in punto, in piazza del Popolo appare una bicicletta rimorchiante un trabiccolo, al cui interno dorme placidamente una bimba, bella come tutti i bambini del mondo. Volano sorrisi smaglianti ed abbracci, ed eccovi seduti, come due amici di vecchia data sulla scalinata, antistante il Municipio.

Linda Maggiori, trentotto anni, volto rigoglioso di vita, dolce sorriso scatenante simpatia ed empatia, corpo asciutto, fervore di umanità, terremoto di donna, le cui scosse generano riflessioni e ripensamenti sul claudicante stile di vita, diffuso in tante contrade, vicine e lontane.

Aderisce attivamente ad una nuvola di associazioni, umanitarie, ambientaliste, culturali. Scrive libri, articoli. Partecipa a conferenze, dibattiti, manifestazioni. Risponde all’appello di scuole di ogni ordine e grado. Una cascata di iniziative in difesa della qualità della vita di tutti i viventi.

Lei, inappuntabile, cuore propulsivo e generoso.  Giovanni, il marito, ed i suoi quattro figli viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Un insieme di comprimari uniti dalla condivisione e testimonianza di un progetto familiare traboccante di senso e lungimirante. I bambini esplodono serenità, salute, esuberanza e gioia. Piccoli e grandi, reciprocamente, si educano alla bellezza, alla curiosità, allo stupore, al confronto, alla solidarietà.

La loro è una delle poche famiglie che sopravvive al più grave cataclisma di tutti i tempi, il consumismo, capace di anestetizzare con le sue subdole lusinghe folle di adepti adoranti e di distruggere la vita sul pianeta, se non si corre ai ripari, subito, a livello individuale e planetario.

Si spostano, i due coniugi assieme ai cuccioli, con mezzi pubblici, in bicicletta ed a piedi. Una grande occasione per entrare in contato e dialogare con il territorio, la gente, la natura. Toccasana per contrastare la tendenza all’isolamento e favorire relazioni umane autentiche. Obesità, malattie cardiocircolatorie, neurovegetative ed autoimmuni si tengono a debita distanza.

Nell’arco di un anno, producono tutt’insieme meno di sei chili di spazzatura indifferenziata, mentre ogni cittadino del bel paese, oltre cinquecento. Di plastica? Il segreto? Raggiungono piccoli negozi e mercatini con sporte e barattoli. La loro casa prova repulsione nell’ospitare imballaggi. E l’organico?

Viene conferito alla compostiera, che nutre le piante dell’orticello. Irrorato di glifosate, il micidiale, seccatutto? Neanche per sogno! Mica son matti! Si avvalgono di decespugliatori, vanghe, zappe, rastrelli.

Ricorrono ad antiparassitari e pesticidi? Non se ne parla nemmeno. Privilegiano macerati, fermentati di ortica e di aglio, avvicendano colture, seminano leguminose per il sovescio. Insomma, mettono a punto un orto evolutivo, che vede lussureggiare la biodiversità, deprecata dalle multinazionali della chimica e dai sodali della politica.

Non acquistano alimenti e merci remote. Si rivolgono a un GAS (gruppo di acquisto solidale), rifornendosi in comunità di prodotti freschi e sani del territorio. Si innesca, così, un circuito virtuoso: ottengono prezzi vantaggiosi, valorizzano l’economia locale e rispettano la dignità dei produttori, solitamente strozzati dalla grande distribuzione. Che, per giunta, porta disoccupazione, svuota i centri abitati, cementifica il suolo, rastrella risorse del territorio e, come motto, orgogliosamente propone “non ambiare stile di vita, cambia supermercato”.

Consumano carne, pesce e latticini? Solo assaggini, saltuariamente. Le merendine? Brrrr…Che brividi! Comprano pane, biscotti, merendine, marmellate? Li autoproducono con farine integrali ottenute antichi grani macinati a pietra, lievito madre e frutta fresca di stagione. Acquistano pasta sfusa, locale, biologica. I legumi non mancano mai a tavola, fanno frittate con erbe spontanee, petali e farina di ceci.

La casa si trasforma in una bottega, che strizza l’occhio alla natura. Ingresso spalancato per ingredienti genuini. Bando a conservanti, coloranti, integratori, migliorativi. I ruoli di produttori e consumatori si fondono. Si mangia veramente bene, si risparmia una montagna di denaro e si prova una grande soddisfazione.

Il televisore piange. Nessuno lo consola. Anzi non esiste nemmeno. Piccoli e grandi, impegnatissimi, non dilapidano la loro vita, seguendo trasmissioni becere e diseducative. Passeggiano per città, parchi e campagne, dove vengono fatti giochi, incontrata gente, riconosciute le piante, raccolte erbe alimentari. Libri a iosa, letture ad alta voce, disegni, giochi, rappresentazioni teatrali. Avvicendamento nei ruoli di spettatori e protagonisti.  Manualità, creatività, intraprendenza, autostima ed autonomia vengono potenziate.

Salutandola: “Grazie, Linda. Siete, senza volerlo, un paradigma per molti.” Sorridendo, umilmente con un fil di voce: “Per cambiare il mondo, dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi.  Senza mettersi in gioco, senza un’etica, individuale, familiare e sociale si vanifica il senso della vita e si procurano inutili sofferenze. Tutti dovremmo fare un passettino indietro.”

L’abbraccio, per nulla convenzionale, autentico. Il sorriso inonda i visi, le mani continuano a sventolare anche quando la giovane mamma e la figlioletta, ancora dormiente, del cui futuro ci si sta interessando, svoltano l’angolo.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.