
Dodgson: “Vivo prendendo appunti, trovando la giusta quadratura del cerchio“
L’intervista era di quelle importanti, a volerla era stata la Regina Vittoria in persona. Il giornalista si avvicinò al matematico Charles Lutwidge Dodgson per chiedergli quale fosse la sua giornata tipo. La risposta dell’inglese fu lapidaria: “Vivo prendendo appunti, trovando la giusta quadratura del cerchio“. Di che cerchio stava parlando? Della botola attraverso cui Alice finì nel Paese delle Meraviglie. Seduto sulla panchina dei giardinetti, infatti, c’era Lewis Carroll, che di Dodgson era lo pseudonimo, capace di tangere affinità tra letteratura e scienza.
Insiemi concentrici o luoghi agli antipodi? Apparentemente lontani, scienza e letteratura hanno intrecciato il proprio cammino, e anche se il termine “scienza”, così come lo interpretiamo noi nella modernità, è ascrivibile alle parole del “Sidereus Nuncius” di Galileo Galilei, la diatriba viene affrontato ne “Le due culture” di Charles Snow, antitesi di prosa e formule chimiche. La scienza di cui parla Lucrezio nel “De rerum natura” sfrutta la dottrina filosofica di Epicuro per approcciarsi all’uomo, inteso come scopo ultimo degli Dei.
Contro la fede incondizionata nella scienza si scaglia, però, il quindicenne Giacomo Leopardi che passa al setaccio i lavori di Newton e Copernico, studiosi citati anche da Richard Dawkins ne “Il più grande spettacolo della Terra”, opera in cui ammette, con sfrontato pessimismo che “la Natura non è crudele, è solo, spietatamente, indifferente“.
Il terremoto cronologico con cui Martin Amis si avvicina alla scienza sconvolge il lettore il quale, nell’introduzione de “La freccia del tempo”, si imbatte già nella morte del protagonista, incipit di una vita a ritroso. Schema contorto e surreale che ci offre “La vita, istruzioni per l’uso” di Georges Perec, racconto della quotidianità di un condominio parigino a forma di scacchiera, privo di matematiche combinazioni interpersonali.
La particolarità del libro “Il gioco del Mondo” sta, invece, nella libertà che l’autore Julio Cortazar lascia al lettore di seguire un ordine non preciso dei capitoli. Si può iniziare dalla fine, dal centro, in maniera del tutto randomica e casuale. “La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda cancella, contrariamente alla massa, tutti i punti di contatto fra scienza e letteratura, contrapponendo la propria metodica esistenza alla confusione esterna. Teoria atavica, se si pensa ai dinosauri di Michael Crichton in Jurassic Park, ma imperitura se a sostenerla è il chimico Primo Levi nei versi de “I Sommersi e i Salvati”, dispaccio da Auschwitz scritto in chiave naturalistica ed evolutiva.
Collegamenti estremi, addentellati di epoche differenti unite dal fil rouge della curiosità. Questo forse accomuna letteratura e scienza, vettovaglie culturali piuttosto che nemici da combattere, mostri creati, a fin di bene, dall’uomo in laboratorio. una sorta di “Frankenstein”, che Mary Shelley rivaluta eticamente affibbiandogli l’epiteto di “moderno Prometeo”…