Un Paese controverso, l’India. Senti immediatamente la sua diversità, ti si appiccica addosso, trasuda dalla tua fronte, la respiri nell’aria rarefatta di profumi intensi, una vita aromatizzata di eccessi, una cultura religiosa costellata di immagini pompose.

Un politeismo che lascia spazio alla libertà di culto, una filosofia che apre la mente all’indipendente interpretazione del sacro, annientando la manicheista contrapposizione tra bene e male.

Dopo un breve scalo a Bombay, il nostro aereo atterrò a Nuova Delhi. Ufficialmente mi trovavo lì per una visita medica. Il sistema sanitario e ospedaliero indiano è tra i più efficienti al mondo. Nella sala d’attesa del Aashlok Hospital, coloratissimi quadri di Krishna ovattavano l’ambiente per bambini spaventati. Quando il tassista ci riportò in albergo, notai sul suo specchietto retrovisore, un crocifisso. Lo stupore di quella visione si contrapponeva alla rassicurazione di trovarmi al cospetto di un volto amico. Il Cristo agonizzante della croce mi trasmetteva la felicità e l’illusione di essere a casa, nella mia terra, tra le futili preoccupazioni del mondo occidentale.

La differenza era tutta lì in una sillaba: Krishna-Cristo, fermo ad Eboli, oggi potremmo dire: all’ebola. Le antitesi per eccellenza, accentuate dai ceti sociali che, stratificandosi, erigono ancora oggi una scala gerarchica sorretta dal fondo di periferie cartonate, dove bucce di cocco si sostituiscono a pietre e mattoni, in case con tetti di stelle e banchetti in simpatica compagnia di cobra velenosi. Questione di accenti, insomma, quelli che trasformano l’India da calamita in calamità. Un’attrazione lenta che diventa inarrestabile, una passione di cui non puoi fare a meno.

Ero lì: alla scoperta di una diversa civiltà, proprio come Carlo Levi. Forse proprio come Gesù Cristo. Quel crocifisso entrò nel profondo, toccò le corde giuste della curiosa indagine di un bimbo. Qualche ora più tardi acquistai un libro scritto in un inglese scolastico, lo tradussi e compresi per la prima volta il significato di Illuminazione. Nulla accadeva per caso. Tutti gli eventi e gli incontri della nostra vita ruotavano intorno ad una verità assoluta, Dio. Suo Figlio era stato lì, ci aveva vissuto con la sua famiglia, la sua tomba sorgeva in cima alla catena montuosa di Nuova Delhi.

Un Vangelo nascosto? Possibile. Una riedizione del Codice Da Vinci? Troppo commerciale. Ma l’illuminazione che ci potesse essere qualcosa di misterioso era desta. Il non detto che supera le cronache storiografiche, l’ignoto che alimenta la fede come un fuoco, il fuoco che accende la caverna di Platone, il fuoco della tentacolare volontà di Krishna, il fuoco della legge del Monte Sinai.

Probabilmente Cristo si è fermato a Nuova Delhi, sicuramente da Nuova Delhi è partita la mia consapevolezza dell’ego che sfiora il Tutto.