In scena il 7 luglio, a Rocca di Papa

Chi è Michele Enrico Montesano?

Me lo chiedo spesso. Generalmente rispondiamo con cosa facciamo o da dove veniamo. “Sono un attore” “sono di Roma” ma chi siamo realmente? Io cerco di essere umano. Provo a non lasciarmi ghiacciare dall’indifferenza che governa la nostra società di oggi.

Per comprendere meglio: chi sono Anastasia Doagà e Tonino Testo? E poi perché scegliere il “facile” e “conosciuto” testo di Čechov? 

Anastasia è una bravissima attrice moldava, mia compagnia di Accademia. Madrelingua russa che ho scelto per fare questo progetto folle. Mentre Tonino Tosto è un attore, regista, autore e …romanista! Ma nel senso buono del termine: studioso della lingua e della cultura romana e non tifoso di calcio… tifa anche per la Roma, ma non l’ho discriminato per questo!

Il testo diciamo che è stato scelto. Il progetto nasce nelle mura dell’Accademia. Il Maestro Salveti ci diede da studiare “Una domanda di matrimonio”. Adele e Ciro iniziarono per gioco a darsi le battute con la cadenza romana. Però io ci vedevo dell’altro. Allora l’abbiamo ritradotto in italiano e adattato al dialetto romanesco. Resterete sorpresi nel sapere che molte cose sono state addirittura tagliate in alcune traduzioni italiane, mentre il nostro testo, in romano, è fedelissimo all’originale. Restituendogli piglio e mordente. Per nulla facile e totalmente inusitato.

Ora torniamo a te: hai una tua Compagnia teatrale vero?

Si con mio fratello Marco Valerio e Francesco Pietrella. L’abbiamo fondata sei anni fa. Si chiama Hosteria Fermento, perché per noi il Teatro deve unire convivio e fermento intellettuale.

La domanda che è meglio non farti durante una intervista: tipo, il tuo cognome? 

No! Perché. Anzi… vengo da una famiglia di artisti. La mia bisnonna Bianca Castagnetta era un’attrice. Madre di Marcello Mastroianni nel film che vinse l’oscar: Divorzio all’Italiana. Il papà del mio trisnonno Michele, si chiamava Nicola ed era un attore e insieme ai suoi figli Michele e Achille fondò una compagnia di operette. Siamo a metà Ottocento. Il mio bisnonno Enrico era direttore d’orchestra, ho trovato dei suoi spartiti e con mio fratello stiamo preparando uno spettacolo per raccontare quest’avventura, spinti anche dall’aiuto prezioso di Alessandro Panatteri, si chiama Montesaneide. Finalista al premio Scaramouche.

Essere attore nel nostro bellissimo Paese Italia spesso, escluso rare eccezioni, non equivale a vivere di stenti?

Guarda sulla pagina IG della nostra compagnia ridiamo di questo, con la nostra rubrica polemica e provocatoria “perché il Teatro fa schifo?” è quasi un’indagine socioeconomica del nostro paese in quest’ambito.

Se potessi scrivere la tua lettera d’amore per il teatro, a chi la indirizzeresti? a quale autore, vivente o no?

Ne scriverei una proprio ad Anton Pavlovič Čechov. Ma forse non gli parlerei di Teatro…

Ci sono successi e insuccessi, a cosa ti aggrappi (persone e cose) quando non è proprio giornata o mese o anno?

Al mio lavoro. Al mio percorso. Al mio Amore per ciò che faccio. Se è una giornata no, cerco di capire perché è “no” e ritorno su ciò che faccio più forte e consapevole di prima

Se il cinema fosse una famiglia e il teatro una stanza di albergo, cosa sceglieresti? 

Porterei la famiglia a Teatro.

Progetti presenti e futuri?

Domenica 7 luglio saremo in scena con “‘Na Dimanna de Matrimogno”. Siamo la prima ed unica compagnia professionista ad aver fatto un’operazione culturale del genere.

Poi inizierò le prove per due spettacoli che debutteranno la prossima stagione a Roma.

Ci saluti cortesemente salendo su di un palco immaginario e recitando qualcosa di breve? Devi commuoverci.

Guarda ti dico questo. La mia foto profilo di WA è presa da una scena dei Miserabili. Ci sono Thenardier e la piccola Eponine. Eponine guarda divertita Thenardier che è una canaglia, mentre si inventa trucchi e giochetti per far pagare di più gli ospiti della sua locanda.

Quando ho fatto villaggio, a Torre Canne, c’era una bambina che si chiamava Clarissa. La facevo ridere perché anche io mi inventavo storie, le raccontavo barzellette, facevo il pagliaccio pur di divertirla. Far ridere un bambino è la cosa più bella del mondo. Girava sempre con me, anche se era esterna al villaggio, ma io cercavo di farle fare più cose possibili. Tra bagni in piscina e marachelle. Non aveva avuto un’infanzia facile. Era semplice, schietta, genuina. Non sono riuscito a salutarla. Andò via da un giorno all’altro. Ho lasciato quella foto da allora. Spero un giorno di rincontrarla.

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