
La forza del passato
Nel territorio di Martina Franca si estende la riserva naturale regionale del Bosco delle Pianelle, un bosco di antiche querce, prevalentemente lecci.
Forte di un passato prestigioso, il bosco oggi si gode onori e protezione.
Ai visitatori che giungono si offre generoso, disvelando le sue meraviglie senza pudore. I suoi segreti, riservati agli occhi più attenti e ai fini conoscitori dei misteri della natura.
Gli antichi tratturi, pregni dell’odore delle greggi in transumanza, sono ora percorribili sentieri, facili tratti di sterrato che si insinuano nel bosco, passando lungo piccole doline, antiche fogge, varie costruzioni a secco tra cui spicca il grande Trullo, una sorta di casetta di Hansel e Gretel, in cui, i tozzetti di marzapane, il cui odore avrebbe dovuto attirare giovani ed ignare vittime da sacrificare all’ingordigia della strega, sono divenute pietre, incastrate una sull’altra, per aggirare la cupidigia dell’antico signore di quelle terre e il dazio da lui imposto sulle costruzioni.
Il verde, nonostante l’autunno inoltrato, è ancora intenso; il sole si intrufola tra i rami più alti e, con un fascio di luce splendente, li illumina. Basta spostare il capo e la luce comincia a giocare con i rami variandone le tonalità.
Quando ci si avvicina alla parte più antica, i lecci secolari diffondono la voce degli antichi tagliaboschi martinesi, detentori del diritto di “legnare”.
Volgendo il pensiero al passato, si riesce ad immaginarli, quegli uomini, i vestiti inzuppati dalla fatica, le braccia robuste, le mani rustiche e pesanti, immersi nel rumore secco delle loro asce, che, colpo dopo colpo, piegano quegli alberi alla loro forza.E poi ci sono i tenaci fragni con la voce dei mercanti veneziani, giunti a comperare quel legno prezioso, con cui costruire grandi barche per andare alla conquista dei mercati d’oltre mare.
E quando le voci si acquietano e si riprende ad osservare, ci si ritrova circondati da mani legnose che dal suolo partono verso il cielo alla ricerca di luce.
Dal tronco antico, tagliato secoli fa, nel tempo, nascono polloni e da ognuno di essi prende vita un nuovo tronco, un nuovo albero.
Fratelli legati per sempre.
È la vita che si rinnova; l’albero madre, la “matricina”, lascia nel terreno le sue radici e la linfa che lo ha nutrito continua a scorrere nei giovani tronchi.
Ciò che di nuovo nasce, affonda le sue basi nel passato ed è da lì che prende vita.
Svettare verso il cielo è il futuro di quelle giovani piante e come questo accadrà dipenderà dalle condizioni ambientali che incontreranno ma la loro capacità di resistere alle intemperie, di non cedere sotto i venti più vorticosi, affonda in quelle salde radici ed è grazie a quel legame che saranno favorite.
“Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai” – riporta una citazione a me cara.
La linfa del nostro passato, di ciò che è stato prima di noi e di coloro dai quali veniamo, ci rende forti e resistenti. La fratellanza ci unisce in un legame eterno.
La voce e l’anima del grande Bosco è di Rossella Gendarmi, fine conoscitrice dei misteri della Natura; a lei va il mio ringraziamento speciale.
La citazione riportata è tratta dal Gosho “Fiori e Frutti” di Nichiren Daishonin, antico monaco buddista.