Lettera aperta a Brigida Maiorano, direttrice d’orchestra e… oncologa della “Casa Sollievo della Sofferenza”, vincitrice del prestigioso bando “Aiom-Merk”

Cara Brigida,

aveva meno di un anno, Albert Camus, quando morì il padre. Il suo futuro era nelle mani incespicanti di sua madre, quasi analfabeta e sordastra, di sua nonna, donna autoritaria. Sulla strada della vita s’imbatté nel maestro Germain che collaborò con la povera famiglia, perché il bambino potesse dare il meglio di sé e affrontare dignitosamente a testa alta le difficili prove che si dipanavano davanti a lui.

Ricevendo il premio Nobel per la letteratura nel 1957, Albert scrisse al suo maestro: Caro signor Germain, mi hanno fatto un onore davvero troppo grande che non ho né cercato né sollecitato. Ma quando mi è giunta la notizia, il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei.

Senza di lei, senza quella mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo. Non sopravvaluto questo genere d’onore. Ma è almeno un’occasione per dirle che cosa lei è stato, e continua a essere, per me, e per assicurarle che i suoi sforzi, il suo lavoro e la generosità che lei ci metteva sono sempre vivi in uno dei suoi scolaretti che, nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo riconoscente allievo. L’abbraccio con tutte le mie forze.”

“… Il suo esempio, il suo insegnamento…”  Fu lui a condurre per mano Albert alla ferma convinzione e alla dirompente azione che “l’unico scopo del vivere e dell’agire sta nel combattere le ingiustizie sociali oltre che le espressioni di poca umanità, come la pena di morte.”

Immagina quanto fu grande la gioia, che pervase il maestro, cara Brigida, un oscuro insegnante di provincia, che, come tanti, aveva svolto il suo lavoro con passione, professionalità ed umanità, senza aspettarsi nessun ritorno, quando gli pervenne il riconoscente pensiero di Albert.

Quando mi hai informato del premio che ti è stato conferito, anch’io ho provato gioia, pensando alle parole che tu esprimesti quella sera in cui fui ospite a cena, rigorosamente vegetariana, a casa vostra, a San Ferdinando di Puglia.  Intorno alla modesta mensa, tu, tua madre, Renata, tuo padre, Nino e Mauro, tuo fratello: “Mimmo, la tua opera educativa, il tuo impegno civile, la tua abnegazione (identica a quella di tutti i docenti, di tutti i medici, di tutti gli uomini di buona volontà che intendono restituire, possibilmente moltiplicato, quello che hanno ricevuto dagli altri) ha inciso sulla formazione di mio padre, che assieme a mia madre ci ha educati. Quindi il tuo operato ha contagiato positivamente due generazioni.”

Poi, mentre le gustose pietanze, fatte dalle mani laboriose di Renata, aiutata da te, deliziavano le fauci dei grati avventori, una rilucente perla di umanità brillò, accecante, nella modesta stanza da pranzo. “Credimi,” sussurrasti, con un leggero rossore sul viso circonfuso da un’aura di sacralità “quando guardo un paziente, concretamente immaginando di essere in presenza del Cristo sofferente, cerco di offrire sempre il meglio della mia competenza professionale e della mia umanità, acquisita tra le mura domestiche, a scuola, in compagnia di amici, proposta umilmente dai saggi del paese e sul posto di lavoro”.

Come docente di lettere, lo ricordo molto bene tuo padre, cara Brigida, anche se sono passati quasi cinquant’anni da quando ogni mattina da Barletta raggiungevo San Ferdinando col pullman guidato dal mitico Marco Acquaviva, che sognava un’Italia più giusta socialmente, per fare lezione e ricevere insegnamenti di vita nella prima, seconda e terza “E” della scuola dedicata impropriamente a “Papa Giovanni XXIII”, invece che a Don Lorenzo Milani, (mia proposta) sconosciuto allora ai più.

Ricordi magici. Attività febbrile, mai un giorno di malattia, anche con la febbre e con la neve a scuola, ricerca assidua per una migliore professionalità, dialogo costante con i genitori, approfondimento dei problemi sociali politici ed economici del paese, affetto a palate, ricambiato, per tutti gli alunni. Alcuni di loro, purtroppo, pur avendocela personalmente messa tutta con i colleghi, si sono sinistramente smarriti.

Il tuo nonno paterno era autista, sempre sulle strade con suo pesante automezzo, la vita perennemente in forse. A colloquio con gli insegnanti solitamente veniva la tua nonna paterna. Immancabilmente le riferivo con entusiasmo che Gaetano era un ragazzo laborioso e rispettoso, instancabilmente sorridente e generoso.

Tra i tanti aneddoti che si affastellano nella mia mente ricordo lo scontro verbale avuto durante gli esami di terza media in Consiglio di classe con la Presidente della Commissione, che non condivideva il voto, lusinghiero, che avevo proposto per il compito d’italiano, pregno di senso, eloquio fluido e originale.

Nino, cara Brigida. era uno dei due dioscuri della classe, sempre appaiati nello studio e nell’errare liberamente per i campi e le strade del paese. L’altro, Andrea Patruno, rimasto orfano come Albert Camus in tenera età, uno splendido ragazzo che si è speso politicamente per il bene di San Ferdinando e provincia. Ed io per gli orfani come anche per i più poveri e sprovveduti provavo una magnetica attrazione che mi portava a privilegiarli, nonostante che gli alunni fossero tutti uguali per me.

Padre fantastico. Tornava dal nosocomio, dove lavorava nell’Amministrazione, alle due del pomeriggio, un veloce boccone, e la sua vettura, veloce, ti accompagnava al Conservatorio di Foggia perché tu potessi realizzare un tuo sogno, divenire direttrice d’orchestra.

Un generoso impiegato. Ecco una sua preziosa confidenza, censurabile da chi annaspa nelle acque della torbida burocrazia: “Se nel mese di luglio in un giorno in cui l’ufficio è chiuso al pubblico, bussa, un anziano, un ammalato, un disoccupato, un disabile, una donna incinta, non riesco proprio a tenere serrati o a sbattere i battenti.  Difendo strenuamente la legalità in ogni ambito, ma la mia coscienza tiene sempre presente il sacrosanto principio… “il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”.

Tua madre, sempre indaffarata. Dieci piccole bocche da sfamare in famiglia. Rimboccandosi subito le maniche, collaborando alacremente con la tua nonna e con il bisnonno Mauro, imparò precocemente a diventare donna, mettendosi al servizio degli altri e di converso anche di sé stessa.

Come maestra elementare, empatica, carismatica ed adorabile, fermamente convinta che bisogna nutrire l’anima ed il cuore dei bambini, continua ancora, alle soglie della pensione, a prodigarsi con i suoi scolaretti, come faceva il signor Germain. A te e tuo fratello ha insegnato ad avere grande rispetto degli umili, costantemente, a vivere con lo sguardo amorevole rivolto al prossimo.

Tuo fratello, medico ed anche violinista, ti emula con gioia e ti carica di sogni. Come sanitario ha indossato i panni dell’attore comico e del musico, per fare sorridere i piccoli pazienti dell’ospedale in cui prestava servizio come sanitario.

Quanta gente ha contribuito consapevolmente o senza avvedersene, perché tu raggiungessi significativi traguardi! Solo un nome per tutti, il mitico don Mimmo Marone, parroco della Chiesa Madre. A viso aperto si batte contro le diseguaglianze, affronta le pesanti sfide sociali della miseria, dell’emigrazione, della criminalità, dell’ignoranza che bussano alla sua coscienza di prete ispirato dal Vangelo.

E che dire dei tuoi docenti? Incisiva la loro azione culturale, umana e pedagogica. Forte il loro compiacimento. Annamaria Acquaviva, degna erede di Marco, autista del pullman, semplice supplente quando frequentavi la prima elementare, subito si accorse della tua straordinaria capacità di risolvere con immediatezza problemi complessi.  I docenti del liceo “S. Staffa” di Trinitapoli ricordano la tua compitezza, l’umiltà, la volitività, la determinazione ad imboccare la strada della sanità pubblica al servizio dei cittadini italiani.

Quando qualcuno di loro, nella remota visita ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso, facendo riferimento al tuo cognome “Maiorano”, lo accostò a quello di Ettore Majorana, fisico nucleare di livello internazionale, tu fosti apoditticamente assertiva e decisamente lucida: “Voglio mettere la mia vita a servizio della sofferenza, non del progresso nucleare fine a sé sesso e insidioso per la sopravvivenza del Pianeta, a due passi dalla catastrofe!”

