È uscito il 12 gennaio “Il vento è forte qui… si vola meglio”, secondo album in studio del cantautore pugliese Gerardo Tango. Gli abbiamo fatto qualche domanda.
Gerardo, partiamo dal titolo che non è di quelli che passano inosservati. Come l’hai trovato? Di solito il vento forte inquieta, invece tu ci vedi del buono: sei un ottimista?
Volevo un titolo lungo che si contrapponesse ad “Una Donna”, nome del mio precedente album. L’ispirazione è arrivata grazie ad un verso della canzone “Grano”, contenuta nell’album. Il verso dice “anche se non c’è vento prendi ancora la mia mano”. E’ una metafora della vita, ed è anche un invito ad affrontare di petto i problemi e ad uscirne più forte, magari dopo averli risolti.
Sei al secondo album nel giro due anni. È un album che si pone in continuità col precedente o lo consideri di rottura?
Per me è abbastanza di rottura, ma non naturalmente al 100%. Ho dato sfogo alla mia vena rock che nell’altro si sente poco. Diciamo che quest’ultimo è più assortito: c’è rock, prog, ballate, folk, elettronica. Inoltre sono cambiati tutti i musicisti. In questo hanno suonato Stefano Montrone alla batteria, Giulia Nanni al basso, Leo Episcopo alle tastiere. Ultima differenza è che “Il vento è forte qui…” ho deciso di arrangiarlo da solo, mentre “Una Donna” era stato arrangiato quasi interamente dal grande Giovanni Chiapparino.
Ascoltando le canzoni sembra evidente una voglia di non essere banale, soprattutto dal punto di vista melodico. È come se accettassi la struttura classica della canzone, ma all’interno di quella poi provassi ad uscire fuori dal seminato. È così?
L’arte e la banalità sono antitetiche. Cerco sempre di evolvere sia a livello musicale che testuale. Diceva Lou Reed che “un buon testo vale già metà canzone, l’altra metà spetta alla Musica”, ed io mi fido. Non ho regole precise quando compongo, posso partire da idee musicali, ma anche letterarie, poi pian piano aggiungo o tolgo come uno scultore fino al risultato finale.
A proposito dei testi. Alcuni di essi sono testi cosiddetti “impegnati”, alcuni versi ricordano il modo di scrivere che si aveva negli anni ’70. Questa mi sembra una tua peculiarità: oggi quasi più nessuno scrive testi impegnati. Ti senti un cantautore “impegnato”?
Si mi sento abbastanza “impegnato”, ma non voglio essere considerato un cantautore politicamente schierato. Credo che tutto debba essere al servizio della canzone e dell’arte in generale. Credo anche che la musica non possa cambiare la società, assolutamente, che serva però a poter dire quello che si pensa in maniera efficace, ed a condividerlo con più persone possibili. E comunque qualcuno impegnato c’è ancora, penso ad esempio ad Alessio Lega.
Tu hai avuto per anni un lavoro stabile, il contratto a tempo indeterminato. Poi hai lasciato tutto per fare solo il musicista. Dove hai trovato il coraggio?
Si ho fatto per 10 anni l’operaio, però vivevo male anche se con uno stipendio stabile. Vivevo per lavorare e non il contrario, così quando hanno annunciato dei licenziamenti “incentivati” nel 2013 ho preso la palla al balzo ed ho fatto il grande passo. Per me la Musica era troppo importante per essere vissuta solo come hobby.
Il disco è appena uscito. Cosa ti aspetti ora?
Il disco è uscito il 12 gennaio. Mi aspetto e mi auguro un buon riscontro di vendite sia della copia fisica che di quella digitale. Ricordo che è prodotto da me e distribuito da Isola Tobia Label. I miei progetti futuri sono partecipare ai vari concorsi sparsi per l’Italia che servono ad avere visibilità e suonare, suonare e suonare. Far conoscere i miei 2 album a più persone possibili. A proposito di questo “Il vento è forte qui… si vola meglio” lo presento al pubblico andriese venerdì 26 presso il Circolo dei Lettori in via D’Excelsis 22. Non mancate.