Una notizia apparsa lunedì su molti quotidiani, e che a noi sembra tutt’altro che una colorita curiosità da guinness dei primati, merita di essere ripresa perché degna di grande attenzione e ammirazione. Un aereo ad energia solare, il Solar Impuls 2, sta, infatti, scrivendo una pagina storica della nostra era super tecnologica.

L’aereo senza carburante, alimentato esclusivamente con energia solare, ha preso il volo da Abu Dhabi per compiere un rivoluzionario giro del mondo senza consumare una sola goccia di carburante; il viaggio intorno alla terra durerà circa cinque mesi. Alla guida di questa storica impresa ci sono due coraggiosi ma geniali personaggi, Bertrand Picard e Andrè Borschberg che, sfidando l’indifferenza e la incredulità di quanti non hanno voluto sostenere l’iniziativa (tra questi, le compagnie aeree), sono riusciti comunque a concretizzare il sogno di Icaro.

Al contrario di quest’ultimo, i moderni epigoni stanno utilizzando proprio quell’elemento, il sole, che aveva determinato il triste epilogo dell’impresa mitologica. Il Si2 ha un’apertura alare di 72 metri pari a quella di un boeing ed un peso equivalente ad un suv; con 17.000 cellule solari, può alzarsi in volo fino ai 10.000 metri per acquisire energia pulita dal sole e ricaricare i 633 kg di batterie al litio che permettono un’autonomia di volo illimitata. Il piano di volo prevede, anche, un tragitto di cinque giorni consecutivi senza scalo (ulteriore straordinaria peculiarità impossibile per gli altri aerei).

Un curioso paradosso di questo evento è stato proprio il decollo, che ha avuto luogo nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, il centro per antonomasia della produzione petrolifera mondiale, a cui di norma dovrebbe dare qualche dispiacere l’inizio di un’era senza petrolio, soprattutto nei trasporti aerei che poi sono quelli che incidono pesantemente sui consumi petroliferi ed anche sull’inquinamento atmosferico.

Bella e grande impresa non foss’altro per il significato forte e chiaro che lancia al mondo. Un mondo che, mentre l’ambiente va a rotoli, continua a cincischiare e a litigare sulle percentuali di emissioni nell’atmosfera, incurante delle continue allarmanti segnalazioni degli scienziati e del fatto che tutta questa giostra, un giorno, potrebbe fermarsi senza rimedi.

Stessa diffidente accoglienza dall’Industria che contava ebbero i fratelli Orville e Wilbur Wright allorchè, nel 1903, costruirono il Wrigh Flyer che è passato alla storia per essere stato il primo volo con pilota a bordo.

Oggi, alla guida di questo prodigio della scienza, cui hanno lavorato numerosi ingegneri e tecnici, c’è un Picard che prosegue la straordinaria avventura iniziata tre generazioni fa: il nonno Auguste fu un famoso aeronauta e del padre Jacques tutti ricordano le grandi imprese di esplorazione sottomarina.

Ci meraviglia soprattutto che un avvenimento di rilevanza storica com’è questo volo, non desti “stupore”, e non assuma quella risonanza che dovrebbe. Forse, in questa era drogata dal trash, fanno più notizia le tante sparate della politica, i gossip di stagione e tutta la spazzatura della cronaca nera. Si conferma quel famoso detto per cui, in una foresta “fa più rumore un albero che cade di mille che crescono”.

Chissà se questi uomini straordinari riusciranno a completare con successo la loro impresa e se questa sarà la svolta nella ricerca che realizzerà un bel sogno per l’Umanità, decisamente senza controindicazioni o utilizzi perversi; e chissà se gli interessi del capitale mondiale convergeranno su una soluzione di trasporto che, grazie a Dio, utilizza un prodotto abbondante, inesauribile in natura e a buon mercato.

O forse sarà proprio questo l’handicap di questo progetto ? Certo che a noi, quella di Picard e Borschberg, è una rivoluzione che piace.