Sei sempre riuscita a trovare il tempo per studiare proficuamente. Luccicano di commozione, a distanza di oltre quindici anni, gli occhi del Preside, Antonio Di Domenico, evocando il tuo straordinario impegno nello studio. Congiuntamente si intristisce quando sussurra: “L’abnegazione di molti docenti e dirigenti scolastici viene vilipesa dallo Stato italiano che imperterrito continua a fare strame della Costituzione, trascurando le esigenze culturali e progettuali delle giovani generazioni.”

A Roma, dove ti sei laureata brillantemente, hai dovuto fare i salti mortali per quadrare il bilancio. Tu, donna, tu, figlia di gente comune, tu sconosciuta ragazza del Mezzogiorno, hai affrontato prove di discriminazione con coraggio, dignità e determinazione. Altro che fuscello, una vera quercia dalle radici profonde, il tronco robusto, dritto e la chioma espansa, ossigenante ed ombreggiante!

Non è sceso dal cielo, quindi, il prestigioso premio che ti è stato conferito. In molti hanno militato per anni perché tu ti impegnassi nella tua spasmodica ricerca, contribuire a debellare la micidiale malattia, disperdere gli incubi, mitigare le sofferenze dell’umanità colpita direttamente o per contiguità.

Tu, in qualità di oncologa dell’Unità di Oncologia dell’Irccs ‘Casa Sollievo della Sofferenza’, sei risultata vincitrice del premio Aiom-Merck 2022: primo bando lanciato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) orientato alla diagnosi e al trattamento dei tumori uroteliali.

Il tuo progetto “Sorcerer” riguarda il ruolo prognostico del microbiota intestinale carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastico dopo la chemioterapia.

Il cancro alla vescica (carcinoma uroteliale) interessa circa 90.000 persone l’anno. Attualmente il ricorso all’immunoterapia con Avelumab costituisce la più importante terapia, insieme ad una buona qualità di vita, per il controllo della malattia dopo la terapia a base di platino.

Il tuo progetto “Sorcerer” mira a valutare se il microbiota intestinale del paziente possa essere coinvolto nella risposta alla terapia con Avelumab. In questo modo viene offerta l’opportunità di selezionare meglio i pazienti con carcinoma uroteliale, massimizzandone l’efficacia e minimizzandone la tossicità”.

Lo studio, che verrà coordinato dall’Oncologia di “Casa Sollievo della Sofferenza” vedrà coinvolti altri centri oncologici italiani. In pratica, nei prossimi tre anni sarà controllato sistematicamente il microbiota di 90 pazienti sottoposti al trattamento con Avelumab. Un valido sostegno verrà dal biologo Valerio Pazienza del Laboratorio di ricerca di Gastroenterologia dell’Ospedale di San Pio.

A giugno, inoltre il Gruppo Oncologico dell’Italia Meridionale (GIOM) ha elogiato un tuo studio, considerandolo la migliore presentazione orale, di meta-analisi sul ruolo della proteina Pd-L1 in pazienti pre-trattati con carcinoma della vescica.

Ad ottobre, la Società Italiana di Uro-Oncologia (SIURO) si è interessata di te per avere realizzato il miglior poster su un lavoro intitolato “Il cancro della vescica nell’era degli inibitori del checkpoint immunitario: il ruolo del PD-L1“: una meta-analisi che ha incluso tutti gli studi sul carcinoma della vescica pubblicati negli ultimi 10 anni.

Tu, Brigida cara, sfidando le leggi dello stormo, come il gabbiano Jonathan Livingston, hai deciso di volare in alto, ma la ricerca scientifica in Italia è al palo. Giovani come te sono costretti a ridimensionare i loro progetti o ad andare all’estero. E tu, ora, sei molto combattuta tra l’amore appassionato verso i tuoi cari, gli amici, la tua terra e l’indomabile necessità improrogabile di fare ricerca con strumenti all’avanguardia in centri crogiuolo di eccellenze.

Prossimamente, a marzo, conseguirai il dottorato di ricerca in oncologia al Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma. La tesi, già pronta, è impaziente di essere stampata e finire nelle mani di tanti ricercatori nazionali ed internazionali. A giugno, poi, ti imbarcherai su un aereo di linea, e la stella Brigida brillerà alta nel cielo di Londra.

Come ti comprendono tanti italiani animati da reale amore per la gente, per la propria terra! La Sanità pubblica, nel suo complesso, falcidiata da tagli e inflazione, è allo stremo.  In alcune parti d’Italia è quasi impossibile trovare un medico di base. Molti pronto soccorso sono al collasso. Mancano più di 20.000 medici, infermieri costretti a turni massacranti, insufficiente il materiale sanitario.

