
Non è vero che non ci sono sogni ma, semplicemente, si guarda al proprio sogno
Non ricordo dove, ma ho letto da qualche parte che ognuno deve diventare come le due E”. “È”, con l’accento, per essere, ed “e”, senza accento, per unire. Questa immagine mi ha molto colpito. Credo che, non a livello grammaticale, ma nella vita, stiamo dimenticando il senso di quella “e” congiunzione. Si insiste molto su chi si deve o si desidera essere e ci si dimentica che i desideri ed i sogni più veri sono quelli condivisi.
Ricchi e poveri, italiani e stranieri, credenti e non, tutti desiderano, nei propri confronti, valori come il rispetto, la giustizia, la bontà, la condivisione, l’accoglienza. Ognuno però, non di rado, tende ad insistere su quella “è”, mettendo al centro chi si vuol essere e dimenticando che ci vorrebbe la “e” che aiuta a condividere i sogni. Non è vero che non ci sono sogni ma, semplicemente, si guarda al proprio sogno. I sogni sono come il fuoco che ha bisogno di ossigeno; se non vengono condivisi si spengono. Ogni sogno è vero se allarga lo sguardo, se desidera guardare globalmente.
Il Mahatma Gandhi diceva che “Un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso”. Ci si migliora tutte le volte che impariamo a dire no al nostro egoismo. Si cresce tutte le volte che si combatte quell’IO tipico dell’egocentrismo infantile, che ci portiamo dentro e non ci abbandona mai. Non abbiamo solo bisogno di essere; l’uomo è chiamato a realizzare una unione per l’armonia che nessuna solitudine può realizzare. È saggio comprendere che quando si fa male a qualcuno, si sta facendo del male a se stessi, alla propria umanità. Il male maggiore spesso è quello auto-procurato dalle chiusure mentali e più ancora dalle chiusure del cuore che si aprono, come sentieri, alle più grandi sciagure, se non si ha il coraggio di imparare dal dolore, come un bambino fa con il suo papà.
Sempre Gandhi affermava che “Se potessimo cancellare l’«Io» e il «Mio» dalla religione, dalla politica, dall’economia ecc., saremmo presto liberi e porteremmo il cielo in terra”.
I credenti invocano che sia fatta la volontà di Dio nei cieli e sulla terra. Se la grandi religioni e le grandi filosofie invocano tutte la pace, la tolleranza ed il rispetto tra gli uomini, c’è bisogno di uno spostamento di prospettiva. Non più l’io personale, identitario o nazionale, ma il TU dell’altro con la sua storia e il suo volto, il TU che porta libertà ed avvicina il cielo alla terra, formando così quel NOI che ci accomuna, riconoscendoci tutti nella solidarietà e nella fraternità universale.