«La morte è la curva della strada»

(F. Pessoa)

Elisa, 19 anni ieri: e sono passati 15 anni.

La ricordo, la ricordiamo ancora, ed è un’immagine netta, vivida, a chiare lettere. Era la più bella del Liceo Scientifico “Nuzzi” ad Andria. Merito non solo della grazia che Madre Natura le aveva donato e che l’avrebbe potuta vedere facilmente trionfare ad un concorso di bellezza. Merito, soprattutto, del suo carattere: solare, gioiosa, sempre col sorriso, era la vera regina del liceo e la conoscevano tutti. Ottocento studenti e sessanta docenti, tutti sapevano chi fosse Elisa Troia. Tutti l’amavano.

E tutti l’hanno pianta.

Era il 29 luglio 2005. Gli esami di maturità si erano conclusi da poco più di due settimane e finalmente era iniziata l’estate. Mare, sole, amici, serate danzanti, tutta la vita davanti, l’università alle porte.

Poi, inaudito, inatteso, crudele, violento, senza alcuna giustificazione, lo schianto.

Elisa passeggiava lungo il litorale di Bisceglie, sul marciapiede. Era notte, c’erano gli amici. Nulla di cui temere. Ma non fu così.

Fu travolta da un’auto che le rubò la vita e ci spezzò i cuori.

Sembra ieri e son passati quindici anni.

La piangono ancora i genitori, il fratello Riccardo, gli zii, i cugini. La piangiamo tutti. Come quel giorno.

Perché non ci siamo ancora rassegnati all’ingiustizia che ce l’ha strappata.

Ciao, Elisa, regina del sorriso.

A te dedichiamo i versi di Fernando Pessoa:

La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.

 

 


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...