Si intitola “Storie di (Anti)Mafia” l’adattamento teatrale, a cura dell’Associazione “Seriomici”, interamente ispirato al testo firmato dal grande e compianto Michele Palumbo.

Con la regia di Antonio Memeo (interprete assieme a Domenico Tacchio e al’astro nascente del cinema andriese, Agata Paradiso) la pièce narra le vicende di personaggi accomunati da un unico tragico destino. Proprio ad Agata Paradiso abbiamo chiesto un’anticipazione su quello che lo spettatore si troverà di fronte il prossimo 26 settembre, a Palazzo Ducale:

Ciao Agata. Quali difficoltà si possono incontrare nell’interpretazione di un ruolo particolare come quello di Rita Atria, collaboratrice di giustizia e figlia di un ex mafioso?
Una delle maggiori difficoltà che ho incontrato e con cui mi scontro ogni giorno in prova è il non sentirsi mai abbastanza, il voler rendere al massimo il rispetto, la drammaticità, il coraggio, l’intelligenza, l’umanità di questa donna.  Questa donna, Rita, ha voluto combattere con la parola, con armi lecite, un mondo, che è quello mafioso, che di lecito e leale non ha nulla; il senso di consapevole ribellione, dare allo spettatore e a me il peso di questo sentimento, ecco, credo sia questa la difficoltà più grande.

La 22esima Edizione del Festival Castel dei Mondi ha come sottotitolo “Il tempo della Città”. Partendo proprio dal testo del compianto Michele Palumbo, è giusto dire che Andria e Palermo, seguendo valori senza confini geografici, siano accomunate da atti criminali, prima, e sete di giustizia, poi?
Il tema di quest’anno è Il tempo della Città e dallo stesso ci siamo lasciati ispirare; la città al centro e come potevamo celebrare la nostra città se non portando in scena (sul palco tre attori andriesi) il testo di un concittadino illustre come Michele Palumbo? Andria, Palermo, ma anche Vicenza, Ancona, Livorno, Matera e potrei continuare all’infinito, perchè questa storia è di tutti, riguarda tutti, ha toccato tutti e continuerà a farlo, ma come dice Rita Atria “l’importante è non arrendersi mai!”

Qual è, se c’è, il fil rouge che unisce le esistenze di Rita Atria, il giornalista Pippo Fava, l’attivista politico Peppino Impastato e il Sindaco Pasquale Almerico?
Il coraggio, è l’unica parola che mi viene in mente, e mi fa rabbia che, per certi aspetti, sia stato fatto passare questo come una colpa, come spregiudicatezza… No, il coraggio non è un errore, non può esserlo, bisogna difendersi e difendere sempre i valori in cui crediamo, anche a costo della propria vita.

A chi si rivolge soprattutto lo spettacolo?
Lo spettacolo si rivolge a tutti, dal più grande al più piccolo, dall’imprenditore allo studente, dalla casalinga al cameriere, perchè siamo tutti cittadini, siamo tutti coinvolti, perchè la mafia non è mai così lontana come la nostra mente vorrebbe farci credere, perchè molto spesso anche noi, nel quotidiano, viviamo o mettiamo addirittura in atto azioni di cui non dovremmo andare orgogliosi.


Progetti futuri?
Stiamo lavorando, con i Seriomici (Antonio Memeo e Domenico Tacchio), affinchè questo spettacolo diventi come una malattia contagiosa; proveremo a portare questo spettacolo, questo teatro-racconto, ovunque, nelle scuole, nelle piazze, nelle associazioni, nelle case, se fosse possibile. Personalmente, un paio di progetti in cantiere, nuovi e continuativi, cinematografici e teatrali, mi basta questo per essere felice. Grazie per lo spazio che Odysseo ci concede, per noi è fondamentale.


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