L’eucaristia dunque è la fonte e il culmine a cui attingere i misteri della salvezza
I cristiani nel Corpus Domini festeggiano la presenza reale di Cristo, nel segno del pane e del vino consacrati. Tale segno sacramentale è un memoriale. Sappiamo che ci sono vari memoriali laici. In America, ad esempio, c’è un giorno in cui vengono ricordati i morti di tutte le guerre. Tutti sappiamo che c’è il “giorno del ricordo”, che fa memoria delle vittime nelle foibe, o il “giorno della memoria”, in cui si ricorda l’olocausto subito dagli ebrei. Tale ricordare resta un fatto del passato, oggetto di riflessione.
Nell’Eucaristia, allo stesso modo, si ricorda il mistero della passione, morte, resurrezione di Gesù, della sua ascensione e della sua glorificazione, momenti anch’essi accaduti nel passato. Ma il memoriale non è soltanto memoria di un fatto accaduto una volta per sempre. Già gli ebrei, in ogni celebrazione della Pasqua, affermano che il Signore li ha liberati dalla schiavitù d’Egitto.
Tale memoriale dunque non assume solo una verità del passato, ma una ripresentazione nel proprio oggi. Ricordare gli uomini morti nella guerra non può riportarli in vita, ma nell’Eucaristia fare memoria di Cristo significa incontrarlo nel proprio presente. Tale presente non è però rivolto al passato, avvolto da una vuota nostalgia di eventi accaduti.
I teologi definiscono l’eucarestia banchetto escatologico, cioè anticipazione di ciò che accadrà. L’eucarestia è memoria di ciò che è accaduto una volta per sempre, esperienza nel proprio presente e nel proprio vissuto, ma segno profetico del futuro, alimento per un cammino ancora da compiere.
Una splendida icona, opera di Rublev, presenta la Trinità attorno ad una tavola rettangolare dove il posto centrale è per l’umanità, al cui centro si fa riferimento all’offerta sacrificale del Cristo. Tale partecipazione, al banchetto della Trinità, è già anticipazione attraverso il banchetto eucaristico. L’eucarestia è dunque passato, presente e anticipazione del futuro, profezia dell’umanità che siederà in comunione attorno alla Trinità. Tutto ciò i cristiani lo sperimentano proprio nell’Eucaristia che, in quanto sacramento, è segno efficace di salvezza operata da Cristo, ripresentata nell’oggi e attesa del compimento ultimo di salvezza.
La realtà devozionale, bella nel suo folklore e nella popolarità dei riti, ha sempre bisogno di tornare a questi significati fondamentali. Dovrebbe essere scontata una differenza fondamentale; mentre ai santi è data la venerazione attraverso le reliquie o i sacri simulacri, all’Eucaristia è offerta l’adorazione in quanto i cristiani vi riconoscono Dio vivo e vero, realmente presente. Non esistono processioni o culti mariani o di santi paragonabili al culto eucaristico. La processione eucaristica, di origine devozionale, è dunque la più importante, segno della specificità cattolica tra i vari cristiani. Afferma un adagio cristiano: “l’eucarestia fa la Chiesa”. Senza eucarestia verrebbe meno la stessa identità della Chiesa. L’adagio continua affermando che “la Chiesa fa l’eucarestia”.
L’eucaristia dunque è la fonte e il culmine a cui attingere i misteri della salvezza.