Il giusto riconoscimento alla sua singolare e poliedrica figura
Se un pensiero si nutre, a dirla con Simone Weil e Alain Badiou, dei diversi ‘eventi di verità’ scaturiti dall’abitare intensamente ed in modo costruttivo le ‘contraddizioni del reale’ e della vita più in generale, anche se nell’immediato non ha ricevuto il dovuto riconoscimento, alla lunga si impone proprio per non aver mentito su di essi e averne colto aspetti salienti, diventati poi punti di riferimento per più categorie di studiosi impegnati in molteplici ambiti, a partire da quello scientifico-epistemologico a quello poetico, artistico, architettonico; ed è quello che ha riguardato in particolar modo Gaston Bachelard (1884-1962), singolare e poliedrica figura di pensatore francese che ci ha dato un’abbondante mole di scritti sul mondo della scienza e quasi contestualmente sull’universo poetico, scritti tradotti in circa cinquanta lingue, anche se questo ha dato adito inevitabilmente a varie incomprensioni, come ad esempio il fatto che esistessero ‘due’ Bachelard ritenuti incompatibili (Gaston Bachelard, filosofo delle e tra le 24 ore, 6 agosto 2020). E se ciò è avvenuto è perché ogni sua opera contiene originali contributi nei due versanti a partire da quello in primis epistemologico, contributi tra l’altro non in linea con il filone prevalente nella filosofia della scienza degli anni ’30-’50, e anche perché tutto il percorso, incentrato anche sulla scia di Nietzsche a capire i ‘terremoti dei concetti’ provocati dalle rivoluzioni scientifiche del primo Novecento considerate veri e propri renversements dello spirito umano, è stato arricchito da un non comune confronto critico con le altre ‘esplosioni’ intellettuali quali la psicoanalisi e il movimento surrealista; il tutto poi è stato condensato in un linguaggio misto o mélangé che ha irritato e continua ad irritare menti non inclini a fare i conti con la complessità storico-concettuale raggiunta dal pensiero scientifico contemporaneo.
Le scienze tra ‘800 e ‘900, a partire dalle geometrie non-euclidee per arrivare alla relatività e alla meccanica quantistica, non hanno la filosofia che si meritano per Bachelard e hanno bisogno di un approccio non più normativo e di una philosophie ouverte, dispersée, différentielle, distribuée per capirne i molteplici processi di creatività messi in atto, come vien ben chiarito nella significativa opera del 1940 La philosophie du non, che già dal titolo usciva fuori dai binari di una consolidata letteratura critica sull’argomento, quella standard, col mettere sul tappeto questioni venute a maturazione solo negli anni ’70 con l’avvento delle diverse epistemologie storiche ed oggi ancora dibattute. E nello stesso tempo il percorso avviato continua a risultare eccentrico a menti che ragionano e pensano in base a compartimenti stagni in quanto è costruito nel far dialogare mondi diversi e con dinamiche antitetiche, che se ben compresi ampliano gli orizzonti cognitivi ed esistenziali secondo la logica del pensiero complesso di cui tra l’altro, come ha scritto Edgar Morin, il pensatore d’oltralpe ne è stato l’antesignano nel gettare le basi di una ‘epistemologia non-cartesiana’ e non riduttiva nell’opera del 1934 Le nouvel esprit scientifique. Tale opera ha avuto molte edizioni in lingua francese con diverse traduzioni in varie lingue ed è l’unica opera tradotta in italiano negli anni ’50 e poi riproposta più volte, come quella più recente e curata da Aurosa Alison (Il nuovo spirito scientifico, Milano-Udine, Mimesis 2018) che nell’introduzione ci offre delle precise e illuminanti indicazioni storico-concettuali per coglierne la piena portata teoretica anche perché impegnata in questi ultimi anni nel portare avanti la prima rivista a livello internazionale dedicata al pensatore francese, Bachelard Studies (Milano-Udine, Mimesis) a cui collaborano studiosi di diversi paesi e con interessi in discipline varie proprio con lo scopo di farne vedere i molteplici risvolti in più settori di ricerca.
