Celebrare per incontrare, intervista con Gino Piccolo

Gino, oggi ricorrono i quarantacinque anni della sua morte, ma chi era Igino Giordani?

Conoscere Igino Giordani – la sua vita, il suo pensiero, la sua anima – è scoprire un uomo che affascina. Ma conoscerlo davvero, a fondo, non è impresa semplice, e tracciarne in poche righe il profilo è impossibile, tanto egli è molteplice di esperienze, di vette, di ritmi mentali: sposato e padre di quattro figli, scrittore e giornalista (autore di 100 libri ed oltre 4.000 articoli), ecumenista, agiografo, politico (membro dell’Assemblea costituente e deputato nella I^ legislatura), confondatore del Movimento dei Focolari.

È una delle figure più rappresentative del Novecento, che ha lasciato tracce profonde ed ha aperto prospettive profetiche a livello culturale, politico, ecclesiale, sociale.

Nasce a Tivoli il 24 settembre 1894 da famiglia di umili origini. Sin dagli anni delle elementari collabora col padre muratore e per un anno lascia la scuola per dedicarsi al lavoro. Con l’aiuto di chi ne apprezza l’intelligenza riprende gli studi.

Appena diplomato, allo scoppio della prima guerra mondiale, viene chiamato alle armi, e inviato sulle trincee del Carso. Giordani non esplode un sol colpo contro il nemico per non uccidere “un fratello”, perché ha sempre creduto nel supremo valore della Pace e definisce la guerra un atto di pazzia contro Dio e contro la ragione umana.

Viene colpito da un cecchino austriaco, riportando ferite così gravi che gli procureranno tre anni di ospedale, undici operazioni, una medaglia d’argento ed un rapporto speciale con Dio. Gli scritti di Contardo Ferrini, un laico poi divenuto santo, lo aiutano a scoprire che anche in mezzo al mondo si può raggiungere la santità.

Il suo impegno politico e culturale nel primo dopoguerra è immediato. Nel 1919, quando viene lanciato il proclama di don Luigi Sturzo “a tutti gli uomini liberi e forti”, Igino Giordani è ancora steso in un letto dell’ospedale militare, tra operazioni chirurgiche, alternate con gli esami universitari. Ma la sua risposta all’appello di Sturzo non si fa attendere: Giordani è fra i primi a lavorare a fianco del sacerdote siciliano come responsabile dell’Ufficio Stampa del neonato Partito Popolare.

Trascorreranno quasi vent’anni dal suo incontro con Sturzo e dal susseguente impegno in politica, ed avverrà un secondo incontro che cambierà l’orizzonte della sua vita: quello con Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari.

È il 17 settembre 1948. Giordani ha 54 anni, è uno scrittore celebre, è un politico impegnato, eppure di fronte a una giovane laica che ha la metà dei suoi anni, fondatrice carismatica di un movimento spirituale nuovo, la sua vita ha una svolta. Dirà più tardi: «Tutti i miei studi, i miei ideali, le vicende stesse della mia vita mi apparivano diretti solo a questa meta…Potrei dire che prima avevo cercato: ora avevo trovato». E Giordani sarà considerato confondatore del Movimento dei Focolari.

A 45 anni dalla morte, il suo messaggio è ancora attuale?

Sì, è ancora attuale. In questo tempo oppresso dalla paura del futuro, più che mai c’è domanda di modelli di riferimento, di certezze, c’è sete di Dio. Igino Giordani può essere davvero un modello per l’uomo di oggi.

Giordani era una persona aperta sulla Chiesa e su tutta l’umanità. Era tale l’amore verso Dio e il prossimo che ha impersonato davvero il nome col quale veniva familiarmente chiamato nel movimento: “Foco”, fuoco.

Pensieri profondi hanno espresso su di lui alla sua morte: da Papa Giovanni Paolo II a Bartolomeo Sorge, da Sandro Pertini a Giulio Andreotti e Giovanni Spadolini, da Riccardo Bacchelli a Carlo Bo e Italo Alighiero Chiusano.

Quanto abbiamo bisogno di pace oggi? È ancora possibile credere nella pace?

A me, che l’ho conosciuto nel 1963 – insieme a Chiara Lubich – ed ha segnato la mia vita, mi si chiede: “Quanto abbiamo bisogno di Pace oggi? È ancora possibile credere nella Pace?”.

L’impegno di Giordani per la pace è profetico e convinto durante gli anni drammatici del primo conflitto mondiale e quando prospettava gli Stati Uniti d’Europa e l’Internazionale Europea fin dai primi anni ’20. Ancora, Egli anela alla Pace e alla fraternità universale quando – in un celebre discorso parlamentare del 1949 – aderisce al Patto Atlantico leggendolo non solo come uno strumento di difesa, ma come un principio di pacificazione fra i popoli europei, compresa la Russia. La sua idea di Pace scaturisce direttamente dalla legge della carità e della civiltà dell’amore, dal suo ideale di una umanità come famiglia umana, dal sogno di un mondo unito dai vincoli della fraternità universale.

Ma per Giordani la Pace era strettamente connessa alla tensione della politica al bene comune, spinto fino alla santità (che altro non vuol dire che l’esercizio della virtù civili esercitate sino all’eroismo). Nella pagina del 5aprile 1946 del suo Diario, Giordani scrive: “Può un uomo politico essere santo? Può un santo essere uomo politico? Cerca di trovare in te la soluzione del quesito ora che diventi uomo politico”.

Lui ci ha provato. E la sua causa di Beatificazione è giunta già alla seconda fase.

Letture consigliate per conoscere Giordani?

Io mi fermo qui, rimandando e incoraggiando i lettori a incontrare Igino Giordani, consultando il sito ufficiale https://iginogiordani,info/ , oppure le sue ultime biografie:

  • Tommaso Sorgi, Igino Giordani, Storia dell’uomo che divenne Foco, Città Nuova , 2014.
  • Alberto Lo Presti, Un eroe disarmato, Città Nuova , 2021.
  • Giacinto Magro, Le sfide sociali della Chiesa in Luigi Sturzo e Igino Giordani, Il pozzo di Giacobbe ed.,

FontePhotocredits: https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2021-05/libro-biografia-igino-giordani-citta-nuova-lo-presti-lubich.html
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

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