L’inizio dell’era Pozzo
Nell’ottobre del 1932 a Zurigo viene scelta la sede del II Campionato del mondo di calcio. L’Italia supera la concorrenza della Svezia e riesce a ottenere l’organizzazione del torneo. La manifestazione sarà il palcoscenico ideale per mettere in mostra la forza di una nazione, che un paio d’anni più tardi diviene impero coloniale, una propaganda internazionale promossa in prima persona dal Duce, che intuisce il potere di massa del calcio e ne fa un mezzo per le sue megalomani pretese, lui che in realtà di calcio non ne capisce molto. La stessa strategia politica che utilizzerà Hitler due anni più tardi alle Olimpiadi di Berlino. Vetrine eleganti degli aberranti negozi del totalitarismo. Ma il mondiale italiano sarà anche un ottimo esempio di merchandising ante litteram e di introiti da capogiri che rimpingueranno le casse statali, grazie anche al monopolio.
È una competizione che si gioca prevalentemente al Nord, con l’eccezione della sola Napoli. È il primo mondiale con le qualificazioni che servono per dimezzare il numero di nazionali iscritte, ben 36. L’Italia batte la Grecia 4 a 0 nella partita d’andata, mentre al ritorno i greci danno forfait, si dice sotto un buon compenso economico. È un torneo sul quale aleggeranno i dubbi sulle decisioni arbitrali in favore degli Azzurri, padroni di casa, soprattutto nelle due sfide cruciali con Spagna e Austria.
Mancano i maestri uruguaiani che boicottano la competizione in risposta all’assenza degli italiani, e non solo, di quattro anni prima nel loro mondiale. C’è il Wunderteam, la già citata Austria di Hugo Meisl, che inaugura la serie delle squadre iconiche ma perdenti, che rimarrà imbattuta per lungo tempo e che tra le sue fila ha un fuoriclasse ebreo, Sindelar, un calciatore tanto talentuoso quanto elegante da meritarsi il soprannome di Mozart e, che a causa dei suoi infortuni verrà anche chiamato Carta Velina.
Si inizia il 27 maggio con gli ottavi di finale. L’Italia travolge gli americani per 7 a 1. Negli altri match si rilevano la vittoria della Spagna sul Brasile e la clamorosa débâcle degli argentini contro la Svezia. Ai quarti di finale l’Italia incrocia gli spagnoli in un match epico, che verrà ripetuto dopo l’1 a 1 del 31 maggio. È la Spagna del grande portiere Zamora, a cui la Liga ha intitolato il premio di miglior portiere della stagione, che salta la ripetizione della partita per infortunio. Dicono il più forte portiere dell’epoca. A decidere la seconda partita sarà un campione assoluto del calcio italiano, Peppino Meazza, per alcuni il primo vero fuoriclasse della storia del Belpaese, se non il più forte. Paragoni impossibili da proporre. Agli spagnoli la sconfitta non andrà per nulla giù, denunciando favori arbitrali nei confronti degli italiani e un clima di sudditanza psicologica, per usare un’espressione in voga negli anni 2000. Avanzano solo squadre del Vecchio Continente. Le semifinali vedono affrontarsi Cecoslovacchia e Germania, vinta dai primi per 3 a 1, e Italia e Austria. I precedenti non sono confortanti: dal 1912 sono solo schiaffi in faccia, alle volte roboanti, come il 5 a 1 alle Olimpiadi di Stoccolma. Ma Milano si dimostrerà un talismano per gli Azzurri, dove battono la squadra dei sogni, con un gol di Guaita. Ancora una volta si parlerà di favoritismi arbitrali nei confronti dell’Italia. Nonostante la sconfitta, Sindelar e compagni si faranno ancora apprezzare per il gioco. Regola fondamentale del mondiale di calcio: di solito non vincono i migliori.
La finale è tra l’Italia e Cecoslovacchia.
Si gioca nello Stadio del PNF (l’attuale Flaminio). Sono gli ospiti a portarsi in vantaggio con Puč e sfiorano il raddoppio a più riprese. Quando ormai i cecoslovacchi intravedono il traguardo, a nove minuti dalla fine Orsi pareggia.
Si va ai supplementari.
Al 95′ è Schiavio a rompere l’equilibrio e a portare in bacheca il primo successo dell’era Pozzo, che due anni vincerà l’unico oro olimpico finora della storia a Berlino (memorizzate la location), e che nel 1938 bisserà il successo di Roma a Parigi.
Ma questa è un’altra storia.
CAPOCANNONIERE : Nejedly (Cecoslovacchia) 5 reti
CLASSIFICA FINALE
Per la prima volta si disputa la finale 3° e 4° posto, a Napoli.
Vincono i tedeschi, una vittoria che sa di beffa per gli austriaci che quattro anni dopo saranno annessi alla Germania nazista.
È la fine del Wunderteam.
- ITALIA
- CECOSLOVACCHIA
- GERMANIA
- AUSTRIA