«Non c’è modo per un uomo di guadagnare una stella o meritare un tramonto»
(Gilbert Keith Chesterton)

La stanchezza non la senti fino a che ci stai dentro; procedi come un treno, segui orari e tabelle di marcia, le tue parole sono suono e i tuoi esempi sono tuono, non hai modo di pensare, ma non smetti mai di ruminare, ti lasci travolgere, sconvolgere, correggere, cospargere e a volte anche sconfiggere. Il bello ed inspiegabile è che sempre, finisci per risorgere.

Ferma, finalmente distante, sostavo agli argini di una darsena e mi sono ricordata d’improvviso di essere in estate, mi sono accorta che in estate esistono tramonti tali da mettere fine a qualsiasi avvenimento umano e allora non ho fatto altro che mettermi comoda: mi sono seduta dentro ad uno zaino che poi mi avrebbe portata in giro per il mondo, dalla zip rimasta aperta ho lasciato entrare tutto il giallo e l’arancione possibili e da loro mi sono lasciata annullare.

Così:

Istanti
Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere
così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo mi sono preso qualche momento di allegria.
ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Che, se non lo sapete, di questo
è fatta la vita,
di momenti: non perdere ladesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dellacqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo allinizio
della primavera
e resterei scalzo sino alla fine dellautunno.
Farei più giri in calesse,
guarderei più albe
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

(Don Herold)


FontePhotocredits: Myriam Acca
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.