
Il fascio dei fari interroga la notte, la vellica, la indaga,
aderisce al senso della strada, carico di freddo e di valigie si concentra
sul mistero del buio, sul concerto di note del motore ed ogni
passeggero è condannato a restare un punto di domanda,
un pozzo per sempre di supposizioni: chi è quello che dorme
con la bocca spalancata e un respiro che nulla svela dei segni,
di quelle visioni che anticipano il sonno, chi è? cosa domanda
al mondo, cosa si cela nelle sue tasche, di cosa parla
nello srotolarsi dei giorni, ha figli, ha soldi in banca, cosa guarda
della televisione, e dove va, in che direzione, in quale abisso di vuoto
non sa di sprofondare? un pubblico di poveri, di anziani
che ritrovano i figli ghermiti dalla lontananza, ci sono
gli extracomunitari con lo sguardo che si ciba d’attesa, le nonne con le foto
dei bambini che scorrono sui cellulari, e il vento della precarietà
che tutti ci accompagna e ognuno è prigioniero dell’enigma,
chi addenta il panino con la mortadella e chi discorre al telefono
con la voce tutta regionale, la sonora appartenenza a un accento,
a un gergo di paese. I pullman della Marino custodiscono dentro
questi misteri, lo spavento di facce, l’incertezza degli occhi, tutti
disperatamente soli, e la notte li veste, li attanaglia, li veglia,
li prende per mano e li consegna al vano inseguimento di una felicità.
Interrogativi che hanno mille risposte. Fortunato chi li raccoglie e accarezza l’umanità che lo sfiora consapevolmente.
Grazie.
Grazie Mimmo! penso che continuare a interessarsi e interrogarsi sul destino degli uomini ci permette di conservare la nostra umanità
Grazie a te!