“Sembrava che da un momento all’altro si fosse rivoltato il mondo: statue parlanti, bambini abbandonati strane riunioni notturne, fatture e incantesimi… Chi ci capiva più niente?” È in queste parole, impresse in quarta di copertina, che si riassume brevemente quanto il giornalista partenopeo Franco Di Mare, ex inviato di guerra e attualmente volto noto della Rai in veste di conduttore, descrive nel suo ultimo libro Il Caffè dei Miracoli (Rizzoli).
Un romanzo tutto “all’italiana”, stretto, nel suo paradossale bigottismo, dinanzi all’erigersi (nei pressi di un a chiesa) di una ponderosa statua che ritrae “le vergogne” di un nudo di donna. I protagonisti del romanzo interagiscono fra loro nello scenario di Bauci, un piccolo borgo affacciato sulla costiera amalfitana. “Un nome preso in prestito dalle “Città invisibili” di Calvino, ma in realtà Bauci non esiste e di certo potrebbe essere collocata ovunque, in ogni parte d’Italia” – ha sottolineato lo stesso Di Mare durante l’incontro tenutosi lo scorso venerdì 19 giugno a Barletta, presso lo stabilimento balneare “Il Brigantino”, grazie alla collaborazione e all’ organizzazione di Liberincipit, (Presidio del Libro di Barletta) e della libreria “Cialuna”.
“Bauci potrebbe essere Ravello” (comune in provincia di Salerno che si colloca geograficamente sulla costiera amalfitana), come qualcuno ha ipotizzato, ed in fondo c’è un filo di verità, perché come lo stesso Di Mare ha affermato: Il Caffè dei Miracoli è ispirato ad una chiacchierata avvenuta all’interno di un bar con il mio amico sociologo nonché professore universitario Domenico De Masi, il quale ricevendo la cittadinanza onoraria da parte dell’amministrazione ravellese , proponeva a quest’ultima di estendere per tutto l’anno, e non solo d’estate, il meraviglioso Festival culturale di Ravello, affinché i turisti e non solo, potessero fruire delle bellezze del posto non solo durante il periodo estivo, arricchendo al contempo le casse della città”.
Ma all’indomani di questa “intrigante” proposta, si susseguono una serie di vicissitudini “rocambolesche” che mettono in luce vizi e virtù degli amministratori nostrani e di come sia connaturata in noi la paura nei confronti del nuovo e del cambiamento.
Con un pizzico di ironia e elegante sobrietà tipiche del giornalista Di Mare, la serata è proseguita leggendo alcuni passi del libro, dai quali si evince l’analogia tra l’amministrazione di Ravello con quella verosimile di Bauci: “È sempre intorno a loro, le fimmine, che si agita il mare delle passioni – si legge nel testo – e il mare, quando tira malo tempo, in un niente può volgere a tempesta. Ma vale lo stesso se la donna in questione è una statua di marmo, un opulento nudo di Botero il cui sedere da tre tonnellate guarda malauguratamente in direzione di una chiesa? È quel che succede a Bauci, piccolo borgo a strapiombo sulla costiera amalfitana, diventato località alla moda grazie a un festival artistico che quest’anno celebra appunto il maestro colombiano. Quando don Enzo, il parroco, vede l’opera al centro della piazza va su tutte le furie: come si può concepire tale oscenità, peraltro a pochi giorni dalla visita del vescovo? Ma toglierla non si può. Spostarla neppure. Cosa fare, dunque? Se lo chiede Rocco Casillo, il sindaco, al quale la statua serve per coronare i suoi sogni politici, e se lo chiede l’intera, colorata comunità di Bauci. Strane dicerie e fatti inspiegabili si susseguono fin quando, ai piedi dell’imponente chiattona, compare un fagotto con dentro una neonata. La pietra dello scandalo è servita”.
“Il mio non è un libro di denuncia, ma quel che mi chiedo – sostiene Di mare durante l’incontro – è perché la comunità di Ravello, così come quella di Bauci, similarmente dinanzi alle maestose e ‘vergognose’ (per i più puritani) curve della statua, reagisca in maniera così drastica dinanzi a qualcosa di nuovo? Addirittura – sorride il giornalista – il sindaco di Ravello ipotizza ‘malignamente’ che De Masi voglia sottrargli la poltrona, quando invece l’unica e vera motivazione che ha spinto il mio amico a chiedere al sindaco di poter prolungare il Festival, è stato solo il suo grande amore per Ravello”.
Tuttavia, da Il Caffè dei Miracoli appare evidente l’attitudine delle donne al cambiamento, a differenza degli uomini definiti dall’autore “conservatori dentro”. Di Mare che per vent’anni è stato inviato di guerra, ha da sempre riscontrato che, in ogni parte del mondo, le donne ricostruiscono con tenacia e fatica ciò che gli uomini hanno distrutto combattendo le proprie guerre con armi e modi diversi; ogni donna ha in sé una particolare propensione a sopportare il peso dell’impegno che induce al cambiamento.
“I personaggi sono verosimili e in ognuno di essi cerco di immedesimarmi in quelli che sono i loro pregi e i loro difetti. Piuttosto, quel che voglio sottolineare è la mia avversione verso il ‘qualunquismo’: c’è la buona e la cattiva politica, quella che denuncio è quella fatta dai cialtroni, dai deficienti, ma allo stesso tempo lascio trasparire nelle pagine del mio libro che a tutto questo può sempre e comunque esserci anche un anelito di speranza.” – ha concluso il giornalista.