
«Nel momento in cui moderazione e la gentilezza si uniscono alla forza, la forza diventa irresistibile»
(Mahatma Gandhi)
Ieri qualcuno leggeva Fernanda Wittengs: «La mia vera natura è quella di una donna a cui il destino ha dato compiti da uomo, ma che li ha sempre assolti senza tradire l’affettività femminile».
Quel qualcuno ha detto che parlavano di me.
Ho guardato il mio zaino, quello che mi porto dietro ovunque come una seconda pelle: le donne cambiano borsa molto spesso. Io possiedo una quantità imbarazzante di borse, ma sono sempre in giro solo con il mio zaino di pelle, rigorosamente da uomo, contiene universi e non mi lascia mai.
Ci vuole la cura di una donna per usarlo così tanto senza rovinarlo, immagino.
Insieme a lui c’è il mio profumo: lo uso da sempre. Ci ho pensato solo oggi però, è un profumo da uomo.
Ci vuole la costanza di una donna cocciuta per non cambiare aroma come cambia il vento, credo.
Ho infilato le mani nello zaino, ho toccato una busta che mi ha riportato a scuola: qualche settimana fa ho sventato una rissa fra due ragazzi violenti, molto alti e molto nervosi. In apparenza serviva un uomo forte ed alto quanto loro, ma mi ci sono trovata io, buttata io, volontariamente io, letteralmente in mezzo, fisicamente attaccata al petto di chi voleva sferrare colpi, senza spingere, solo stando lì. Sentivo il cuore di quel ragazzo uscirgli dal petto, percepivo i continui istinti di strattonarmi via, ma una qualche forza lo tratteneva. E non era la mia, ci avrebbe impiegato un secondo a farmi volare dall’altro lato della stanza.
Ci vuole la forza dell’istinto di una donna, che ha fino a quel momento ricoperto il ruolo di un uomo, senza mai aver tolto il rimmel, per buttarsi nelle braccia di una belva inferocita e sedare la sua rabbiosa potenza in preda ad istinti omicidi, devo pensare.
Così ho tirato fuori dal mio zaino una busta, all’interno un regalo ricevuto che recava una scritta: «Cambiare i cuori, uno alla volta».
Ci vuole la prestanza fisica di un uomo per strappare i cuori, ma serve la cura di una donna per provare a modellarli al meglio delle loro possibilità, fino a ricevere un regalo così.
Ed oggi ho avuto una giornata molto pesante, per cui, ancora, ho dovuto tirare fuori le spalle dell’uomo al fine di reggere. Eppure quando ho provato a raccontarne una parte piccolissima, non sono stata ascoltata, perché chi avrebbe potuto prestare quell’ascolto, aveva l’urgenza di farmi finire di parlare, questo sì, ma per spiegarmi i contenuti delle comunicazioni urgenti che nel frattempo erano arrivate dall’altro lato. Ed ho provato anche a raccontarlo di nuovo, ad orecchie diverse, ottenendo un risultato simile.
Ci vuole un uomo possente e tutto di un pezzo per ingoiare in silenzio il mancato ascolto, ma è indispensabile la resilienza di una donna per sorvolare e andare avanti con una certa dose di serenità e comprensione.
Ecco, io non sono una dal pregiudizio facile, non sono una che possiede il concetto di stereotipo e non sono stata programmata per le etichette. Non ho mai creduto esistesse una differenza di valore fra un uomo ed una donna, ma mi rendo conto che esistono delle differenze oggettive, ormonali, biologiche che, in alcune vite, chiedono di dover esistere in un unico essere umano, perché quell’essere umano possa non sono sopravvivere, ma rendere merito ed onore ai compiti assegnatigli dalla vita.
Fernanda Wittengs, evidentemente, doveva essere uno di quegli esseri umani.