– Un caffè bollente, grazie.
– Tazza o vetro?
– Secchio.
(Dal web)
Aveva sentito dire che contro la stupidità nemmeno la schiera degli dei avrebbe potuto fare nulla: probabilmente sarebbe stato utile Dio in persona, non suo Figlio, poiché non era il tempo dei bambini.
In effetti, quindi pensò, i bambini non sono stupidi e forse all’orda di idioti che popolavano madre terra serviva un adulto divino che, per ovvie ragioni, non poteva essersi totalmente rincretinito, per prendere da Lui i primi sonori ceffoni.
Accantonò questo pensiero conservandolo nella tazzina di caffè al Ginseng; anche il Ginseng fa male, le avevano detto il giorno prima, senza però spiegarne le ragioni e così si soffermò sul fatto che tutto aveva in sé qualcosa in grado di far male. Un po’ come quando si dice che il troppo stroppia: in questo detto, doveva essere nascosta la potenzialità pericolosa di qualsiasi cosa.
Tutto normale, si era appena svegliata, era persa nei venti minuti di autismo cronico necessario a ritrovare il senso dei sensi e in quel lasso di tempo, ogni giorno, non esisteva una soluzione di continuità: poteva pensare tutto ed il suo esatto opposto. Valeva lo stesso.
Così, mentre badava al fatto che si mal sopportava da sola già di prima mattina, aveva dovuto ammettere tutte le ragioni di chiunque, nella vita, l’avesse accusata di essere complicata e davvero eccessivamente impegnativa.
Ma, alla fine dei conti, cosa era considerato impegnativo? Le cose importanti, quelle più profonde, lontane dal fare “fast-food”, durature, lente, pazienti e che richiedono pazienza. La pazienza: quanta fatica costa la pazienza! La dote necessaria a chiunque non si accontenti…
E che male poteva mai esserci nel provare a volere tutto? Se dalla vita vuoi ottenere ottanta, devi necessariamente chiederle almeno centodieci, altrimenti hai perso in partenza. Così viveva e forse questo era impegnativo.
Quell’aver sempre scelto di avere da raccontare storie vere, non stati d’animo ma strati di anime,
il tutto possibile.
Guardò la tazzina del caffè al Ginseng, forse le aveva fatto male, forse no: ma per qualche istante ci nuotò dentro, come in un oceano profondissimo e così ricordò che sì, era tutto molto impegnativo, eppure stava a galla.
Forse perché era in superficie che annegava.