Si potrebbe dire che dopo la prima Bachelard-Renaissance, avvenuta negli anni ’70 del secolo scorso che ha avuto il merito di porlo al centro dell’attenzione anche se a volte i ‘due’ Bachelard erano analizzati per lo più in maniera separata, è in atto in questi ultimi decenni una seconda Bachelard-Renaissance, più incentrata sul recupero di una visione unitaria del suo pensiero. Tale importante seconda fase si potrebbe fa risalire almeno per l’Italia prima alla traduzione nel 1995 nella collana diretta da Giulio Giorello ‘Scienza e idee’, di un’altra importante e strategica opera come La formazione dello spirito scientifico del 1938 (Milano, R. Cortina), a cura di Enrico Castelli Gattinara con relativa postfazione con l’obiettivo di chiarire da una parte l’originale modo di accostarsi da parte di Bachelard alla psicoanalisi sia freudiana che junghiana e dall’altra la metodologia messa in atto e confluita in una ‘teoria dell’interferenza’ tra mondi diversi, obiettivo poi presente nel poderoso volume, uscito qualche anno dopo, Il soggetto qualunque. Gaston Bachelard fenomenologo della soggettività epistemica (Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1997) di Carlo Vinti, impegnato con un’altra studiosa e traduttrice di altri scritti bachelardiani come Francesca Bonicalzi, nell’organizzazione di convegni internazionali nel 2003 e nel 2012 su tale figura con cura dei relativi atti.
In questi ultimi anni poi sono apparsi sia in Italia che in Francia altri significativi lavori, come quelli dello stesso Carlo Vinti, Gaston Bachelard, une épistémologie du sujet (Milano-Udine, Mimesis, 2014) e di Gaspare Polizzi, La filosofia di Gaston Bachelard. Tempi, spazi, elementi (Pisa, Ed. ETS, 2015) che approfondiscono ed integrano in una visione di insieme il Bachelard epistemologo ed il Bachelard, teorico della rȇverie e reveur egli stesso con l’aprire nuove piste di interpretazioni. Lo stesso Castelli Gattinara ne ha tradotto la prima opera del 1928, Saggio sulla conoscenza approssimata (Milano-Udine, Mimesis, 2018) con relativa introduzione dove si evidenzia ancora una volta il particolare stile concettuale, incentrato sulle diverse modalità con cui il pensiero matematico si costruisce con delle non comuni analisi dei contributi di figure come Bernhard Riemann e Hermann Weyl, interrogate fuori dai canoni neopositivistici con l’esigenza di una philosophie mathématique più appropriata e più attenta ai momenti creativi, oggi al centro dell’attenzione.
Sempre in questi ultimi anni dei giovani studiosi si stanno confrontando col pensiero bachelardiano per i suoi risvolti in altri campi, come nel campo degli studi sociologici sulla scia di Pierre Bourdieu, come Gerardo Ienna che ha curato un volume con altri dal titolo Il senso della tecnica. Saggi su Bachelard (Bologna, Esculapio, 2017); e in edizione italiana e poi francese ha messo in circolazione un breve scritto di Bachelard sulla filosofia di Spinoza, poco analizzato, col titolo Metafisica della matematica (Roma, Castelvecchi, 2017 e Paris, Hermann, 2021). In questa meritevole operazione culturale è stato affiancato da uno studioso che con Bachelard ha avuto un lungo confronto come lo studioso francese Charles Alunni che, sin dai primi anni del secolo, si è dedicato a farne conoscere i contributi dati alla chiarificazione concettuale della centrale idea di pensée des sciences, implicita nelle matematiche e nella fisica, col fondare un omonimo ‘Laboratoire’ presso l’École normale supérieure di Parigi, oltre ad organizzare presso tale istituzione un altro significativo convegno internazionale nel 2012 con pubblicarne nel 2015 alcune relazioni in un numero monografico nella storica rivista ‘Revue de synthèse’, Philosophie et mathématique. Bachelard et les mathématiques.
Dopo aver inserito in un volume unico gli esiti di un non comune percorso e frutto quasi di trent’anni di ricerca sul pensiero bachelardiano dall’emblematico titolo Spectres de Bachelard. Gaston Bachelad et l’école surrationaliste (Paris, Hermann, 2018) col vederlo al centro di una costellazione di una strategia di pensiero con altre figure alcune poco note del ‘900, lo stesso Alunni sta curando ancora una volta, ultimamente, per ‘Bachelard Studies’ un fascicolo sul ruolo delle matematiche proprio per dimostrarne l’aspetto non analitico che sta emergendo in odierni settori scientifici più avanzati e richiesto da più voci del panorama epistemologico, come ad esempio i matematici-filosofi, il colombiano Fernando Zalamea, il francese Frédéric Patras nelle loro opere di carattere epistemologico e Giuseppe Longo nel suo ultimo volume Matematiche e senso, (Milano-Udine, Mimesis, 2021) con una postfazione di un altro giovane studioso Andrea Colombo che nella postfazione parla di ‘nuova filosofia della matematica’ ispirata a Bachelard e al suo scritto su Spinoza, oltre a vederne in un lavoro in corso la presenza costante, poco presa in considerazione, nel pensiero di Gilles Deleuze.
