Nella Sala Stampa Vaticana era l’appuntamento più atteso dell’anno. 264 pagine, 9 capitoli, 325 paragrafi, 391 note e la preghiera finale.
L’esortazione apostolica di Papa Francesco, Amoris Laetitia, che raccoglie il lavoro dei due Sinodi sulla famiglia (2014 e 2015), è stata firmata il 19 marzo e pubblicata l’8 aprile. Lo scopo è sottolineato dallo stesso Pontefice nel brevissimo chirografo di suo pugno che accompagna il documento, dove si legge che il testo è “per il bene di tutte le famiglie e di tutte le persone, giovani e anziane”.
Chi, dietro la spinta dei mass media, si aspettava un documento riducibile alla comunione per le coppie divorziate e risposate è rimasto deluso. Il testo va oltre: è un suggerimento a riformulare la vita della società, Chiesa compresa, arrivando finanche a chiedere politiche statali in difesa dei diritti della famiglia (n° 42), ribadendo un impegno sociale troppe volte disatteso in uno Stato con funzione di “padrone” e non di “servizio”. La famiglia, da vittima designata e destinata per alcuni a scomparire, viene rimessa al centro e si vede insignita di un nuovo protagonismo.
Colpiscono le numerosissime citazioni che vanno da San Leone Magno e Sant’Agostino ai teologi medievali e moderni, come San Tommaso, citato 19 volte, San Domenico, il Beato Giordano di Sassonia, Alessandro di Hales, Sant’Ignazio di Loyola, 3 volte, San Roberto Bellarmino, San Giovanni della Croce. Non mancano citazioni di autori contemporanei, non tutti cattolici o credenti: Joseph Pieper, Antonin Sertillanges, Gabriel Marcel, Erich Fromm, Santa Teresa di Lisieux, Dietrich Bonhoeffer, Jorge Luis Borges, Octavio Paz, Mario Benedetti, Martin Luther King. Non inosservata è passata la citazione del film “Il pranzo di Babette” di Gabriel Axel, del 1987, utilizzata per spiegare il concetto di gratuità. E, come già avvenuto per altri testi di Francesco, ci sono i contributi di diverse Conferenze Episcopali del mondo.
Nella presentazione il cardinale Schönborn ha posto in evidenza come la Amoris Laetitia, pur essendo un documento corposo, è coerente con lo stile di Bergoglio: semplice, concreto, ricco di parole che scaldano il cuore; parla delle famiglie con una chiarezza che difficilmente si ritrova nei documenti magisteriali della Chiesa. Una buona notizia per le famiglie di ogni continente, specialmente per quelle ferite e umiliate. Papa Francesco, superando l’artificiosa divisione tra situazioni irregolari e regolari, è riuscito a parlare di tutte le situazioni senza catalogare e senza categorizzare.
Non sono mancate alcune forme di autocritica riguardo alla tendenza di presentare “un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono” (n° 36). L’esortazione apostolica Amoris Laetitia intende ribadire con forza non la famiglia ideale, ma la sua realtà ricca e complessa; parlare, per l’appunto, proprio alle famiglie “così come sono”, precisando anche che “non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero” (n° 3).
Emerge qui una Chiesa che non distribuisce solo sacramenti o divieti, ma una comunità che sta vicino a chi è fragile e ferito. Alle situazioni “irregolari” sono dedicati i paragrafi 296-312 dell’ottavo capitolo, dove non viene mai nominata l’ammissione all’Eucaristia, anche se in una nota si fa riferimento ai sacramenti. Il Papa poi osserva: “Sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione” (n° 296).
Nella nota 351, a proposito dell’“aiuto della Chiesa”, si fa presente che in certi casi, il sacramento, e quindi l’Eucarestia, è di grande aiuto. Per questo, continua la nota: “Ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura, bensì il luogo della misericordia del Signore … Ugualmente segnalo che l’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”. Al n° 300 chiarisce: “È comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi”. Anche perché, si rileva al n° 304: “È meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale”. Qui la sfida per le comunità ecclesiali è racchiusa in tre verbi che danno il titolo al capitolo ottavo: “Accompagnare, discernere e integrare”.
Un invito per i pastori, come si legge al n° 305, al “discernimento pratico” caso per caso: “Un pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni irregolari, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone… È il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite”.
Una nota a parte merita il capitolo 4 in merito a “L’amore nel matrimonio”: viene sfatato il cliché che i cristiani abbiano orrore del sesso, mostrando invece che la differenza dei sessi e la loro unione e tenerezza sono immagine e presenza del divino.
In proposito Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione Episcopale CEI per la famiglia, sostiene la necessità di un cambiamento di mentalità catechistica, ridefinendo il quadro, i metodi e gli obiettivi generali della proposta religiosa.