L’irruzione della sua strumentazione tecnologica nella vita e nella comunità dei Marubo, in Amazzonia

Elon Musk (1971), uno degli uomini più ricchi del Pianeta, fondatore e amministratore delle aziende più avveniristiche, ha recentemente introdotto internet nella comunità Marubo, nel Brasile amazzonico.

Da quello che ci è concesso sapere, l’operazione sarebbe frutto di un accordo fra Musk e Bolsonaro, ex presidente del Brasile, siglato peraltro senza la partecipazione dei rappresentanti delle comunità indigene e celato dietro l’etichetta delle politiche per l’ambiente (!).

L’esperimento ha coinvolto i circa duemila Marubo, a cui è stato fornito un cellulare connesso ad internet grazie ai satelliti di proprietà di Musk.

In soli nove mesi la vita di quella comunità è stata stravolta: nessuno compie più le azioni quotidiane di sempre, tutti restano costantemente appiccicati (la stickiness!) ai propri cellulari. Non solo: in così breve tempo si è sviluppata una dipendenza talmente forte che i Marubo non intendono assolutamente fare più a meno di internet, pur rendendosi conto dello stravolgimento vissuto.

Ricordo per inciso che nel dicembre 2023 Musk fu accolto come una star al convegno di Atreju dall’attuale Presidente del Consiglio italiano.

A mio parere Musk ha dato corso ad un autentico genocidio culturale; egli è intervenuto senza un’adeguata e pubblica negoziazione sulle procedure, sulle finalità e sui contenuti del suo esperimento.

Se volessimo una misura della brutalità dell’operazione, proviamo a confrontarla con quanta e giusta cautela usiamo in Italia su temi come l’introduzione dell’educazione affettiva nelle scuole o l’insegnamento delle religioni.

Per un altro verso, invece, non dovremmo meravigliarci, se riflettiamo sulle parole di Fedez quando dice di essersi reso conto che i trentenni di oggi sono stati usati come cavie dei cellulari e della rete.

Prendiamo atto del fatto che Musk è parte di quell’establishment politico ed economico che gode della più sfrenata e spregiudicata libertà d’azione, mentre miliardi di individui sono soggetti ad un controllo sempre più stringente.

Tornando al titolo, è utile argomentare perché Musk merita di essere considerato responsabile di genocidio culturale. Il riferimento a un’altra comunità amazzonica brasiliana che è stato oggetto di lunghi e approfonditi studi, i Piraha, può aiutarci a comprendere quale tipo di  cultura sia stata cancellata dall’ intervento, dall’irruzione di Elon Musk e della sua strumentazione tecnologica nella vita e nella comunità dei Marubo.

Bene, la cultura dei Piraha è stata oggetto di approfondite analisi da parte di antropologi, linguisti e matematici occidentali che furono messi in crisi prima di tutto dal fatto che i Piraha non contano. A loro basta “Uno, due, molti”: usano tanta approssimazione anche nelle transazioni commerciali! Ovviamente la scoperta fu traumatica per chi crede nell’innatismo della matematica. C’è di più. I Piraha guardano, ascoltano e considerano quasi esclusivamente la Foresta, che per loro è tutto: si rifiutano pertanto di dare un nome a troppe cose, perché pensano che una forza del male si impadronisce delle cose quando esse assumono un nome.

Ovviamente, detta così, l’idea fa ridere; fatto sta che gli studiosi notarono imbarazzanti analogie con molte ed evolute teorie sul linguaggio umano e sui limiti della conoscenza: da Wittgenstein al principio di indeterminazione, dall’idea di una realtà oltre il linguaggio all’apofatismo dei mistici.

Al di là di queste complicazioni, emerge in queste fragili comunità amazzoniche un’innocenza primordiale: questa è stata la vittima o, forse, il bersaglio dell’esperimento voluto da Musk. Una cultura senza tempo dissolta in nove mesi. Un genocidio culturale su piccola scala, ma esemplare ed esemplificativo.

Nell’osservare le conseguenze dell’esperimento possiamo ricostruire quello che noi stessi abbiamo sperimentato e sperimentiamo con l’invasione dei contenuti della rete.

Le obiezioni sono prevedibili: non si può fermare il progresso tecnologico; l’IA è inevitabile; ci sono anche tanti (?) benefici; chi si oppone parla al vento, etc..

La risposta è altrettanto semplice: dobbiamo distinguere il progresso dallo sviluppo. L’uso delle tecnologie è un progresso, ma non sarà vero sviluppo fino a quando gli strumenti e i metodi della cultura digitale saranno gestiti dall’alto e noi cittadini saremo solo utilizzatori, consumatori, bersagli.

L’esperimento di Musk è senz’altro progresso e sviluppo per lui, ma non per i Moruba: la loro vicenda fa riflettere sul fatto che la cultura digitale planetaria è andata e va di pari passo con un proporzionale “genocidio” delle culture locali e individuali. Rischiamo di diventare, se non lo siamo già diventati, come i polli in batteria: ci nutriamo, ingrassiamo non secondo il nostro istinto, ma secondo l’ordine programmato della batteria.


FontePhotocredits: https://flic.kr/p/2nhdLCh
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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.

2 COMMENTI

  1. Al di là di quelli che possono essere gli interessi capitalistici di Musk e di chi lo appoggia in queste sue complesse operazioni, al di là del suo modus operandi, non mi pare che qualcuno sul nostro Pianeta debba essere privato di invenzioni e scoperte. La tecnologia non necessariamente distrugge un popolo e la sua civiltà; al contrario gli offre dei rapidi strumenti per trasmettere e implementare il suo pensiero, la sua storia. Perché dunque Pirahã, Marubo e gruppi etnici simili dovrebbero essere tenuti lontani dal Web? Forse per il nostro egoistico bisogno di ritrovare da qualche parte l’Eden perduto? Forse per garantire al turista un raro esemplare di primitiva ingenuità e purezza che lo solletichi durante le sue esotiche vacanze?
    Io ho sempre considerato Internet – e le telecomunicazioni in genere – come dono di Dio, e continuo a servirmene consapevolmente e con misura. Aiutiamo gli altri a fare lo stesso e nessun apofatismo sarà violato.

  2. Cara Collega, prova a considerare il fatto dal punto di vista dei Moruba. Oppure prova a immaginare se i Moruba ci imponessero il loro modo di vivere, la loro tecnologia, i loro valori. A parte questo, nella scuola e’ molto pericolosa l’omologazione acritica alle “magnifiche sorti e progressive” di Elon Musk.

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