Tutto quello che si deve sapere o tenere a mente per vivere una vigilia di Natale secondo tradizione

Vigilia di Natale. Il pranzo saltato. Le pettole. I panzerotti. Il team di mamme e zie che cucinano da settimane, coordinate dalla nonna. L’odore di frittura sui vestiti. Viale Crispi ingolfata di gente. Le macchine che devono passare per forza davanti al Camila’s. Le decine di persone che si devono spostare. La stessa cosa davanti a Hops. Le cover band che suonano per strada. Gli amici che scendono per le feste. Scendono da Roma. Scendono da Bologna. Scendono da Milano. Scendono da Torino. Scendono da Verbania. Eh? Sì, sì, Verbania, mi hanno dato la supplenza. Ah, ok. Gli amici che non scendono più.

Gli auguri se non ci vediamo. Gli Spritz. Le sigarette. Il vociare infinito. Le urla degli ubriachi. Le urla degli ubriachi mentre ti franano addosso. Gli spintoni. La birra sulla mano. Il cocktail sul giubbotto. Incontrare la gente. Quando sei sceso. Quando sali. Quanto rimani. Come sei sceso. Come Sali. Mò che stai facendo. Odiare la gente. Incontrare le ex. Lui è il mio ragazzo. Lui è mio marito. Atteggiarsi da figo. Fingere di essere soddisfatti della propria vita.

Dover pisciare. Dover vomitare. Le file per il cesso. Creare nuove amicizie in attesa del cesso. I cessi in disfacimento. Pagare agli amici. Essere pagati. Il fumo delle canne che si leva per le vie. Non sapere che fare a Capodanno. Scherzare sul non sapere che fare a Capodanno. Gli ultimi regali da fare. Va bè anche se arriva in ritardo. Va bé gli do i soldi. Quest’anno non ho fatto regali a nessuno. Brava la merda. Gli amari. Le sigarette.

Salutare 6 mila persone. I sorrisi di circostanza. Far finta di non vedere. Rispondere al saluto rivolto a un altro. Fingere di ricordarsi di una persona. Le lunghe perifrasi per evitare di chiamarla per nome. Il mio numero ce l’hai? Salvarlo per finta. Non t’avevo riconosciuto. Gli amici delle superiori. Gli amici delle medie. Gli amici delle elementari. Gli amici dell’asilo. Gli amici del reparto neotale. Tuo fratello. Gli amici di tuo fratello. I cugini.

Crearsi altissime aspettative per la cena. Confrontarle con quelle degli altri. Toccare l’argomento capitone. Il rapido sondaggio su chi lo mangia e chi no. Concludere che dipende da come lo fai. C’hai una cartina. Venite al Vlad. Venite al Que Tal. Venite all’Arci. E mò stavamo là. Venite ad Amico di Vino. Va bé veniamo noi. Una certa stanchezza nelle gambe. Ci vediamo dopo cena. A me stanno i miei. A te stanno i tuoi. A lei stanno i suoi. Ok, ci sentiamo. I Gin Tonic. Le sigarette. I brindisi. I bicchieri rotti. Nino che di tanto in tanto compare. Nino che interrompe i discorsi e in breve tempo va via.

Quelli ingrassati parecchio. Quelli che li trovi bene. Quelli che non sono cambiati per niente. Quelli a cui è cambiato l’accento. Stupirsi di quanta gente c’è in giro. Notare che si è perso il vero senso del Natale e rammaricarsene un po’. Gli auguri di vero cuore mandati a pioggia su whatsapp. Le minicicciole a distanza ravvicinata. I fragori dei tritoni in lontananza. Le strade congestionate dal traffico. Parcheggi non pervenuti.

Fare un salto all’Ipercoop e pentirsene. I supermercati assaltati tipo Sarajevo prima del coprifuoco. I fruttivendoli con la frutta esposta fuori fino al terzo piano. Chiedersi come fanno a recuperare la frutta nelle cassette più in alto nel caso qualcuno voglia acquistarla. La tentazione di fingersi interessati proprio a quella frutta in alto per vedere come si comportano. Notare che vendono le ciliege. 10 euro 3 ciliege. Concludere che la frutta fuori stagione fa male.

I passeggini sulle caviglie. La gente vestita benissimo. Quelli vestiti volutamente come gli altri giorni come a volersi dissociare dalla festa. I ragazzini con capelli improponibili. Il dj set. I baristi un attimino provati. I piedi ghiacciati. Le luminarie. Le commesse in trans agonistica. I Babbi Natale con barbe poco credibili. I bambini che li sgamano. Gli sbirri. Il disturbo della quiete pubblica. Anche di quella privata. Il disturbo in generale. Fai gli auguri a casa da parte mia. Pure tu. Sì ma l’ho detto prima io. Specchio riflesso. I selfie venuti male. Le foto nell’atto di brindare. Le foto ai posacenere o ai bicchieri mezzi vuoti per i più alternativi. Il Negroni sbagliato. Le sigarette.

Accorgersi che è scesa la sera. Avviarsi verso casa. Le strade vuote. Il suono dei passi. Il fiato dalla bocca. L’odore del capitone nell’aria. La sensazione di essere in ritardo. Un po’ d’immotivata malinconia. Citofonare. Fare le scale a fatica. Darsi in pasto alla famiglia. Tutta la famiglia.


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