Sono passati quei giorni

in cui eri baciata dal sole

e ricambiavi il suo bacio

baciavi la vita

e anche la luna era tua amica

la brezza del mare, l’odore d’estate

le stelle nel cielo ridevano con te

 

Abbracciavi il cielo e lo tenevi stretto

gli uccelli in volo, i fiori

osservati per ore

se non hanno più un senso

un motivo è concesso

 

Ti amavi davvero

lo facevi fino in fondo

ti accendevi la luce

e partivi veloce

 

C’è qualcosa di grande

qualcosa di inutile

c’è qualcosa di serio

tremendamente pesante

 

Infastiditi e scomodi

ci siete tu ed il tuo amico

che a volte può sembrare

ma non ti vuole mollare

 

Quindi puoi dirglielo allo sconforto

che non sarete amici per molto

di trovarsi un altro compagno di giochi

perché prima o dopo torna quel tempo

per vivere ancora


Fonte https://pixabay.com/it/photos/donna-nuda-nuotare-femmina-erotico-1704990/
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C'è chi tempo fa mi definì una “spugna”. Interpretai male, credevo mi desse dell'ubriacone. Poi scoprì si riferisse alla mia curiosità, a quel modo di interessarmi a ciò che non conosco. A ventidue anni ho lasciato le strade domestiche per partire alla volta di Londra. L'ignoto davanti e le canzoni di Eddie Vedder - tratte da “Into the wild” - cantate nelle mie orecchie. Da quel momento la vita si è rivelata diversa da ciò che credevo. È stato come quando Prometeo ha gabbato Zeus e ha portato il fuoco agli uomini. Da allora ho respirato per un po' l'India, ho vissuto Firenze e sono finito a Milano e in diversi altri posti. Poi come Ulisse - impiegandoci meno dei suoi vent'anni - sono tornato alla mia Itaca: Trani. Sono Francesco Dibari, in ogni dove la gente si è chiesta perché mi chiamassi Dibari essendo di Trani. Ma è qui che sono nato, un martedì di febbraio del 1987. Quel giorno per le strade del centro si teneva il mercato.