Quest’articolo è valso a Renato Brucoli il riconoscimento di Giornalista di Puglia 2018 “Michele Campione”

A Trani, capitale pugliese della moda inclusiva, sfilano modelle professioniste e in carrozzina.

Focus su Vincenza Dinoia: sulla pelle, gli abiti del desiderio; dentro, la malattia rara. E un cuore grande di donna.

È la moda, la sua grande passione. Estro, creatività, eleganza, bellezza, fascino. Danzano nella mente di Vincenza, in un fantasmagorico turbinio armonioso.

L’arte applicata alle stoffe, e queste al corpo come una seconda pelle, continuano a liberarla. Ma il movimento incerto delle mani, le sue gambe non più flessuose, i piedi sbilenchi, la inchiodano alla sedia a rotelle, che avvolge ormai la sua disabilità.

Con quest’ausilio Vincenza Dinoia sfilerà in passerella al Puglia inclusive fashion trend di Trani, presso Villa Carcano, alla periferia sud della città levantina in cui la pietra romanica racconta le sue superbe imprese verticali e il mare le sue inedite prospettive orizzontali.

Nel ventre della location agreste, come già nelle sedi urbane di Parigi, New York, Tokyo, Milano e Roma, alcune modelle professioniste e tre in carrozzina, fra cui Vincenza, coniugheranno fascino e impegno sociale, le nuove tendenze stilistiche indicate da Sabrina Altamura con l’urgenza di abbattere i muri che fanno della diversità un motivo di esclusione anziché occasione di ricchezza.

Un po’ coinvolta da un’amica, un po’ per caso, Vincenza ha sfilato per la prima volta in carrozzina a San Giuseppe Vesuviano: “Lì non è stato imbarazzante, non conoscevo nessuno…”. Poi ammira le “modelle speciali” in un’altra sfilata a Barletta, sua città natale e di residenza: donne visitate dal tumore, ragazze leucemiche o con sindrome di Down, rese più forti nella psiche e nel soma dalla voglia di superare la malattia. Belle per questo!

Così farà Vincenza a Trani. È probabile che indossi un abito da sera e uno da sposa. Quasi un presagio di uscita dalla casa paterna. Si mostrerà bella qual è, in carrozzina!

Com’è la vita da questa prospettiva?

“La vita è bella comunque”, è il suo credo. Netto, asciutto.

E la bellezza cos’è?

Secondo Vincenza “è una luce, ed è in tutti e di tutti. È qualcosa di unico, di particolare: da partecipare. Una perla nello scrigno è un non senso. Talvolta è nel fisico, la bellezza. Nell’ampia falcata della topmodel, nei fianchi che dondolano insieme alle vesti indossate. Ma può essere anche interiore: una vibrazione del cuore, un’esperienza dello spirito, un colore che dà vita e distingue. L’amicizia è bellezza, ad esempio. Come l’ascolto intenso, e la sensibilità, e l’empatia…”.

Anche il sorriso di Vincenza è bellezza, la profondità della sua riflessione è bellezza, la sua concretezza, la sua determinazione, la sua resilienza: “Non sono limitata, posso fare tutto: devo solo trovare, di volta in volta, la persona giusta, che mi aiuta”. E guarda l’amica Giulia, che conosce dai tempi del liceo classico. Interpellata, non si nega mai. È discrezione e bellezza anche lei! Rivela il segreto della vita e il limite della nostra epoca: risiedono nella capacità di relazione. Una lezione che apprendo volentieri anche da Jerry Cicco, che propizia il felice incontro con l’una e con l’altra.

Vincenza è abitata da una malattia rara, l’atassia di Friedreich. Uno su cinquantamila è la frequenza. Compare di solito durante l’infanzia o l’adolescenza. Procura la progressiva degenerazione del sistema nervoso, e comporta difficoltà nell’equilibrio, nella coordinazione motoria, nell’uso della parola. Alterazioni derivanti dalla mancanza della fratassina, una proteina mitocondriale che causa la degenerazione e finisce per condizionare molti gesti della vita quotidiana: resi più lenti, disarticolati, faticosi, pesanti, addirittura stressanti.

Malattia trasmessa geneticamente. E non vi è cura risolutiva, al momento. Alcune terapie potrebbero rallentarne la progressione e le complicanze. La vicinanza e il sostegno umano risultano fondamentali. La prossimità è un’ottima medicina. La fisioterapia, un corroborante efficace. Le istituzioni, però, che dovrebbero tutelare la salute, in genere sono distanti, se non lontanissime. Talvolta anche la società civile. Il punto è questo.

Nella vita di Vincenza, l’atassia fa capolino a diciassette anni. Segue la stagione del disorientamento, dei perché orfani di risposta, dell’ermetica chiusura in se stessa, della socialità compromessa. Vincenza è una bella ragazza ma l’atassia la rende diversa.

