«Ho contemplato a lungo questo vecchio ulivo, cresciuto in terra arida, piegato e scavato dal vento maestrale, sbattuto da tempeste e arso dal sole cocente. Tuttavia, carico di frutti, dona olio fragrante, come chi dopo una vita dura vive ancora, donando fiducia e creando speranza»

(Padre Enzo Bianchi)

Da Eirene, dea della pace, all’olivo, il passo è breve…

Tutti sanno che, nel racconto biblico, la colomba che torna da Noè con un ramoscello d’olivo è il segno che il diluvio universale è finito e che è tornata la pace sulla Terra. Tutti conoscono il significato dei ramoscelli di olivo che ci scambiamo la Domenica delle Palme. Ma non tutti sapranno che nella mitologia greca la nascita dell’olivo è legata ad una contesa, ad una sorte di guerra di famiglia.

Si narra, infatti, che Atena e Poseidone avanzassero entrambi pretese sull’Attica e che desiderassero allo stesso modo esserne riconosciuti protettori. Atena poteva vantarsi di essere figlia di Zeus, ma Poseidone ne era il fratello, e così figlia e fratello, che poi erano anche nipote e zio, misero in difficoltà il re degli dei al quale non restò altro espediente che organizzare una competizione.

Zeus ebbe una trovata delle sue e stabilì che Atena e Poseidone offrissero ciascuno il dono ritenuto più prezioso per gli uomini. A quel punto Poseidone, dio del mare, colpì la roccia con il suo tridente, facendo sgorgare una fonte d’acqua salata, simbolo del suo dominio sui mari e dunque anche dei viaggi e del commercio. Atena, invece, percosse la terra con la sua lancia e da essa nacque un rigoglioso albero d’olivo, simbolo di pace, appunto, ma anche di prosperità.

Zeus ci pensò un attimo, fece la sua bella indagine Doxa tra gli uomini e infine stabilì che l’olivo, con i suoi frutti preziosi e il suo legno resistente, fosse il dono più utile per gli uomini. Dichiarò così vincitrice Atena e la città capitale dell’Attica prese il suo nome.

Da allora, l’olivo divenne il simbolo di Atene e della Grecia intera, Magna Grecia inclusa, e se ne spiega così l’importanza nei Paesi lambiti dal Mediterraneo nei quali è da sempre considerato simbolo non solo di pace, ma anche di saggezza, armonia e, ovviamente, abbondanza.

Non a caso il suo olio è da sempre ingrediente principale della dieta mediterranea, ma anche impiegato nei momenti più sacri: dalle Olimpiadi alle cerimonie religiose, comprese oggi quelle cristiane.

Peccato che Atene non sia sempre stata città amica della pace. Peccato che la pace muoia sui campi di guerra e l’olivo in quelli tempestati dalla Xylella.

Eppure a me piace pensare all’olivo come ad una pianta che resiste e prega.

Tucidide: «I popoli del Mediterraneo hanno cominciato a uscire dalla barbarie quando hanno imparato a coltivare l’olivo e la vite».

Fabrizio Caramagna: «Il perfetto, il puro, il bello? Oggi preferisco le nodosità di un ulivo centenario».

Ramón Gómez de la Serna: «L’olivo è lo specchio dell’alba».


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

3 COMMENTI

  1. L’olivo è la pianta simbolo delle “emozioni” incontrollate; si lascia accarezzare dai raggi del sole d’estate senza seccare; colpire dal vento possente d’inverno senza cadere, ma trasformando l’impatto della mano del vento in opera d’arte; bagnare dalla pioggia per rinforzare le sue radici. Dona il suo frutto per il benessere dell’uomo senza chiedere nulla in cambio.
    Poi è arrivato un patogeno potente, l’ignoranza dell’uomo che non ha saputo/voluto sacrificare qualche albero d’olivo (l’olivo avrebbe compreso il sacrificio per salvare i suoi simili) lasciando campo libero ad un batterio, la Xylella fastidiosa

  2. L’ulivo, così possente, ha dovuto cedere al potere di un batterio ed alla tracotanza nello sfruttarlo!

    Che cosa succederà ad alberi, arbusti ed erbe, meno attrezzati?

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