“Se non speri l’insperabile, non lo scoprirai”
(Eraclito)
Caro lettore, adorata lettrice,
permettimi di iniziare il nostro caffè con un augurio pasquale, un augurio che credo tu possa accogliere a prescindere dalla tua fede personale. Pasqua è, infatti, simbolo di rinascita e, in quanto tale, attraversa tutte le fedi, le religioni, le ideologie: le speranze di ogni uomo ed ogni donna.
Ti scrivo queste parole pensando a quanto accaduto, pochi giorni fa, a Parigi.
Prima, una lama di fuoco che ci ha privato, in poche ore, di un tesoro custodito per secoli: Notre Dame non è morta, ma di certo è ferita gravemente e ci vorranno anni per (non) tornare all’antico splendore.
Poi, in meno di ventiquattro ore, il “solito” scatto di umanità. L’incendio si è verificato lunedì sera e ai telegiornali del martedì già annunciavano che erano state raccolte offerte per 500 milioni di euro, il giorno dopo la cifra s’era persino raddoppiata, a fronte dei 150 al momento previsti per la ristrutturazione della Basilica.
La tentazione di cadere nello scontato è troppo forte: come non pensare che si sia scatenata una gara di solidarietà (e di immagine) per restaurare delle pietre, per quanto preziose, laddove il Mediterraneo – quando non li affoga – trattiene per giorni stracci di carne che nessuno vuole e che rimbalzano da un porto all’altro?
Hanno avuto lo stesso pensiero anche le maggiori sigle sindacali francesi, lamentando che per chi ha problemi di lavoro tutti quei soldi non si sono mai visti…
Ma non intendo tediarti su questo. Non ora. Non oggi.
Vorrei piuttosto invitarti a riflettere sul potere dei simboli. Ecco, credo davvero che l’uomo sia un essere simbolico, più che “un animale razionale”, come voleva Aristotele. Non che la ragione non abbia un largo corso nei nostri eventi, ma io sono convinto che i simboli possano di più e spingano oltre. I simboli legano il visibile con l’invisibile, il detto col non detto, il logico con ciò che lo trascende. La filosofia la capisce, forse, chi la studia. I simboli hanno la forza dell’universale e colpiscono tutti.
Non c’è bisogno di essere francesi né cattolici o europei per afferrare che Notre Dame è un simbolo e capire, così, la ragione per cui, il vederla tra le fiamme, ci ha lacerati dentro. Uno sgomento, quello generale, che non è solo comprensibile: è un dolore bello, perché ci rende umani. Ci fa sentire, per una volta, un po’ più uniti. Evviva Notre Dame, se deve bruciare per farci rinascere fratelli!
E qui il mio animo si divide: perché non so più se gioire per tale sussulto di umanità o dolermi per tutte le altre volte che non vedo la stessa compassione per la Siria dilaniata da quasi un decennio di distruzione, per lo Yemen bombardato con bombe prodotte in Italia, per la Libia lacerata dalla guerra civile, con tanto di nostra complicità e indifferenza …Vabbè, mi fermo qui.
Oggi è Pasqua, il giorno in cui si commemora la risurrezione di un povero cristo, il tempo del risveglio. È giusto che tu ti attenda da me parole di luce…
Il mio augurio? Che questo intervallo possa parlare ancora ai nostri cuori e che tu ed io, ciascuno di noi, per quanto umili e fragili, possiamo essere ancora delle torce accese: magari fumiganti, ma accese…
Sia pur piccoli, saremmo un simbolo condiviso.