In tale contesto di ripresa, potremmo dire, su larga scala del pensiero bachelardiano, si inseriscono anche se visto da prospettive oscillanti tra epistemologia e politica, i recentissimi lavori di Pierpaolo Cesaroni, La vita dei concetti. Hegel, Bachelard, Canguilhem (Macerata, Quodlibet Studium, 2020) e di Andrea Angelini, Biopolitica ed ecologia. L’epistemologia politica del discorso biologico in Michel Foucault e Georges Canguilhem (Firenze, University Press 2021), lavori che insieme ai tre fascicoli già apparsi in ‘Bachelard Studies’, allargano gli orizzonti interpretativi col sottolineare la fecondità euristica per altri settori anche lontani come può essere ad esempio l’ecologia o quello dell’architettura e del design; si distingue in tal senso Aurosa Alison che, abbeveratasi a quella vera e propria fonte di Siloe che è il pensiero bachelardiano, ne ha investigato il centrale concetto di spazio, ricavato sia dagli studi sulla relatività che dall’opera del 1957 La poétique de l’espace, e considerato trait d’union tra l’ambito poetico e quello epistemologico col farne un perno degli studi architettonici. Frutto teoretico di questo cogliere strettamente Bachelard come epistemologo e poeta e nel vederlo come portatore di quello che chiama molto opportunamente ‘costruttivismo trascendentale’, che sta interessando sempre più figure impegnate in diversi settori da figure artistiche ad architetti, da poeti a ingegneri ed ecologi, è stato prima il volume Epistémologie et esthétique de l’espace in Gaston Bachelard(Milano-Udine, Mimesis, 2019), che si caratterizza per una non comune immersione nel dinamismo del pensatore d’oltralpe dove Aurosa Alison trova “una immensità intima che rappresenta la base per una poetica dello spazio”, un parlare di una “cosmologia poetica abitata da sogni e rêverie”, una dialettica tra micro e macrocosmo.
Non a caso poi la stessa Alison ha tradotto, con relativa e interessante introduzione, in italiano un’opera del 1929 che, solo nel 2006 dopo varie vicende, è stata riproposta in edizione francese e che ad eccezione di Charles Alunni è stata quasi del tutto ignorata, come Il valore induttivo della relatività (Milano-Udine, Mimesis, 2021) che, pure incentrata su una lettura filosofica delle teorie relativistiche, ci offre una idea di scienza e di reale scientifico basata sulla progressiva costructio rationis;, percorso ritenuto strategico in ogni ambito di ricerca; in esso gioca un ruolo creativo ed euristico la nuova dimensione assegnata alle matematiche col dare ad esempio al tensore un ruolo propulsivo, ‘induttivo’ proprio nel senso che senza di esso il reale relativistico non può ‘cantare’ e prendere forma come spesso Bachelard ripete in quest’opera, come in altre con l’allargare le sue riflessioni al loro ruolo costitutivo nella meccanica quantistica. Ancora oggi negli studi riguardanti la filosofia della fisica e orientati a capire, come lascito del pensiero di Einstein, la cosiddetta ‘irragionevole efficacia della matematica’, manca una organica riflessione su questo nesso stretto tra matematica e fisica; nello stesso tempo, come sottolinea Alison in tale opera è presente una ‘concezione di uno spazio epistemologico’ che si nutre del ‘nuovo spirito delle geometrie non-euclidee’ e del valore induttivo delle matematiche “spingendo così le nuove visioni della realtà scientifica verso un continuo divenire”.
Non si può, pertanto non vedere che è in atto, grazie agli sforzi di Aurosa Alison e di altri, giovani e meno giovani, quella che con Charles Alunni si può chiamare senza nessun timore nuova French-Italian Connection, per indicare appunto, come è avvenuto nella prima parte del secolo scorso e fatto poco noto grazie agli sforzi di Federigo Enriques, Bachelard, Albert Lautman, Hélène Metzger, Jean Piaget e Ferdinand Gonseth una comune e diversa strada per la filosofia della scienza rispetto a quella standard e da questa verso un modello di razionalità allargata, per usare un’espressione odierna da più parti invocata; Bachelard insieme a tali figure ha lavorato in maniera organica a tale progetto sino sentirsi come ‘fratelli spirituali’ per usare un’espressione di Enriques del 1914 a proposito dei suoi stretti rapporti col milieu francese, espressione che può essere fatta nostra oggi, e non solo come suoi studiosi, nel tracciare le linee di un pensiero aperto alla complessità della vita e della stessa ragione da alimentare in senso pascaliano di continui ‘eventi di verità’ ma ben compresi, come suggeriva in sintonia con lo stesso Bachelard un’altra figura francese di quel periodo, Pierre Teilhard de Chardin.