«Il culmine del vuoto lo raggiungi arrampicandoti su una cima che non esiste»
(Fabrizio Caramagna)
La cerco in ogni luogo, dappertutto, senza sosta.
Dentro l’acqua, sotto il terreno, spostando le pietre: negli occhi verdi, in quelli azzurri, in quelli neri.
Nella federa del cuscino, sotto il materasso, nelle nuvole e in mezzo alle stelle.
La cerco in tv, sui social, nell’aria.
La cerco in pigiama nelle tazzine del caffè, in tailleur dentro le borse, nei quaderni, nei libri, negli album da disegno.
La cerco nelle lacrime, la cerco nei sorrisi: nei calci, nei pugni, nelle carezze.
Nella cabina armadio, nella scarpiera, sul soppalco e nel ripostiglio. Addirittura nei barattoli di melanzane e peperoni. Lì, pensavo di trovarla davvero, infatti dicono che ogni barattolo, in Puglia, si chiami Boccaccio per quello: contiene poesia.
La cerco, la cerco ovunque e non la trovo.
E allora guardo macerie e penso che, in realtà, tolte la pace e la vita ai bambini a me non resta più nulla.
Non ho niente da offrire, niente da dire, niente da dare.
Dunque il dono è quanto non ho: debole regalo la mia forza, in lacrime regalo la mia gioia, avvilita regalo la mia fiducia, al buio regalo la mia luce.
Impotente, regalo la mia speranza.
Ho trovato la poesia.