Treni veloci, e treni vuoti, e treni stracolmi, e treni lenti, e treni in ritardo. Il loro treno, il mio

TSeduta su questa panchina osservo il mondo che si muove davanti a me.
Centinaia di vite passano di qui. Si scontrano, si mischiano, si intrecciano. E non lo sanno.
Migliaia di storie rivivono tra le mura di questo “piccolo” pezzo di storia.
Treni che arrivano, treni che vanno, treni che stanno, che restano fermi, che aspettano.
Rumori, rumori costanti. Rumori di freni, di annunci, di voci che si accavallano.
Rumori di valigie, di pagine sfogliate, di baci urlati al mondo.
Lo zaino, una borsa, il computer, le valigie pesanti.
I libri, le agende, i giornali, gli ipod, i cellulari.
Passi veloci di chi corre sperando di non perdere il suo treno, e corse trafelate alla ricerca di un binario sempre troppo lontano. E camminate distratte e calme di chi è arrivato a casa e non vuole saperne di correre ancora.
E viaggi che iniziano con una meta già decisa. E partenze improvvise dell’ultimo minuto. E attese, lunghe, brevi, snervanti, rilassanti.
La valigia accanto a me, pronta più di me a prendere un altro treno. E la borsa sulle gambe, sempre troppo piena, troppo pesante. Come se non dovesse mai mancarmi nulla.
È mezzogiorno.
Qualcuno mangia.
Qualcuno lavora. Qualcun altro aspetta di iniziare, pronto, con la sua divisa, la sua borsa, il suo zaino o quel che sia.
Le mani in tasca, le cuffiette, la felpa: al binario di fronte, un ragazzo aspetta.
L’espressione apprensiva, le mani indaffarate, lo sguardo al tabellone degli orari: un papà accompagna la figlia piena di valigie, più ansioso di lei di partire, e gli si legge negli occhi che non vorrebbe salutarla.
“Ti telefono quando arrivo. Sì, tranquilla, a dopo”: una donna tranquillizza la mamma al telefono.
Quante storie, quante vite. Simili o completamente diverse, accomunate da una stazione, un binario, un treno. Qui, oggi, a quest’ora.
Le loro vite insieme alla mia.
Il loro treno e il mio, forse lo stesso.
E treni veloci, e treni vuoti, e treni stracolmi, e treni lenti, e treni in ritardo.
E pensieri, milioni di pensieri. E centinaia di teste, di cuori. Centinaia di vite.
E il rumore di questo posto speciale, un po’ magico, un po’ sporco, un po’ affollato, un po’ spaventoso, un po’ felice. Vissuto.
Il rumore di un mondo, dei mondi che ogni secondo questo posto ospita.
E la storia di questa stazione che raduna milioni di storie. Storie di vite, di giorni, di tramonti. Storie di sorrisi, di abbracci, di lacrime e imprecazioni.
Storie di stazioni come questa.
La stazione di Bologna.


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Le nuvole sono il posto preferito della mia testa, ma i miei piedi sono ben ancorati alla terra. Sono una sognatrice razionale, osservo il mondo e provo a raccontarlo. Mi lascio ispirare dalla vita, attraversare dalla bellezza, emozionare dalla musica, sostenere dalla fede. Mi impegno a prendere da tutto il meglio, per donarlo a mia volta. Credo nell'amore, nelle emozioni, negli sguardi e nei sorrisi. Sono una, nessuna e centomila. Ma sono sempre Carmen. Carmen e basta.