Se non ci fosse stata la democrazia, la nostra democrazia, la nostra democrazia così fragile e così forte…

“Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con uno schiaffo violento in pieno volto. Allora D’Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all’altezza dell’ano. Nel frattempo io mi ero alzato e avevo detto: ‘Basta, finitela, che cazzo fate, non vi permettete’. Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro, poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo, in senso contrario, che gli fece perdere l’equilibrio provocando una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di aver sentito il rumore. Spinsi Di Bernardo ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”.

Così la deposizione(/confessione) di un carabiniere imputato nel processo per l’omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi ha definitivamente (questo si auspica) squarciato la coltre delle menzogne sul caso del povero ragazzo. Oggi Ezio Mauro (su Repubblica.it, Caso Cucchi: la lunga menzogna di Stato) ha commentato che in questi anni alla famiglia di Stefano è stato negato il riconoscimento della verità e della democrazia.

Concordo solo in parte; concordo sulla negazione della verità, non sulla negazione della democrazia. Se non ci fosse stata la democrazia, la nostra democrazia, la nostra democrazia così fragile e così forte, la verità non sarebbe mai emersa, come mai – temo (ed è solo uno degli esempi possibili) – emergerà (fino in fondo) quella sulla drammatica fine di Giulio Regeni. Se non ci fosse stata la democrazia la magistratura migliore non avrebbe sempre rintuzzato le scorciatoie, le approssimazioni, le distrazioni, le incompetenze, gli errori delle decisioni sbagliate; se non ci fosse stata la democrazia la nostra avvocatura libera e forte non avrebbe potuto condurre l’estenuante battaglia per la verità che – speriamo – si approssimi ad un epilogo positivo; se non ci fosse stata la democrazia, i nostri media non avrebbero potuto sostenere la forza straordinaria di una donna che tutti dovremmo rispettare, anzi di più, ammirare e ringraziare per quello che fatto (e per come lo ha fatto); se non si fosse stata la democrazia il becerume politico avrebbe soffocato le testimonianze di giuristi e politici migliori come Luigi Manconi; se non ci fosse stata la democrazia (l’enfasi questa volta ci sta) la “lotta tra il bene il male” non avrebbe attraversato la coscienza dei servitori dello stato a vario titolo coinvolti in questa vicenda inchiodandoli definitivamente alle loro colpe di traditori e infedeli.

È la democrazia che ha concesso a tutti quella possibilità di riscatto che finalmente è stata colta da qualcuno. Certo, leggendo la ricostruzione della vicenda processuale (vedi per tutti Bonini, Il corpo del reato), inquieta la constatazione delle enormi asperità che hanno costellato la strada della verità. Lo stato non dovrebbe richiedere alle sue vittime di ergersi (loro malgrado) ad eroi perché la giustizia sia riconosciuta. Ma è proprio la democrazia, con i suoi principi, con le sue regole, i suoi equilibri, a volte incomprensibili, a volte così lontani dal “sentire comune” (qualunque cosa voglia dire) che ha permesso di individuare, isolare e portare alla luce del sole l’errore.

La democrazia, la nostra democrazia, noi, noi tanti, pochi, tutti, noi “prato di aghi sotto il cielo”.


1 COMMENTO

  1. Articolo significativamente efficace. Non è un gioco di parole. Significativo per come riprende il concetto di “democrazia” nel suo etimo originario rendendolo uno dei capisaldi del vivere civile già voluto da chi ha offerto la propria vita in cambio. Efficace come una “freccia” ben lanciata che colpisce al centro … al cuore di chi da queste vicende deve trarre esempio e stimolo aldilà di ogni ragionevole dubbio. Infine assolutamente didattico.

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