«Fra gli errori ci sono quelli che puzzano di fogna, e quelli che odorano di bucato»

(Cesare Pavese)

Cesare Pavese.

La sua figura di uomo e poeta, i suoi rapporti forse ambivalenti con la Resistenza, prima, e con il Partito Comunista, poi, la scelta di porre fine al duro “mestiere di vivere” con il suicidio a soli quarantadue anni: tutto questo, e altro ancora, non cessa di far discutere gli esperti, ma noi esperti non siamo e tutto questo, ora, lo possiamo anche accantonare.

Mi interessa, piuttosto, respirare con te questo fresco profumo di bucato, vivido come gli errori che tutti noi compiamo o possiamo compiere, ma che non per questo cessano di profumare.

Sì, perché Pavese parla chiaro: c’è errore ed errore. C’è l’errore di chi ci prova sempre e comunque, di chi getta il cuore oltre l’ostacolo, di chi rischia in nome di una visione, un compito, una speranza.

È c’è l’errore gretto. Quello che si nutre di intrighi e camere oscure, di voci di corridoio, di pusillanimità, di egoismo, di cordate degli ignavi.

Facile indovinare quali delle due categorie, a giudizio di Pavese, puzzi di fogna. Che è fogna d’animo. Molto più nauseabonda delle cloache così necessarie al nostro vivere civile.

Per contrasto, e per tornare a respirare, viene in mente il “fresco profumo di libertà” di Paolo Borsellino, uno che di fogne losche era sicuramente esperto, e che è stato fatto saltare in aria prima che la sua “agenda rossa” facesse brillare chissà quale sistema di malaffare.

Il fatto è che la mafia è proteiforme. Ci sono tante mafie e di specie diverse. Credo che ognuno di noi rimarrebbe sorpreso di se stesso, se si soffermasse un attimo di troppo a considerare quali e quanti dei nostri comportamenti potrebbero essere qualificati come mafiosi: non mi attarderò in esempi. Ciascuno, se può e vuole, può interrogare se stesso.

Vabbè, caro lettore, adorata lettrice, oggi il caffè è uscito amaro.

Proviamo a zuccherarlo con parole ben più luminose delle mie. E pensiamo ai nostri errori come a bucato steso al sole. Del resto, in una stanza buia, basta accendere un fiammifero per avere luce. Oppure si può spalancare una finestra: per far cambiare aria e tornare a guardarsi, occhi negli occhi, con chi magari aveva immaginato di potersi celare nel buio. Fosse pure l’altra metà di noi stessi.

Mi raccomando: never give up!

Proverbio cinese: «La vita ha due regole: la prima è non arrendersi mai. La seconda è non dimenticarsi mai della prima».

Oscar Wilde: «Lo spreco della vita si trova nell’amore che non si è saputo dare, nel potere che non si è saputo utilizzare, nell’egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità».

Pietro Metastasio:

«Se a ciascun l’interno affanno
Si leggesse in fronte scritto
Quanti mai, che invidia fanno
Ci farebbero pietà!».


FonteFoto di Jason Briscoe su Unsplash
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...