L’ambito riconoscimento, nella sezione Internet Cultura/Costume, per un articolo pubblicato su Odysseo

Il pubblicista Renato Brucoli è tra i vincitori del prestigioso Premio Giornalista di Puglia “Michele Campione”, giunto nel 2019 alla XVI edizione. Si è aggiudicato la Sezione Internet Cultura/Costume con un articolo pubblicato su Odysseo, in cui narra la storia di Vincenza Dinoia, giovane barlettana che per passione ma anche per reazione alla malattia rara, ha sfilato in carrozzina nella prima rassegna di moda inclusiva svoltasi in Puglia, a Trani, la scorsa estate.

Fieri del successo conseguito, abbiamo pensato di interpellare l’autore del pezzo giornalistico.

Renato, ai complimenti aggiungiamo l’orgoglio della testata che ti annovera fra i collaboratori.

Sono molto lieto anch’io di essere tra i redattori di Odysseo, a buon diritto partecipe del premio assegnatomi. La testata risponde perfettamente al mio modo d’intendere l’informazione: navigare nella realtà, cogliendone i fermenti e le negatività, per interpretarli quasi in presa diretta. Ricerca che il magazine favorisce coniugando la modernità del mezzo tecnologico con l’esperienza di chi lo attiva; il lavoro di scrittura, con l’abituale immersione nella “navata del mondo”.

I tuoi contributi hanno però un taglio ancora più particolare…

Rispondono infatti al canone del giornalismo di prossimità, che si alimenta di incontri, di volti, di storie. È tutt’altro che giornalismo fatto di elucubrazioni, di idee astratte, annotate comodamente alla scrivania. È invece strettamente legato alla vita vissuta e intende interpretare le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei contemporanei, per procurare la crescita dell’umano e del sociale; alla sequela di don Tonino Bello – mi si permetta di ricordarlo – perché proprio lui mi ha insegnato l’importanza del giornalismo di prossimità dopo avermi accreditato come direttore del settimanale d’informazione religiosa della diocesi di Molfetta.

Il Premio include nell’intitolazione un altro nome particolarmente autorevole.

Già, quello di Michele Campione. È figura storica del giornalismo pugliese: apprezzato critico d’arte, corrispondente ed editorialista per varie testate a diffusione nazionale, direttore della sede regionale Rai e autore di importanti inchieste televisive sui problemi del Mezzogiorno. Alla sua memoria è anche intitolato il Master di formazione organizzato dall’Ordine professionale dei giornalisti in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. È stato proprio Michele Campione, nel 2000, a consegnarmi il tesserino di avviamento alla professione.

Quale responsabilità suscita in te il riconoscimento conseguito?

Mi impegna a persistere nel solco della marginalità in genere, e di quella a cui immettono le malattie rare in particolare. Vincenza Dinoia, la “modella in carrozzina” di cui mi sono occupato, è una ragazza speciale, perché dotata di valori, di cultura, di resilienza, ed è magnificamente supportata dalla propria famiglia e da un’amica, unica anche lei. Ma gli altri? Dare visibilità a chi vive questa condizione è, allora, un modo per spezzare la solitudine in cui spesso confina, e per responsabilizzare le istituzioni all’inclusione sociale e alla ricerca scientifica. L’espressione “malattie rare” fa riferimento a circa 8.000 patologie diverse, che coinvolgono più di 1 milione di persone in Italia, l’80% delle quali registrano l’insorgenza della malattia in età infantile o adolescenziale. In questo solco insidioso e poco esplorato desidero continuare a fare informazione.

Leggi l’articolo vincitore del Premio “Michele Campione”: Vincenza Dinoia, la storia della modella in carrozzina


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...