Poi il ruolo iperattivo dei genitori, la loro speranza indomita, la loro onnipresenza nella storia di fragilità della figlia, la ricerca ad ampio raggio di una via di sbocco, il tuffarsi di Vincenza nella ricerca di un lavoro adeguato alle aspirazioni…

Quanti pensieri correranno sulla passerella! Quanti flashback! Quanta storia di vita sfilerà con le silhouette svettanti e ancheggianti che daranno il fianco alla carrozzina di Vincenza! Anche lei in ghingheri: “È importante prendersi cura di sé, e mostrarsi in un certo modo. Serve a coltivare l’autostima, a recuperare la dignità la propria dignità, a guadagnarsi il rispetto altrui. Lo dico a tutti e a tutte, soprattutto alle mie amiche di malattia”.

Un “laboratorio sartoriale” è il sogno di Vincenza. Qualche anno dopo il liceo decide di coltivare la sua passione frequentando corsi di stilismo e modellismo presso un Centro formativo in città, per incrementare e affinare attitudini già manifeste. Ora si ritiene pronta come designer di stoffe e stilista, altre come lei vorrebbe coordinare per il taglio e cucito degli abiti, tutte a indossare le nuove creazioni per rendere bella e inclusiva la diversità.

Moda inclusiva in formato disabili: questa la meta ambita da Vincenza. Ma provo anche a chiederle un desiderio “terra terra”. Chessò: legato a un frutto da assaporare, a un luogo da visitare, a una musica da ascoltare. Un momento di felicità da fermare col selfie, come quello che la ritrae con la chioma ramata, sciolta nell’erba costellata di pratoline.

Ecco che mi sussurra la sua voglia di librarsi, e mi confida che… vorrebbe fare… “il volo dell’angelo”! Sì, vivere questo ardimento, vestita appunto “da angelo, bianca come la neve, con ali dorate e capegli di matasse d’oro, e calarsi mediante un arganetto che si allenta a poco a poco», come direbbe il Vasari nel descrivere l’ingegno scenografico ideato da Filippo Brunelleschi a Firenze nel 1439, “per la sacra rappresentazione dell’Annunziata nel Paradiso di San Felice in piazza”: una manciata di anni e saremmo a cinque secoli fa. Volo, però, ancora oggi attivo in non meno di cinquanta località italiane, da Aci Trezza di Catania a Vastogirardi d’Isernia, da Baucina di Palermo ad Arzano di Napoli, da Pescopagano di Potenza a Bellona di Caserta…

L’anno prossimo, se la manifestazione di moda inclusiva dovesse ripetersi, quest’ardimento bisognerà organizzarlo. Vincenza sfilerà non più sulla sua carrozzina, ma molto più in alto. Lì dov’è effettivamente: molto più in alto dei nostri volti, dei nostri cuori, dei nostri pregiudizi, dei nostri muri, delle nostre risorse umane ed economiche sempre molto limitate, alibi perfetto per non includere, per non contrastare, dunque per conclamare di fatto la malattia rara. E separare i tutelati dai non garantiti: figli di un dio minore!

A volo planerà Vincenza sulle nostre miserie, vestita come vorrà la sua fantasia, libera nei colori della sua creatività, sospesa nella sua corporeità angelicata.

Quest’articolo è valso a Renato Brucoli il riconoscimento di Giornalista di Puglia 2018 “Michele Campione”


Fontehttps://pixabay.com/it/finzione-donna-modello-moda-2405106/
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Renato Brucoli (Terlizzi, 1954) è editore e giornalista pubblicista. Attivo in ambito ecclesiale, ha collaborato con don Tonino Bello dirigendo il settimanale d’informazione religiosa della diocesi di Molfetta e il Settore emerge della Caritas, in coincidenza con il primo e secondo esodo dall’Albania in Italia (marzo-agosto 1991) e per alcune microrealizzazioni di ambito sanitario nel “Paese delle Aquile”. Nella sfera civile ha espresso particolare attenzione al mancato sviluppo delle periferie urbane e fondato un’associazione politica di cittadinanza attiva. Ha anche operato nella Murgia barese per la demilitarizzazione del territorio. Autore e curatore di saggi biografici su don Tonino Bello e altre personalità del Novecento pugliese, dirige la collana Alfabeti per le Edizioni Messaggero Padova. Direttore responsabile della rivista Tracce, collabora mensilmente con il periodico La Nuova Città. È addetto stampa per l’associazione Accoglienza Senza Confini Terlizzi che favorisce l’ospitalità di minori bielorussi in Italia nel dopo Chernobyl. L’Università Cattolica del Sacro Cuore, per la quale ha pubblicato una collana di Quaderni a carattere pedagogico sul rapporto adulto-adolescente, gli ha conferito la Medaglia d’oro al merito culturale. L’Ordine dei Giornalisti di Puglia gli ha attribuito il Premio “Michele Campione”: nel 2013 per l’inchiesta sul danno ambientale procurato da un’industria di laterizi; nel 2015 per la narrazione della vicenda umana e sportiva di Luca Mazzone, campione del mondo di paraciclismo.