In mostra, nella Galleria Nazionale di Praga, fino al 7 gennaio 2018

Il 2 aprile del 2011 l’Associazione Pulitzer ha chiesto pubblicamente al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, di intercedere presso il Governo di Pechino per la liberazione dell’artista Ai Weiwei. Nonostante la raccolta di oltre cinquemila firme, la detenzione di Ai Weiwei durerà 81 giorni, verrà rilasciato su cauzione il 22 giugno dello stesso anno.

Ai Weiwei espone, da sempre, le istituzioni cinesi all’imbarazzo internazionale, espone il proprio dissenso su tematiche scottanti, espone le proprie creazioni in musei dove è possibile ascoltare echi di giustizia e libertà, baluginate voci che rintuzzano urla di un’autorità dispotica e repressiva. Ai Weiwei utilizza il suo blog come cassa di risonanza e arma contro la “distrazione di massa”, restituisce luce alla cieca sopravvivenza di uomini e donne abbarbicati in fabbriche senza futuro, senza fantasia, deprivati di una dignità che, umanamente, necessita di essere supportata nell’ elevare lo spirito critico di uno Stato dai numeri potenzialmente importanti anche dal punto di vista qualitativo.

Nel 2008, un terremoto a Sichuan provoca settantamila vittime, Ai Weiwei decide allora di scagliarsi contro i poteri forti, pubblicando i nomi dei seimila bambini rimasti uccisi sotto le macerie. È l’inizio di un’infinita diatriba che costringerà l’artista ad assumere un ruolo ambiguo negli ambienti culturali orientali.

Oggi l’attivista per i diritti umani ha deciso di “sbarcare” in Europa, Repubblica Ceca, per l’esattezza. “It’s my law of the journey”, “la legge del viaggio”, la sua regola di vita ma anche il titolo dell’installazione che ha presentato alla Galleria Nazionale di Praga.

Ai Weiwei si espone, da sempre, dicevamo. Espone il ripudio per le barbarie politiche di violente espulsioni e inaccettabili emarginazioni. Espone un gommone gonfiabile di 70 metri, con all’interno riproduzioni tridimensionali di 258 rifugiati.

Trattasi di arte figurativa a sfondo sociale, il tema dell’immigrazione da ammirare e cum patire, giudicando l’autore attraverso la propria coscienza. Come ha sottolineato lo stesso Ai Weiwei:  “In questi tempi di incertezza, abbiamo bisogno di più tolleranza, integrazione e fiducia nel prossimo, altrimenti l’umanità dovrà affrontare una crisi ancora più grande“.

Allestita dallo scorso 17 marzo, si potrà visitare la mostra fino 7 gennaio 2018.