
Non è Cenerentola…
Diretta da Sean Baker, ”Anora” è una pellicola pluripremiata agli ultimi Oscar con ben cinque statuette (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Montaggio – Baker -, Miglior Sceneggiatura Originale – Baker – e Miglior Attrice Protagonista – Mikey Madison -).
Anora, detta Ani, è una ballerina erotica di Brooklyn che offre una delle sue prestazioni a Ivan, unico rampollo di un oligarca russo. I due, apparentemente innamorati, si sposano a Las Vegas e, più tardi, vengono costretti, in una serie di rocambolesche vicende, a divorziare sotto il giogo di una squadra di criminali.
Anora sviluppa uno stile tutto suo, incarnando i tratti della commedia autoriale, ma mantenendo un’indipendenza che le permette di tangere gli eccessi senza valicarli. A spiccare è, sicuramente, l’interpretazione di Mikey Madison, una sorta di Pretty Woman post litteram, disincantata e onirica, speranzosa e strampalata, non incasellabile in alcuno stereotipo.
Anora è la linea di demarcazione fra il dramma e la comicità, è quella notte da leoni, in continuo hangover, che può sfociare nella violenza più disparata, è la donna che da oggetto di desiderio diventa oggetto di torture e piacere sessuale.
Guardando Anora si ha la sensazione che il plot si intrecci alla personalità dei suoi personaggi, caratteri che muovono lo schermo e coinvolgono lo spettatore in un’azione alla Scorsese, restando fedeli, tuttavia, ai criteri di logica, gusto e ricerca di verità, a mo’ di hellzapoppin’.
Anora indossa la maschera di Cenerentola ma di fiabesco ha ben poco, prima o poi i sogni lasceranno spazio agli interessi, i doppi fini costruiranno un quadro esilarante e distruttivo, l’apoteosi delle certezze destrutturate e il climax grottesco restituiscono al pubblico un prodotto sui generis da ricordare, senza essere necessariamente apprezzato.