Paese, l’Italia, guidato (eufemismo) da una classe dirigente inadeguata, proteso a rimpinzare i forzieri delle case farmaceutiche, delle strutture di cura private! Che, invece di dedicarsi anima e corpo ad animare la fiammella della sanità pubblica, flebile, sul punto di spegnersi, offende colpevolmente la dignità dei giovani e mina ignobilmente la salute dei cittadini!

Continua, Brigida, assieme ad altri visionari, a farci sognare.

Grazie, buon viaggio, laboriosa permanenza ed… arrivederci! Noi tutti, cittadini italiani, ti, vi aspetteremo col batticuore.

Mimmo Dalba


FontePhotocredits: Domenico Dalba
Articolo precedenteIl teatro che abita l’arte
Articolo successivoCi vuole una donna
Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

6 COMMENTI

  1. Per la prima volta non riesco a scrivere un commento, perché sono così fortemente commossa dalla lettura di una storia così carica di significato e di emozione, che non trovo le parole giuste per urlare quanto sia importante per ciascuno di noi leggere un racconto così densamente emozionante.
    I visionari sono coloro che renderanno il mondo migliore.
    Provare ad essere “il cambiamento che si desidera essere nel mondo” come proferiva l’amato Ghandi è la vera scommessa di ogni uomo.
    Da credente praticamente leggere affermazioni che mi ricordano le parole della cara Santa Madre Teresa di Calcutta mi riempiono il cuore di una gioia immensa, perché se tutti gli uomini di buona volontà vedessero il Cristo sofferente nell’uomo bisognoso, come afferma l’oncologa del racconto, Brigida, ogni paziente si sentirebbe amato e curato davvero.
    A Brigida esprimo tutte le mie sentite congratulazioni per il brillante percorso, che sicuramente continuerà ad arricchirsi nel corso degli anni.
    Che meraviglia, la vita!
    Che meraviglia, l’uomo di buona volontà!
    Che meraviglia, l’uomo che spende la sua vita per il prossimo!
    A te Mimmo non posso che esprimere la mia forte riconoscenza per quanto fai per gli altri attraverso i tuoi racconti e il tuo operato quotidiano.
    Grazie.

  2. Complimenti, dottoressa Brigida Maiorano! Mi sono commossa nel leggere l’articolo! Le auguro con tutto il cuore di procedere con valore nel suo percorso scientifico e umano! Gioielli come lei devono essere sempre aiutati a splendere per il bene di tutti…Mi entusiasma anche la sua passione per la musica, disciplina questa che richiede ugualmente metodo e dedizione e che, nella sua verità, alberga solo nei cuori sensibili. Ragione scientifica e temperamento artistico: armonia della mente! Che splenda il sole sul suo percorso, ma anche quando potrà esserci la pioggia, non smetta di danzare!

  3. Ottimo excursus biografico della famiglia…ma al contempo si denuncia l’attuale società italiana che nonostante i grandi talenti..sono costretti ad emigrare …e così la fuga di cervello all’estero arricchisce altri Paesi e noi…quasi passivamente assistiamo allo sfascio della sanità Nazionale!

  4. Mi scuso per aver letto, solo oggi, l’articolo, bellissimo ed emozionante. Non conosco Brigida, vivo a Milano, ma tu, caro Mimmo, ne hai fatto una descrizione così minuziosa ed appassionata da rendermela vicina. Ancora una volta parli di persone con valori umani e professionali messi a disposizione di tutti. Come hai fatto tu col padre di Brigida che si merita tutto il mio affetto e la quale auguro ogni bene.

  5. Complimenti alla Dottoressa Brigida le auguro tanti altri traguardi.
    Articolo stupendo, conosco bene I metodi del Prof.Dalba ,Io stessa ritengo di essere la donna che sono grazie ai suoi insegnamenti.Le sue parole continuano ad essere per me fonte di ispirazione,il senso critico,l’amore per il territorio,l’affermazione della donna culturalmente emancipata ,principi che cerchero’ d’insegnare alle mie due figlie.
    Sono certa che la dottoressa raggiungera’ altri mille traguardi ,perche’ se il substrato e’ ottimo un buon catalizzatore puo’ solo potenziare e dare ottimi risultati .buon lavoro

Comments are closed.