
Possiamo alimentare il mostro dentro di noi oppure accoglierlo, addomesticarlo e imparare a dare valore a ciò che si ha.
Il lungometraggio The place, diretto da Paolo Genovese, già regista di Tutta colpa di Freud e Perfetti sconosciuti, è un adattamento della seria tv americana Booth at the end.
Paolo Genovese ne cura la claustrofobica regia e sceneggiatura, intessendo dialoghi che son ragnatele per chi ci partecipa.
Il film ambientato è in questo bar (appunto the place, ossia il romano Sacco Bistrot a San Giovanni ), in cui si alternano le vicende, i desideri, inconfessabili o no, dei personaggi del film, pronti a tutto pur di realizzarli …o forse no.
L’umano Lucifero armato di agenda e soluzioni per ogni caso, è Valerio Mastandrea a cui la gente si rivolge per risolvere questioni di vario genere.
La camera da presa è fissa, non si lascia tentare da ingannevoli inquadrature, osserva e fissa questi umani poco umani disposti a tutto.
Mastandrea ci appare come un moderno Lucifero poco felice e molto segnato in volto. Forse è un angelo o solo un demone che alimenta altri demoni, i nostri demoni interiori.
Perché questo film ci sputa dritto in faccia come ognuno di noi può essere uno del gruppo. Allora ci si chiede se anche noi saremmo disposti all’azione più immonda per avere il nostro amore, il lavoro, il film di una vita.
La risposta, che il regista sfuma in un finale apparentemente aperto, è nella scelta, nel nostro libero arbitrio: possiamo alimentare il mostro dentro di noi oppure accoglierlo, addomesticarlo e imparare a dare valore a ciò che si ha.
Gli uomini non sono santi, a volte son crudeli, ma dio vince su tutto in questa materia.
Regista: Paolo Genovese
Cast : Valerio Mastandrea, Sabrina Ferilli, Vittoria Puccini, Alba Rohrwarcher…
Soggetto : Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese