Ma i gialloverdi sono un pericolo anche quando individuano problemi che esistono

Caro direttore,

il governo gialloverde ha saggiamente mollato la presa, che continua nella propaganda, e Bruxelles ha accettato per ora il nostro 2,04 di deficit, in attesa di capire dov’è il trucco. Il premier Conte e i due vice Salvini e Di Maio continuano a raccontare la favole delle promesse rispettate, del reddito e di quota 100 più belli e più grandi che pria. Una palla spaziale che si rivelerà in tutta la sua crudezza nella prossima primavera. Lega e M5S continuano a sostenere che nulla cambia, e nessuno capisce come mai il 2,04 non fosse stato proposto tre mesi fa, prima di bruciare qualche centinaio di miliardi fra spread e mercati. Sarebbe facile osservare che siamo passsati dalla minaccia di uscire dall’euro alla preghiera di darci una mano a Junker e compagnia bacchettante. Troppo facile.

In questo quadro triste di bugie e di parole al vento, una verità si avanza imperterrita. I giornali raccontano i fatti, con punti di vista differenti, ma le cifre hanno la testa dura. Sicchè anche i giornali “amici” del Cambiamento non possono fare a meno di osservare che il duo Conte-Tria ha calato le braghe, come si suol dire, ma lo hanno fatto a fin di bene. E questo ci sta, com’è vero che le braghe sono al calcagno. Poi ci sono i giornali non amici del Cambiamento che fanno e rifanno le pulci al governo, cioè fanno il loro mestiere. E allora che ti escogita il diabolico duo Salvini-Di Maio? Ti escogita la punizione per i giornali. Basta contributi è la parola d’ordine, come se tutti i giornali prendessero contributi pubblici, cosa non vera e limitata alle cooperative (talvolta fasulle, questo sì) e in misura trascurabile se non simbolica. Il problema non è il “quantum”, è la minaccia che colpisce, fa notizia e muove i sondaggi.

Ora, contributi o meno, la minaccia ai giornali è tipica dei regimi dittatoriali, i quali regimi tollerano solo i giornali amici, anzi amicissimi. E, nel ragionamento dei regimi, prevale il trucco. Dicono i Nostri governanti che il sostegno, piccolo o grande che sia, distorce le regole del mercato, e che i giornali, tutti, devono cavarsela con le proprie forze. Una teoria che fa colpo, che sembra addirittura giusta, ma che giusta non lo è affatto. I giornali, o le radio o le agenzie, non sono salsicce, che fanno il prezzo nella concorrenza. Ma le salsicce non sono un diritto, mentre l’informazione lo è. La libertà di un Paese si misura dalla libertà della sua informazione, dalla indipendenza dei suoi giornalisti. Un piccolo giornale con pochi mezzi deve essere aiutato perchè l’informazione è più importante delle salsicce, è necessaria quanto il pane. I Nostri ribattono con il conflitto di interessi che riguarda i produttori dei beni materiali, detentori anche di mezzi di informazione. Il problema c’è, ma non va mischiato e frullato insieme al diritto dei giornali a essere liberi. Ci vuole scienza e coscienza per affrontare temi come questo, cruciale per ogni democrazia, ma i Nostri si muovono fra il trucco e la minaccia.

Verrebbe da dire che i gialloverdi sono un pericolo anche quando individuano problemi che esistono. Mi spiego meglio. I M5S hanno vinto le elezioni del 4 marzo, anche se sembra che le abbia vinte Salvini, perchè hanno segnalato disagi veri, situazioni incancrenite, realtà intollerabili. Il popolo li ha votati in massa perchè ha creduto che loro fossero la soluzione. In realtà, i governanti di oggi sono più simili al termometro che all’antibiotico. Se hai la febbre, il termometro te la segnala, ma non ti guarisce. Poi ci vogliono il medico e il farmacista, sennò rischi di schiattare anche per un banale raffreddore, e qui si parla della salute di un grande Paese europeo, il nostro.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).